"Alfio Marchini non pagava i dipendenti": fallita l'azienda del costruttore
Troppi debiti con il personale: messa in liquidazione giudiziale la Edilnova romana srl. I dipendenti reclamano somme da 60mila a 100mila euro
Troppi debiti con il personale. Il Tribunale di Roma ha staccato la spina alla immobiliare Edilnova Romana srl, una delle società dell’imprenditore Alfio Marchini, ex candidato sindaco nelle amministrative del 2013.
La società è stata dichiarata fallita, o meglio, come previsto ora dalle nuove norme, posta in liquidazione giudiziale.
La mossa dei dipendenti
Una procedura che prende le mosse da sei ricorsi presentati da altrettanti dipendenti che, reclamando somme che vanno dai 60mila agli oltre 100mila euro, hanno tentato la strada dei decreti ingiuntivi, delle conciliazioni, delle procedure esecutive mobiliari, e alla fine, non riuscendo a recuperare gli stipendi attesi da lungo tempo, hanno chiesto il fallimento.
La richiesta di rinvio
La Edilnova ha inizialmente puntato su un rinvio, “al fine di consentire la definizione transattiva delle pretese creditorie tramite pagamenti rateali”, assicurando che sarebbe riuscita a risanare il proprio bilancio. A reclamare pagamenti arretrati sono quindi rimasti solo tre lavoratori. E il tribunale ha proceduto, riscontrando la “strutturale insolvenza” della società debitrice ed evidenziando “l’ingiustificato mancato pagamento di molteplici debiti risalenti nel tempo relativi ad una pluralità di rapporti di lavoro”.
Liquidazione giudiziale
Aperta così la liquidazione giudiziale, nominato giudice delegato Carmen Bifano e curatore Domenico Sapia, fissando per il prossimo 13 febbraio un’udienza in cui, compiuti una serie di passaggi di rito previsti dalla nuova normativa, si potrà esaminare davanti al giudice lo stato passivo dell’azienda. Un iter volto a liquidare il patrimonio della società insolvente, ripartendo il ricavato fra i creditori, e allo stesso tempo un brutto colpo per Marchini, che a 23 anni ha preso il posto in azienda del nonno Alfio, partigiano, tanto che la ditta di famiglia veniva chiamata “Calce e martello”.