Circoli sportivi di vip e Roma bene chiusi o sfrattati: travolti dai debiti
Equitazione ai Parioli e tennis al Flaminio: ecco l'elenco dei concessionari degli impianti che non pagano. Ma a rischiare è lo sport in periferia
Piscine, campi da tennis e scuole calcio, poi calcetto e bar e ristoranti: tutti insieme rischiano di chiudere perché travolti da un mare di debiti tra canoni non pagati, “buffi” del passato e cartelle esattoriali già iscritte a ruolo.
E tra i nomi dei concessionari degli impianti sportivi del Comune di Roma quasi travolti da debiti e ruoli esattoriali, c'è persino l'Ippodromo delle Capannelle che ha ricevuto la letterina di Natale del Comune che intima il pagamento di 5 milioni e 234 mila euro più diverse monetine.
Da Tor di Quinto al Flaminio: chi sono e quanto devono al Comune
Secondo nella classifica dei debiti monstre il Flaminio Real, lo storico circolo di Tor di Quinto dove calcio e bistecche alla griglia hanno tentato di far quadrare i conti e che deve al Comune oltre 1,4 mln di euro.
Debito che cerchi, circolo che trovi, come quello della Ss Lazio Equitazione Villa Glori, circolo ippico della Roma bene dei Parioli e di piazza Vescovio, perla vera dell'equitazione romana che però non ha debiti: in pancia il gestore che si presenta con i simboli della seconda squadra di calcio della città ha una cartella esattoriale da 1,2 mln di euro, più i soliti spiccetti. Nella lista degli indebitati di lusso c'è spazio anche per i giornalisti romani appassionati di tennis che non rinunciano a una partitella nel circolo Paolo Rosi di viale Tiziano, già in concessione al sindacato dei giornalisti, e dal 2005 gestito direttamente come “club esclusivo nel quartiere Flaminio al centro di Roma. Una location unica in un’atmosfera di relax, dove poter fare sport immersi nel verde”, che però deve fare i conti con una cartella da 556 mila euro.
Le ingiunzioni di pagamento colpiscono lo sport in periferia
Ma non è solo lo sport dei vip che secondo il Comune non paga, le lettere con le ingiunzioni di pagamento hanno raggiunto soprattutto i piccoli, medi e giganteschi concessionari di periferia ai quali va riconosciuto il merito di offrire lo sport a chi non può permettersi l'equitazione a Forte Antenne ma che però sono gravati da una montagna di debiti.
C'è anche chi ha preso un muto e non lo ha onorato
Tra morosità note, difficoltà a far quadrare i conti e furbetti, c'è un gruppo che in virtù della concessione comunale non ha onorato i mutui chiesti e ottenuti con la fidejussione del Comune. Qui l'elenco completo. Infine, il Comune ha notificato la decadenza o revoca della concessione per 13 impianti che dovranno chiudere. E qui saranno dolori perché non basterà pagare i debiti per interrompere l'iter. Chi sono? RTI SSD Juventus Nuoto/Sporting Club Juventus – SIS 3/12 Via Casal Boccone 1, l'A.S.D. Polisportiva Cosmos – SIS 4/6 Via nomentana e l'Ati e l'SSD Imperium - ASD Aquasport - SIS 14/6 Via g. Taverna. Per questi impianti è stata avviata la notifica della decadenza: “Circolo Paolo Rosi, o Circolo Tennis Belle Arti, SSD Lazio Equitazione, SSD Roma VIII – SIS 6/3 Via Tor Bella Monaca , Rosa Blu a r.l.
La Giunta Gualtieri presenta il nuovo regolamento. Ed è bagarre
E il Comune di Roma che fa? L'assessore allo sport, Alessandro Onorato, ha approvato in Giunta un nuovo regolamento per le concessioni degli impianti sportivi ma l'assemblea è divisa in due fazioni: chi vorrebbe procedere velocemente per dare risposte ai concessionari ma sopratutto impedire che tanti circoli di periferia possano chiudere e chi invece, non vede l'ora di saldare debiti elettorali, personali o familiari.
L'emendamento follia per decidere chi deve pagare e no
Alla proposta di delibera di Giunta n. 174 dello scorso 21 novembre, è stato presentato un emendamento che farebbe sobbalzare qualsiasi giurista e far venire l'appetito a un piemme della Procura di Roma e suscitare l'attenzione della Corte dei Conti. E' l'emendamento all'articolo 26 – Norme transitorie – che introduce un discrimine sostanziale tra chi fa sport per giovani e in periferia e chi invece ha tramutato la concessione comunale in puro business, ottenendo “extra redditività”.
Ebbene, l'emendamento dice sostanzialmente che “per evitare che in futuro possa venire meno e ripetersi la situazione di impianti dismessi o di un cospicuo numero di contenziosi tra Roma Capitale e i concessionari... con decisione della Conferenza dei presidenti dei Gruppi Capitolini, viene istituito un gruppo di lavoro composto da 5 consiglieri che, verificata la situazione e, sentite le Commissioni competenti, potrà proporre al sindaco l'adozione di idonee procedure per il recupero e la valorizzazione degli impianti in questione alfine di superare le eventuali criticità”. Tradotto dal gergo dei furbetti della politica, un gruppetto di consiglieri potrà indicare chi sono i concessionari meritori di poter continuare e e chi invece dovrà chiudere. Solo che i tre firmatari hanno dimenticato che la legge è una sola e che il recupero dei debiti è un obbligo della pubblica amministrazione. Succede solo al Comune di Roma.