“Città vince, città perde”: la penna di Francesco Rutelli dipinge le città come organismi viventi

Rutelli torna a parlare dello sviluppo delle metropoli nei prossimi anni. Come esperto della materia e non politico

Roma

Da Francesco Rutelli un invito a immaginare il futuro delle nostre città come degli organismi vivi in grado di cambiare e rinnovarsi. Realtà che non devono restare ancorate al proprio passato glorioso ed unico. Un passato che non va considerato come una "cartolina" intoccabile ma come un'eredità che ha bisogno di continue trasformazioni.


Una proposta, questa, che Francesco Rutelli, sindaco di Roma dal 1993 al 2001 e presidente dell'Anica dal 2016 al 2024, affida al suo ultimo saggio - documentato e ricco di dati - 'Città vince, città perde' pubblicato da Laterza.

Una continuità col passato e un preludio al futuro

Rutelli, dunque, torna a parlare delle prospettive di sviluppo delle metropoli nei prossimi anni. Come esperto della materia, con un vasto bagaglio amministrativo e gestionale alle spalle, offre il suo contributo senza però immaginare un impegno diretto in termini politici. "Il libro - racconta è in continuità con tutto quello che ho fatto nella mia vita e sicuramente prelude ad alcune cose che farò. Intendo occuparmi, infatti, delle opportunità di trasformazione delle nostre città e dei nostri territori. Ma non dal punto di vista della responsabilità politica - precisa - perché l'ho già esercitata ed è stata parte della mia formazione".

Sviluppando il filo conduttore del suo saggio, Rutelli spiega che "il senso di questo libro è una cosa alla quale credo tantissimo da sempre: l'Italia ha maturato un'eredità di 3.000 anni di civiltà. Non è una cartolina da contemplare ma è un'eredità vivente che ha bisogno di continue trasformazioni. In Italia non c'è un ettaro di territorio, neppure nelle aree agricole o in quelle di montagna, che non abbia avuto trasformazioni. Questa è la grandezza italiana".

La marcia del cambiamento cerca solo un innesco

Un ragionamento che vale anche per le nostre città che da ora in avanti sono chiamate a innescare la marcia del cambiamento. "Se questo vale per l'agro napoletano o per i terrazzamenti nelle Cinque Terre è sicuro che debba valere anche per le città", riflette Rutelli, che aggiunge: "Come scrivo nel libro siamo il Paese in Europa che ha il maggior numero di città e abbiamo un patrimonio sensazionale che non dobbiamo vivere in modo statico; non è mai stato così nella storia".

La sfida è uscire dall'immobilismo

"La sfida di tutti noi - avverte l'ex primo cittadino di Roma - è quella di uscire dall'immobilismo: dobbiamo far sì che le trasformazioni siano incessanti e in grado di migliorare le condizioni di vita delle persone". Questo obiettivo, per Rutelli, può essere perseguito "rigenerando le città. Bisogna demolire e ricostruire. Bisogna costruire nuovi alloggi decenti e dignitosi. E' un'esigenza che c'è oggi in tutte le città nonostante la crisi demografica: c'è a Londra, a Parigi, a New York". Una riflessione che, guardando alle città italiane, può essere tradotta in azioni concrete in tanti contesti del nostro Paese".

Ci potrebbero essere, infatti, "trasformazioni possibili nel quadrilatero delle città venete oppure sull'asse Milano-Torino o, ancora, sull'asse Milano-Genova". Senza dimenticare "la grande area napoletana che potrebbe avere delle trasformazioni fenomenali per la sua densità". In questo senso, conclude Rutelli, la città può tornare ad essere "la fabbrica delle idee, degli stili di vita, delle opportunità di incontro".

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