'Resistere per vent'anni' - Antifascisti in Terra Jonica

Taranto - Vede la luce "Resistere per vent'anni - Antifascisti in Terra Jonica" di Giuseppe D'Elia, Francesco Guida, Mario Pennuzzi e Margherita Ramunno - Edizioni del Sud.

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Pronti, via. La gestazione è stata  più lunga del previsto. Finalmente vede la luce "Resistere per vent'anni - Antifascisti in Terra Jonica" di Giuseppe D'Elia, Francesco Guida, Mario Pennuzzi e Margherita Ramunno - Edizioni del Sud. Un libro scritto a più mani risente della diversità degli autori per sensibilità culturale, per i punti di osservazione che ciascuno sente propri e persino (in questo caso) per età anagrafica.


 

Ma una vicenda storica, durata 20 anni, ha inevitabilmente molte chiavi di lettura: ciascuna delle quali contribuisce (senza esaurirla) alla conoscenza storica dei fatti, che in quanto tali possono essere condensati, e del clima morale e culturale di un periodo storico (che invece può essere solo analizzato e talvolta intuito).

Diversi lavori di storici Tarantini hanno affrontato soprattutto negli anni '80 del secolo scorso lo studio dell'epoca fascista nella città di Taranto, tra i quali spiccano "Sovversivi di Taranto" opera preziosa di Roberto Nistri e Francesco Voccoli, ed "Antifascismo di Terra jonica" (che consapevolmente richiamiamo nel sottotitolo di questo nuovo lavoro), opera a più mani curata da Matteo Pizzigallo.


 

L'esigenza di riprendere l'argomento è nata dalla scoperta nell'"Archivio di Stato di Taranto - a cui vanno i sentiti ringraziamenti per la disponibilità e competenza dei suoi operatori -  di un documento sequestrato a suo tempo ad Edoardo Voccoli, che faceva riferimento al dibattito parlamentare in cui Matteotti denunciò le violenze degli squadristi e i brogli elettorali.

Fu il suo ultimo discorso parlamentare prima di essere assassinato. In quella seduta si parlò delle violenze dello squadrismo  in Puglia, terra in cui furono particolarmente dure e generalizzate. Ma Crollalanza - esponente massimo del fascismo pugliese si levò a negare e tentò di ribaltare le accuse, affermando che vi era stato un rifiuto, e quindi un timore del suo avversario nel collegio, di accettare il confronto. L'avvocato Sangiorgio esponente storico della sinistra radicale, comunista dopo il congresso di Livorno rispose...


 

Gi autori si sono domandati, quindi, com'è stata possibile per gli antifascisti, molti dei quali nelle nostre terre erano modesti lavoratori quasi analfabeti, resistere ed opporsi costantemente senza cedere per venti anni prima alle violenze, agli agguati, agli assassinii, poi alle persecuzioni, ai licenziamenti, al carcere, alla conseguente miseria delle famiglie, mentre la gran parte degli italiani dava consenso alla dittatura, ubriachi della sua retorica, tronfi delle immaginarie aspettative imperiali, capaci di sorvolare e di fingere di ignorare i crimini di guerra compiuti  dalle nostre truppe in Africa, in Jugoslavia, e persino in Grecia? 


 

Nel lavoro che ne  è seguito sono emerse  altre storie, percorsi di vita  non ancora o non del tutto esplorati. Riprendere queste storie queste biografie anche modeste può aiutarci a capire quel tempo? Può farci riscoprire il valore della democrazia attuale - certamente oggi in crisi - ma tutta via  in essa non sono concepibili quelle violenze, e quando accadono - perché purtroppo continuano ad accadere - sono oggetto della esecrazione e della condanna pubblica e politica. Questo l'interrogativo degli autori.

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