Concessioni balneari: la storia infinita che può portare il Governo Meloni al tribunale della Corte di Giustizia Ue

Dal Codice della Navigazione alle sentenze del Consiglio di Stato. La cronistoria di un tormentone in cui chi ci rimette è sempre la collettività: cioè i cittadini. Italia Terra dei Cachi

di Alberto Frau
Roma

Chi ha ottenuto in concessione uno stabilimento balneare, in cui ha investito e che da decenni gli rende bene, può vantare il "diritto acquisito" a tenerselo senza partecipare a gare pubbliche e a canoni irrisori?

Nel nostro Paese, secondo i dati della Corte dei conti, le concessioni per le spiagge sono oltre 12.000 e, sebbene sia stato introdotto il canone minimo annuo (che attualmente è pari a circa 3.300 euro), rendono allo Stato briciole: una cifra sproporzionata rispetto al fatturato generato dagli stabilimenti che, secondo l’Ue, danneggia le entrate erariali e la libera concorrenza.

Succede perché molto spesso chi si è aggiudicato una concessione balneare se l’è tenuta grazie a rinnovi taciti e automatici. Ciò è stato possibile anche perché il Codice di navigazione (risalente al 1949) prevedeva il "diritto di insistenza": chi ha già una concessione vanta il diritto di essere preferito a terzi nella

Antitrust: basta proroghe per balneari, accelerare gare

Evitare ulteriori proroghe e rinnovi automatici, ricorrendo invece "a modalità di assegnazione competitive delle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali". E' il richiamo inserito in una segnalazione che l'Antitrust ha inviato all'Anci e alla Conferenza Stato-Regioni, in cui si sottolinea che "il continuo ricorso" alle proroghe viola i principi della concorrenza e "favorisce gli effetti distorsivi connessi a ingiustificate rendite di posizione attribuite ai concessionari". L'Autorità sollecita quindi gli enti "affinché tutte le procedure selettive per l'assegnazione delle nuove concessioni siano svolte quanto prima" e affinché l'assegnazione "avvenga non oltre il 31 dicembre 2024". 

riassegnazione.

La direttiva Bolkestein in azione dal 2009

Nel 2009 il "diritto di insistenza" è però stato eliminato perché in contrasto con la "direttiva Bolkestein" che prevede l’obbligo di procedure pubbliche imparziali, trasparenti e la necessità di rivedere le regole. A ben vedere, da quel momento in poi nessun Governo ha osato mettere mano alle norme sull’assegnazione delle concessioni e si è proceduto di proroga in proroga; così a dicembre 2020 ci è stata notificata la procedura di infrazione e nel novembre 2021 il Consiglio di Stato ha sancito che il rilascio (o il rinnovo) delle concessioni balneari deve avvenire con procedura di evidenza pubblica, fissando il termine delle attuali concessioni al 1° gennaio 2024. Scadenza confermata con la sentenza n. 03940/2024 del 30 aprile che obbliga a disapplicare eventuali deroghe al 31 dicembre del 2024: niente più rinnovi automatici ma gare pubbliche ispirate ai principi di imparzialità, trasparenza e adeguata pubblicità. Gli investimenti e la professionalità acquisita da chi già gestisce le spiagge vanno tenuti in considerazione, così come sono previsti indennizzi per gli eventuali concessionari uscenti a carico di chi subentra (sic).

Il Governo Meloni ha ignorato la sentenza del Consiglio di Stato

Ed è quello che dovrà fare il governo Meloni che per ora ha comunque ignorato la sentenza del Consiglio di Stato impegnandosi, allo stesso tempo, a prevedere un "sistema di proroghe differenziate", basato sulla tesi della non sussistenza della "scarsità della risorsa naturale" emersa dalla mappatura condotta dall’esecutivo che però è già stata bocciata nella sostanza dalla Commissione europea.


 

La Terra dei Cachi di Elio e le Storie Tese

Bruxelles ha fatto sapere di essere "in stretto contatto con le autorità italiane per discutere possibili soluzioni" ricordando d’altra parte che - nel quadro della procedura d’infrazione avviata nei confronti dell’Italia – si è di fronte a "l’ultimo passaggio prima di un possibile deferimento alla Corte di giustizia Ue". Insomma, se il Governo non prenderà una decisione a breve, la fine del percorso sarà in tribunale. E viene in mente la “Terra dei Cachi di Elio e le Storie Tese.

Alberto Frau è professore di Economia e gestione aziendale - Revisore legale e analista indipendente - Scrittore e saggista. Ricercatore universitario nell'Università di Roma "Foro Italico" è altresì professore a contratto in differenti master post laurea presso la Luiss Business School.

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