Expo, Roma umiliata. Ma Tor Vergata è il simbolo delle grandi opere incompiute

Nello stesso giorno del voto del Bie, ironia della sorte il Mit usa l'immagine delle Vele di Calatrava per simboleggiare l'Italia degli sprechi

Roma

Expo 2030, il primato dei 17 voti è ormai un pezzo di storia di Roma così come l'area sulla quale Gualtieri aveva pensato e sognato di costruire i padiglioni. Ecco le Vele di Calatrava in bella vista sul sito del ministero delle Infrastutture nell'area dedicata alle “grandi opere incompiute” dell'Italia per le quali il gruppo di lavoro del Mit proprio in contemporanea al voto di Parigi ha concluso l'ultima riunione.

Le Vele di Calatrava e l'area di Tor Vergata restano così a pieno titolo il simbolo del'Italia che non ce la fa ad uscire dal pantano dell'inerzia e dell'immobilismo nonché dello spreco di denaro, insieme ad altri 372 siti. Solo nel Lazio sono 26 tra piccole e medie le cattedrali nel deserto censite dal ministero. Tor Vergata è un simbolo unico ma i romani possono consolarsi solo guardando al peggio: la regione meno virtuosa è la Sicilia, con 138 opere, mentre si lavora portando a termine tutti i progetti solo in Valle d'Aosta, e nelle Province autonome di Trento e Bolzano.

Il sito del Mit con le grandi opere incompiute d'Italia
 

Gualtieri non si arrende e prenota un nuovo progetto per Tor Vergata

Ma perché Roma e Gualtieri e il centrosinistra hanno tanto insistito per Tor Vergata? E perché il sindaco non pago della mazzata rimediata a Parigi dopo pochi minuti si è affettato a precisa che “"Adesso abbiamo messo in campo un progetto bellissimo di riqualificazione di un quadrante di Roma e vogliamo portarlo avanti lo stesso in forme diverse, perché un conto è tenere un'esposizione universale, però c'è un'eredità del lavoro bellissimo che è stato fatto sulla rigenerazione urbana di un quadrante di Roma che noi consideriamo un'eredità preziosa"?

Un buco nero della Sinistra romana

Le Vele di Calatrava sono di fatto un buco nero dell'amministrazione di centrosinistra, storicamente supina di fronte ai poteri forti. Tutto ha inizio del 2005 quando a Toma era sindaco Walter Veltroni deciso a candidare Roma per i Mondiali di Nuoto del 2009 ma la lentezza dei cantieri e la lievitazione di costi da 60 a 120 milioni e poi ancora a 240 milioni, sino ad arrivare a 400 milioni. A realizzare l'opera la Vianini del Gruppo Caltagirone forte di una convenzione monstre che prevedeva l'esclusività dei lavori in tutta l'area di pertinenza dell'Università di Tor Vergata.

Dopo il flop per gli extracosti ci hanno provato tutti

Ogni volta che si prospetta un grande evento il “buco urbanistico magiasoldi” di Tor Vergata ritorna in auge. Ci hanno provato con i Mondiali di nuoto del 2024, ci hanno riprovato con lo stadio della Roma in alternativa a Tor di Valle sino a quando calce e mattone ha deciso di candidare Roma all'Expo per recuperare e restituire alla città Tor Vergata. Anche stavolta è andata male ma a leggere bene i dossier di Roma e Riad appare evidente che la “grande bellezza” delle Vele di Calatrava sarebbe stata una toppa peggiore del buco. I “milioni e milioni di visitatori” previsti nel dossier romano sarebbero per la maggior parte arrivati dall'hub aeroportuale di Fiumicino e da lì avrebbero dovuto affrontare il Grande Raccordo Anulare per arrivare a Tor Vergata. Tanto per fare un paragone, a Riad l'area dell'Expo 2030 è raggiungibile dall'aeroporto con una metropolitana leggera che fa una sola fermata.

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Forse la sconfitta di Parigi è stata un bene per Roma, candidata per un anno all'ingorgo perfetto, pur di salvare Tor Vergata. Ma i “poteri forti” non si arrendono grazie a Gualtieri che ha subito riacceso la speranza di togliere Tor Vergata dal simbolo delle opere incompiute d'Italia. Un giorno, forse, si saprà chi è il sensale della sinistra romana che ha convinto l'amministrazione comunale a tentare l'ennesimo salvataggio suicida.

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