Centenaria prenota un elettrocardiogramma: “Ripassi tra 7 mesi”. Addio Sanità

Il Cup del Lazio fissa un'esame 7 mesi dopo la richiesta. L'ira de figlio ex medico ospedaliero: “Le Asl ignorano i diritti dei malati, vergogna"

Roma

Roma, una donna di 98 anni, malata cardiologica e figlia di un medico ospedaliero in pensione, si è rivolta al Centro Unico di prenotazione e si è vista fissare un esame cardiologico quasi di routine a 7 mesi di distanza. “Prima non c'è disponibilità”.

A denunciare l'ennesimo caso di una Sanità regionale ormai fuori controllo è il figlio della signora quasi centenaria, Luciana Lollobrigida, pensionata del Prenestino. L'uomo è un ex medico ospedaliero ormai in pensione e ha deciso di rivolgersi all'associazione Giustitalia per ottenere non tanto il risarcimento della Asl, quanto per essere stato costretto a rivolgersi ai provati per gli esami della mamma cardiopatica e per denunciare l'ennesimo scandalo di un sistema che “ormai è a pezzi”.

La solita scusa della Asl: "Il medico di base non ha compilato bene la ricetta"

Di fronte a una donna di 98 che necessita di un esame specialistico ma non impossibile, la Asl di competenza è la Rm2 si trincererà con la solita scusa che il medico di base nella compilazione della ricetta elettronica non ha riempito il campo “urgenza”, ma sarebbe bastato leggere la data di nascita della donna per comprendere come un esame fissato a sette mesi di distanza dalla richiesta per una donna di 98 anni o un tentativo di allungarle la vita, oppure è un cinico sistema per risparmiare sulla prestazione nella speranza che l'ultranovantenne passi a miglior vita prima che un cardiologo possa verificare la sua salute.

Il figlio, ex medico ospedaliero denuncia: "Vi spiego io cosa non funziona"

Ma il figlio della donna è deciso a dare battaglia: “In ballo non ci sono i 400 euro dell'esame privato – spiega l'ex medico ospedaliero – ma la denuncia all'opinione pubblica di ciò che sta accadendo. Per legge se una prestazione non può essere erogata entro 120 giorni il direttore generale di una Asl deve autorizzarla in intramoenia e o se non riesce autorizzare la visita presso una steruttura privata a spese della Asl. Invece fanno finta di niente e sperano che la gente non chieda di ottenere i propri diritti. Quanto poi all'efficienza degli ospedali, anche qui il “pubblico” dovrebbe chiedersi come mai per fare un esame impiegano tempi doppi rispetto ai privati, col risultato che vengono eseguite mediamente la metà delle attività nel doppio del tempo. Ora sento il nuovo presidente che stanzia milioni per ammodernare i macchinari delle strutture pubbliche quando in realtà sono sottoutilizzati. E' bene che il presidente sappia cosa rispondono i Dg delle Asl quando si domanda come mai le attrezzature sono sottoutilizzate: “Devo parlarne con i sindacati”. “Ecco – conclude il padre della signora Lollobrigida: la sanità in Italia viene dopo gli accordi sindacali”.

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