“Polveri” di Anna Carbonara Riscatto e fuga dalle solitudini

Scrittura in evoluzione e tematiche coinvolgenti trattate con taglio e piglio tipicamente femminili da Anna Carbonara in 'Polveri' - Gelsorosso Editore.

di Antonio V. Gelormini
Anna Carbonara3
PugliaItalia

Si rinnova il patto di reciproca franchezza di Anna Carbonara con i suoi lettori. Dopo ‘Un urlo che morde l’anima’, con ‘Polveri’ - Gelsorosso Editore continua il viaggio introspettivo di un’autrice appassionata e in profonda simbiosi con l’elemento mare, tanto da rimanervi ancorata - insieme alla sua narrazione - al largo delle coste pugliesi (nel primo libro) e alla fonda di sponde adriatiche di altra frontiera, in quest’ultimo lavoro: ambientato a Trieste e nel suo hinterland mitteleuropeo.

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Questa volta il riscatto prende il sopravvento sulla rassegnazione, sui timori d’ogni sorta e sulla sopraffazione. Ma il prezzo da pagare, risulta appesantito dall’abbraccio di un altro compagno ‘immateriale’, che pur nelle sue molteplici declinazioni, diventa il vero protagonista di ‘Polveri’: la solitudine. O forse, sarebbe meglio dire: le solitudini.

Attraverso il baluginio di polveri e pulviscoli, di taglio evidentemente metaforico - scompigliato e stravolto dalle folate imprevedibili di dinamiche quotidiane, che si incrociano su un palcoscenico suggestivo nella città dalle mille anime - si articola la relazione ciclica “madre-figlia-madre”, per farsi lente e chiave di lettura di un romanzo che alterna passaggi autobiografici a vicende comuni, per incollare il lettore a un’esperienza emotiva avvincente e al contempo riflessiva.

Il Golfo di Trieste Photo Franco MatiussiGuarda la gallery

La solitudine, il fondo da cui risalire, che rimanda alla prova degli eremi e dei deserti come ricerca di sé stessi; il dissolversi di affetti che richiamano lo smarrimento paventato da Henri Bergson, quando l’evanescenza del passato si somma alla nebbia sul futuro; il dramma della depressione, i conflitti famigliari e i calvari della senilità.

Ma anche - grazie ai refoli di caparbietà femminile e all’innato carattere meridiano - la forza di risalire la china, per scoprire paesaggi e prospettive nuove oltre le cortine nebbiose della vita, col sostegno di amicizie ‘senza parole’ - una cagnetta e uno spirito fatuo - e il conforto scaramantico dei Tarocchi, che aiutano e stimolano Francesca, la protagonista, a tener teso il filo essenziale della speranza.

Scrittura in evoluzione e tematiche coinvolgenti trattate con taglio e piglio tipicamente femminili, in cui la relazione di genere registra problematiche complesse e risvolti piacevolmente ottimistici, perché - in fondo - tutte le medaglie non hanno una sola faccia. E spesso da chi meno t’aspetti arriva la mano tesa del riscatto.

E’ il fascino emozionante della vicenda umana, per certi aspetti riflesso nei versi cantati in ‘Via del Campo’ da Fabrizio De Andrè: “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior…”

(gelormini@gmail.com)

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