“Gualtieri non si chiuda in Campidoglio”, Italia Viva sul sindaco di Roma
L'Onorevole Nobili analizza luci e ombre della giunta Gualtieri e attacca Calenda: “Su Draghi e Raggi ha sbagliato”
di Fabio Carosi
“Gualtieri sindaco? E' consapevole che ha intercettato al primo turno un quarto dei consensi e ha anche grande disponibilità, ma Roma si cambia coi romani, non deve chiudersi nel Campidoglio”.
Luciano Nobili, già Pd, ora membro della segreteria nazionale di Italia Viva e anche Coordinatore regionale di Italia Viva di Matteo Renzi, dopo lo strappo con Carlo Calenda, analizza la politica a trazione Dem del Comune di Roma e traccia un bilancio “luci ed ombre” dei primi 5 mesi di Roberto Gualtieri.
Allora Nobili, intanto partiamo da Italia Viva, come sta il suo partito? A leggere i sondaggi sembra un momento complesso?
“Italia Viva va bene e va bene soprattutto a Roma. Abbiamo dato prova di vitalità con una bellissima campagna elettorale con la lista Calenda nello spazio riformista alternativo a populisti e sovranisti. I principali candidati nostri sono arrivati primi e secondi. Poi nell'appuntamento che va preso con le pinze, con le Suppletive dove c'è stata la solita scarsa affluenza abbiamo preso il 13 per cento. Ci danno tutti all'1-2% o cancellati ma quel 13 è un segno di presenza e vitalità. Sul livello nazionale lo spazio politico da costruire è lo stesso”.
Ma con Calenda che è successo?
S'è rivelato tanto complesso lavorare insieme finite le elezioni, perché Carlo ha legittimamente deciso di concludere l'esperienza comune e di puntare tutto sul simbolo di Azione. Pensavamo ad un laboratorio comune, in Calenda è prevalsa la viglia di puntare tutto su Azione e noi ora puntiamo tutto su Italia Viva. Se questo è un Paese che è passato dal Governo Gialloverde a Draghi è merito di Italia Viva. In quel periodo Calenda proponeva le elezioni e poi diceva che Draghi non avrebbe mai accettato: due profezie fallimentari”.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso in questo matrimonio complesso?
“E' stato il voto a Virginia Raggi come presidente della Commissione Expo e che Italia Viva si è rifiutata di dare. E' stata una scelta folle, sia quella del sindaco che quella di Calenda di avallare per magari ottenere la Commissione Giubileo. E non ne facciamo una questione di poltrone, non ne abbiamo chieste e noi non ne vogliamo (tanto le hanno prese tutte loro, ndr). Dopo 5 anni di Raggi garantire uno strapuntino, uffici e dotazione per la Raggi fa ridere. Che il Pd lo faccia in questo rapporto, ci sta, per Calenda che ha detto “mai con 5 Stelle” è preoccupante. Dico bravi ai nostri consiglieri Leoncini e Casini. Al di là di questo incidente di percorso, io spero e credo che i riformisti in prospettiva possano stare insieme. Però i matrimoni si fanno in due.
Le manca un po' il Pd?
“Ho tanti amici che continuano a essere tali al di là delle divergenze e non ho nostalgie personali e sentimentali. Mi manca il Pd come protagonista e interlocutore politico e spero che torni. Per ora solo segnali, e lo dico io che ho accusato il Pd di una deriva contro natura e si è consegnato al Movimento. E' incomprensibile oggi che il Movimento è debole. Il Pd deve scegliere: è il partito del lavoro o del reddito. O è il partito dell'Industria 4.0, o della moratoria della Lombardi per le rinnovabili. Spero che prima o poi ritrovi la sua strada. E tutto questo accade col Movimento con Conte in tribunale e la parabola verso la fine. E' in decomposizione e l'atteggiamento del Pd è ancora più grave, perché tiene in vita il Movimento”.
Gualtieri sindaco di Roma?
“Lo abbiamo votato al ballottaggio. Il bilancio dopo 5 mesi direi che è tra luci e ombre. Ci sono cose più percepite dagli addetti ai lavori che dai cittadini. Su alcuni fondamentali ha le idee chiare come il ruolo internazionale di Roma e gli orizzonti a lungo termine; la Raggi era per la rinuncia a ogni ambizione. Altro elemento di luce è il trasporto pubblico. Mi convince la scelta strategica con Milano, dove Atm dha dimostrato che il tpl può funzionare”.
E le ombre?
“Molte molte sul tema dei rifiuti. In questo c'è una responsabilità regionale con un assessore alla Transizione che non aiuta. C'è bisogno di scelte più convincenti . Altra ombra, il tema del commercio e delle attività produttive: per i tavolini all'aperto questa è una città in cui le imprese vanno aiutate e sostenute. Esercenti e ristoratori non sanno di che morte devono morire e al Giunta aveva parlato di un regolamento che non è ancora arrivato. Possiamo dire a chi lavora cosa possono o non possono programmare per la primavera-estate? Io direi, troviamo una soluzione di proroga sino al 31 dicembre e, nel frattempo, costruiamo un nuovo regolamento che dia respiro e programmazione. Non si può abbandonare un comparto come questo. Altro settore in cui non si vede cambio di rotta e viuione è quello della cultura. E' incredibile che parliamo da 5 mesi della Festa del Cinema di Roma e su chi la deve guidare e non si capisce che fine deve fare il Teatro di Roma. Ma più in generale nella la cultura che dovrebbe essere un grande asset non si vede un disegno”.
Altre ombre?
“Ultima cosa sospesa è il Turismo, su cui rischiamo grosso. Questo è il momento del grande potenziale rilancio. Alberghi chiusi,alberghi a metà e la guerra ma questo questo avviene in un momento in cui si sono gradi investimenti come il Bulgari hotel. Noi come Maggioranza di Governo abbiamo dato una grande mano a Roma. Con Conte e Raggi, la Capitale aveva 500 mln di euro; oggi tra Pnrr e Fondo complementare sono circa 8 miliardi, di cui 1 mld, 300 solo per il Giubileo. Roma deve fare la sua parte e voglio lanciare un appello a Gualtieri: deve fare un salto di qualità e non sprecare il promo anno e mezzo di amministrazione e deve fare scelte condivise e coraggiose”.