Catalent addio ad Anagni, Confapi: “Una storia di disordinata burocrazia”
Massimo Tabacchiera: “La vicenda Catalent è una distorsione dell'amministrazione regionale”
Addio di Catalent allo stabilimento di Anagni, in fumo 100milioni di dollari di investimenti e almeno 100 posti di lavoro. “Purtroppo non si tratta di un caso isolato, ma solo di uno dei tanti esempi di investimenti e di opportunità respinti dall’ordinaria burocrazia”.
Commenta così il Presidente di Confapi Lazio, Massimo Tabacchiera, la scelta della multinazionale farmaceutica Catalent che ha deciso di lasciare Anagni, diventato un prestigioso polo di ricerca scientifico, e preferendo il Regno Unito, esasperata dopo due anni di attesa di autorizzazioni, bloccate da sovrapposizioni di competenze, costi proibitivi, produzione infinita di documenti.
“La burocrazia anacronistica, lenta, farraginosa che paralizza progetti industriali e allontana gli investitori dalla nostra regione costituisce una questione centrale sulla quale occorre intervenire immediatamente”, dichiara Tabacchiera. “La vicenda di Catalent è certamente eclatante per i suoi effetti, per le dimensioni economiche, per gli imbarazzanti riflessi internazionali, ma si tratta purtroppo, come ben sanno tutti gli imprenditori del territorio, di una distorsione strutturale del sistema economico amministrativo regionale e nazionale.
Siamo quotidianamente alle prese con passaggi amministrativi insopportabili, con tempi di rilascio delle autorizzazioni indefiniti, con mancanza di riferimenti e di certezze. Anche in aree già urbanizzate ogni intervento propedeutico all’avvio o allo sviluppo di un’iniziativa produttiva, anche un semplice ampliamento di un capannone, diventa un’avventura incompatibile con un Paese che vuole ritenersi industrializzato e considerarsi competitivo.”
Continua Tabacchiera: “Oltre ai problemi creati dalla pandemia e dalla guerra in corso non possiamo permetterci di dover combattere ogni giorno anche con la burocrazia autoctona”. Il Presidente di Confapi Lazio, infine, lancia una proposta: “Se non siamo in grado di definire un intervento organico e strutturale, che peraltro sollecitiamo da tempo, approviamo almeno un provvedimento straordinario e temporaneo, che semplifichi e dimezzi passaggi e tempi delle procedure autorizzative consentendo all’economia del territorio di ripartire e di cogliere le opportunità di questa complessa fase storica.”
“Si tratta – conclude il Presidente – non più di un’opzione, ma di una drammatica necessità per riattivare il sistema produttivo, riqualificare il territorio e riequilibrare la ridistribuzione della ricchezza oggi ancor più squilibrata, come hanno evidenziato anche gli ultimi recenti dati del Ministero dell’Economia. Se non vogliamo ampliare la frattura sociale ed economica dobbiamo consentire agli investimenti di produrre i loro effetti in tutte le aree del territorio”.