Donne condannate a guadagnare meno degli uomini. Roma, trionfo part time
Indagine Uil sugli stipendi nel Lazio: le donne hanno retribuzioni che oscillano tra il 25% e il 47% in meno dei colleghi. I dati
Attività scientifiche, finanziarie, trattative immobiliari e comunicazione non sono settori per donne. Meglio puntare sull'insegnamento. Concede più tempo da dedicare alla casa e alla cura dei figli e degli anziani. E se proprio l'ambizione, gli studi o la necessità spingono verso un lavoro differente, allora è meglio ripiegare sul part time, così da soddisfare le esigenze famigliari.
La provocazione non è la fotografia di un quadretto anni Cinquanta, ma quanto emerge in un mondo sempre piu informatizzato e digitale - dai dati Uil Lazio - Eures in merito alla situazione lavorativa e disparità di genere nella Capitale e nella nostra regione.
Il confronto tra gli stipendi
Se lo stipendio medio di un lavoratore del mondo scientifico o tecnologico a Roma si attesta intorno ai 35 mila euro annuali, quello della collega è di poco inferiore ai 23 mila euro (-34%). Va peggio nelle trattative immobiliari dove a fronte dei circa 35 mila euro della retribuzione maschile, quella femminile e’ pari a 20.500 euro, con un gap pari al 43,7%. Anche nelle attività finanziarie e assicurative il gap è del 30% (66 mila euro gli uomini, poco meno di 47 mila per le donne).
I dati che fanno pensare
Situazione analoga nel mondo dell’informazione e della comunicazione. Nonostante la forte presenza femminile nel settore, lo stipendio delle donne è di circa il 25% inferiore a quello dei colleghi uomini (poco più di 32 mila euro la retribuzione maschile e poco più di 24 mila quella femminile). Stesso gap (25%) nel settore del noleggio e delle agenzie di viaggio, dove annualmente un lavoratore percepisce in media 17 mila euro, mentre una lavoratrice si ferma a 13 mila.
Sanità e assistenza: trionfa il part time femminile
Nella Sanità e nell’assistenza sociale, ai circa 26 mila euro di un uomo corrispondono 18 mila di una donna. Non fanno eccezione le attività artistiche e di intrattenimento (-23,9%) e, a sorpresa, nemmeno il settore del personale domestico dove la differenza di retribuzione raggiunge il 35%, ovvero 16 mila euro annuali per gli uomini e 10 mila per le donne. Ciò è probabilmente dovuto soprattutto all’utilizzo del part time. Circa la metà delle lavoratrici della regione infatti ha un contratto part time (48,3% - a Roma città 46%), mentre i lavoratori nella stessa condizione contrattuale nel Lazio e nella Capitale sono pari al 25%.
Alberto Civica: “La parità è solo decantata”
“E qui torniamo al punto di partenza - commenta il segretario generale della UIL Lazio, Alberto Civica - nonostante la tanto decantata parità, spetta prevalentemente alle donne la cura dei figli e l’organizzazione famigliare, tanto da ‘costringere’ molte di loro a chiedere un part time o, in alcuni casi, ad abbandonare completamente il lavoro”.
Nel 2023 infatti risultavano inattive nel Lazio 724 mila donne e 430 mila uomini. “Dati preoccupanti - continua Civica - che ci fanno comprendere quanto in realtà siamo ancora distanti dalla parità e quanto le donne continuino a subire gli effetti di una società maschilista, spesso evoluta nelle dichiarazioni ma bloccata nella sostanza. E i rigurgiti di ogni tipo che stiamo vivendo in questo periodo non fanno certo ben sperare. Mettere ad esempio in discussione il diritto all’aborto è un salto indietro di decenni. Un salto che oltre a invalidare importanti conquiste, rischia di riportare la donna a una condizione di soggezione all’uomo e di giudizio morale e sociale. Bisogna fare attenzione quando si affrontano certi temi che non possono essere certo trattati con la superficialità, l'approssimazione e la strumentalizzazione che caratterizzano molte posizioni politiche. Tra cui, ultima in ordine cronologico, la mancata firma dell'Italia alla Dichiarazione dell'Unione europea sui diritti lgbt".