Foto e video hard su Telegram: da oggi è reato anche partecipare a una chat

Sentenza rivoluzionaria della Cassazione: è “possesso di materiale pedopornografico” anche partecipare ad una chat senza scaricare i file

Pedopornografia su Telegram
Roma

Siete stati invitati in una chat di Telegram con contenuto pedopornografici e non siete usciti e non avete neanche scaricato video e foto sul telefonino o sul computer? Secondo la sentenza della Cassazione del 4 settembre, anche l'iscrizione volontaria o involontaria ad una chat adesso è reato.

A meno che, una volta valutati i contenuti non si esca subito dalla chat. A far tremare milioni di italiani che utilizzano Telegram è stata la Terza sezione della Cassazione, (Relatore Galterio, presidente Ramacci) che lo scorso 4 settembre ha reso pubblica la sentenza n. 36572, relativa ad un ricorso dello scorso 4 aprile.

La sentenza rivoluzionaria

Affermano i Giudici Supremi a proposito della “, disponibilità di “file” di contenuto pedopornografico archiviati sul “cloud storage” di una “chat” di gruppo nello spazio Telegram e accessibili, per il tramite delle proprie credenziali, da parte di ogni componente del gruppo che abbia consapevolmente preso parte ad esso”: “Nnon vi è alcuna differenza tra un’operazione di download dei file fatta sul proprio cellulare o su altro dispositivo e l’accesso incondizionato ad un archivio condiviso tra i partecipanti ad una chat: in entrambi i casi l’agente ha piena ed incondizionata possibilità di fruire del materiale archiviato, indipendentemente dal fatto che sia stato lui stesso o altri ad aver effettuato l’operazione di salvataggio”.

La star del web Angelo Greco spiega nel dettaglio cosa si rischia

L'avvocato star del web e dei social Angelo Greco
 

Dunque è reato, come spiega l'avvocato Angelo Greco, star su TikTok e Youtube dove tiene rubriche note al grande pubblico come “La legge è uguale per tutti”: “Scatta il reato di vera e propria detenzione di materiale pedopornografico perché chi fa semplicemente parte di un gruppo Telegram anche se non scarica sul suo cellulare i file. A dirlo è una sentenza della Cassazione. Dunque, non c'è più differenza tra il download compiuto sullo smartphone e il semplice accesso all'archivio condiviso tra i membri della chat. E' necessario però che la partecipazione sia consapevole – aggiunge - : chi entra in una chat in buona fede e solo dopo si accorge del materiale vietato non è colpevole, a patto però che esca subito dalla chat e per avere in futuro la prova della propria buona fede farà bene a denunciare la scoperta alla Polizia Postale”.

 

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