Fava, condannato il giustiziere degli imprenditori: la carriera sugli arresti
La conclusione del processo di Perugia chiude la parabola dell'ex piemme romano. Al ministro Nordio l'obbligo di fare chiarezza sul passato
Si è concluso a Perugia il Processo contro Luca Palamara e Stefano Rocco Fava con la condanna a 5 mesi di quest'ultimo. Si chiude cosi la parabola di questo Pubblico Ministero che si era fatto conoscere a Roma soprattutto per l'utilizzo sistematico delle misure cautelari.
Molte le personalità note finite nel suo mirino, colpite da arresti prolungati per mesi e inflitti a volte anche a distanza di mesi con ordinanze a catena, artatamente progettate. La fama del PM Fava è legata agli arresti ed ai processi persi dove la quasi totalità dei suoi imputati ha infatti trovato l'assoluzione fin dal giudizio di primo grado. Sequestri ordinati senza senso con imprese spazzate via dalla furia giustizialista di questo pubblico ministero. Sarebbe forse il caso che il Ministero e il ministro Nordio aprissero un'inchiesta sulla gestione della Giustizia Romana di quegli anni allargando il raggio di azione anche ai Giudici che quelle ordinanze le firmavano senza leggerle, al nucleo di Guardia di Finanza che faceva squadra e che guarda caso oggi qualcuno di quelli ritroviamo a fare il politico nelle fila dei 5 Stelle, con profili social dove si capisce bene quello che era il substrato giustizialista del Tribunale Penale di roma di quegli anni.
Sequestri di imprese e amministratori giudiziari: chiarezza
E il ministro farebbe bene anche a vedere i vari amministratori giudiziari che quel pool utilizzava, qualcuno di quelli oggi diventato amministratore pubblico, con parcelle milionarie a spese dei contribuenti su processi accampati sul nulla.
E' stata una stagione quella dagli anni 2005 a tutto il 2015 dove Palamara che ha già detto molto potrebbe farci il favore di raccontare di più e forse rendere onore a giustizia a ai tanti imprenditori che di quel sistema sono state vittime.