Accise sui carburanti: ecco la storia e perché non saranno mai eliminate. E quelle sul gasolio prima o poi aumenteranno

L'economista indignato. Sono fonte di entrate per lo Stato e non possono essere evase. Il record Ue dell'Italia sulla benzina e il primato sul diesel

di Alberto Frau
Roma

Il termine accisa deriva dal latino “accisus”, participio passato di ”accido-accidere”, ovvero “cadere sopra”. Con le accise, infatti, lo Stato “cade sopra un determinato prodotto” prelevando un’imposta al momento della sua fabbricazione ovvero all’atto della sua importazione. Le accise sono anche dette imposte di fabbricazione.


Il loro ammontare, a differenza di altre imposte, si calcola sulla quantità e non sul valore o prezzo del bene sulla base di aliquote differenti per ogni tipologia di bene. Ne consegue che più è ampia la quantità del bene fabbricato più è alta l’imposta da pagare e, dunque, il gettito di denaro nelle casse dello Stato. Quest’ultimo infatti cresce solo se aumenta la produzione e non se aumentano i prezzi. Sebbene sia corrisposta dal produttore (o dal commerciante), l’onere dell’accisa (incluso nel prezzo di vendita) è di fatto trasferito sul consumatore finale, per effetto della cosiddetta “traslazione dell’imposta”.

Sono un tributo impossibile da evadere

Come la finanza pubblica insegna, le accise non si possono eliminare in quanto fonte (inesauribile, certa e continua) di denaro. Inoltre, le imposte di fabbricazione, e in particolare quelle sui carburanti, sono tributi impossibili da evadere e, cosa più importante, non si potrebbe rimuoverle completamente perché l'Ue le impone obbligatoriamente sulla produzione di taluni beni nocivi per la salute umane l'ambiente.

Ogni nazione Ue ha le sue accise

Benché da tempo si provi ad armonizzare questo tributo per tutti gli Stati membri dell’Ue, ogni nazione definisce le accise diversamente. In Italia tali imposte incidono su: prodotti derivati da spiriti o alcoli (vino, birra, superalcolici, profumi, ecc.), oli minerali e derivati, tabacco e derivati, energia elettrica e, infine, petrolio e suoi derivati (benzina, gasolio, gas metano, etc.). In particolare, l’accisa sulla benzina è pari a 0,7284 € per litro e quella sul gasolio a € 0,6174.  Dopo i Paesi Bassi, l'Italia ha le accise sulla benzina più alte d'Europa mentre sul gasolio è al primo posto (sic).

Tutti gli esecutivi hanno provato a mettere mano al tributo

Per completezza di informazione segnalo, quindi, che i tentativi condotti dagli ultimi esecutivi di “metter mano” a tale tributo sono stati solo rimedi momentanei. A ben vedere, già con la legge di bilancio 2019 il Governo Conte aveva provveduto a “sterilizzare” (rectius annullare) l’aumento (previsto per il futuro) delle accise sui carburanti. Ma l’aliquota (fissata nel 2015) era rimasta comunque invariata. Così, il Governo Draghi ha, nel 2022, provvisoriamente ridotto l’imposta di fabbricazione sul carburante prorogando il cosiddetto “sconto” (con quattro decreti) al 31.12.2022 dando luogo a una temporanea diminuzione del gettito fiscale, senza precedenti, che in qualche modo andava recuperata.

L'esecutivo sta ignorando il programma

L’attuale esecutivo, disattendendo ciò che aveva proclamato nel suo programma, sta dunque valutando il possibile allineamento delle aliquote delle accise sulla benzina e sul gasolio usando quale legittimazione le raccomandazioni della Commissione europea in materia di sussidi ambientali dannosi (SAD). Le raccomandazioni della Commissione Europea in materia di sussidi ambientali dannosi (SAD) si riferiscono a misure che incoraggiano attività economiche con impatti negativi sull'ambiente, come il consumo di combustibili fossili, promuovendo indirettamente l'inquinamento e il cambiamento climatico. La Commissione Europea ha ripetutamente sollecitato gli Stati membri a eliminare o riformare questi sussidi, nell'ambito del suo obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, riducendo le emissioni di gas serra e proteggendo l'ambiente.

Il gasolio è il carburante dei trasporti e dell'agricoltura

A ben vedere, il gasolio è uno dei principali carburanti utilizzati in Italia, soprattutto nel settore dei trasporti e nell'agricoltura. Tradizionalmente, il gasolio ha goduto di un trattamento fiscale più favorevole rispetto alla benzina, con accise più basse. Questo ha reso il suo utilizzo più conveniente, specialmente per i trasportatori e gli agricoltori, ma ha contribuito significativamente all'inquinamento atmosferico, poiché il gasolio è uno dei carburanti più dannosi in termini di emissioni di particolato e ossidi di azoto (NOx). In tale prospettiva, la percentuale di accise più bassa rispetto a quello della benzina è considerata un esempio emblematico di incentivo all'uso di carburanti altamente inquinanti, contribuendo a mantenere alti i livelli di emissioni di CO2!

Nuove accise sul gasolio incentivo per la transizione

Ne consegue che, l'aumento delle accise renderebbe il gasolio meno competitivo rispetto ai combustibili alternativi più puliti, come il gas naturale o l'elettricità e potrebbe incentivare la transizione verso veicoli più ecologici, come quelli elettrici o a basse emissioni. Infine, contribuirebbe a ridurre le emissioni di CO2 e migliorare la qualità dell'aria, specialmente nelle aree urbane.

Chi difende il gasolio

A ben guardare, in Italia, il governo ha già discusso la possibilità di aumentare le accise sul gasolio come parte di una più ampia riforma del sistema fiscale, in linea con le direttive europee. Tuttavia, tale provvedimento si scontra con resistenze politiche e sociali. Da un lato, i settori produttivi come l’autotrasporto e l’agricoltura sono fortemente dipendenti dal diesel e temono un aumento dei costi operativi. Dall’altro, c’è il timore di un impatto regressivo sui consumatori a basso reddito, che potrebbero essere i più colpiti dall'aumento dei prezzi dei beni di consumo. Tuttavia, la pressione esercitata dalla Commissione europea è forte, e si inserisce in un quadro più ampio di revisione della politica fiscale italiana. L'eventuale aumento delle accise sul gasolio si collocherebbe all'interno di una strategia di decarbonizzazione e di riduzione dei SAD che l'Italia, come tutti gli Stati membri, è chiamata a mettere in atto per raggiungere gli obiettivi climatici e ambientali dell'UE.

"Metteremo mano alle accise"... Tutto il resto è noia

Siamo, dunque, di fronte a un dilemma; ad un problema che va avanti da tempo conosciuto da tutti coloro che ci hanno governato negli ultimi anni e probabilmente ignorato all’atto del suo insediamento dall’attuale esecutivo.  Quindi tutto quello che si afferma e si prospetta sull'eliminazione delle accise o sul fatto che non saranno aumentate quelle esistenti è solo noia. “Non ho detto gioia. Ma noia, noia, noia! Maledetta noia” (cit).

Alberto Frau è professore di Economia e gestione aziendale - Revisore legale e analista indipendente - Scrittore e saggista. Ricercatore universitario nell'Università di Roma "Foro Italico" è altresì professore a contratto in differenti master post laurea presso la Luiss Business School.

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