I pini di Roma condannati a morte: sarà strage. La cocciniglia è una pandemia
Il direttore del Centro Foreste del Crea, massimo Ente per l'agricoltura, Piermaria Corona: “E' un parassita senza predatori. Infezione contagiosa"
Migliaia di pini monumentali nei viali e nelle ville storiche di Roma condannati all'abbattimento. Da circa tre anni sono flagellati da un parassita “alieno”, che non ha predatori e che quindi si sta diffondendo sempre di più.
Ormai è pandemia certificata dal Crea, il Consiglio per le ricerche in Agricoltura, massima autorità nazionale in tema di agricoltura e foreste. A certificare la strage annunciata e l'invasione del parassita paragionata ad una pandemia “verde” è il direttore del dCentro di ricerca Foreste e Legno del Crea, Piermaria Corona, una vera autorità nazionale.
L'esperto del Crea: "Siamo di fronte a una pandemia vegetale"
Spiega il professor Corona: “Sono moltissimi i pini romani sotto attacco di questo parassita. Si tratta della cocciniglia tartaruga, nome scientifico toumeyella parvicornis. Un insetto non autoctono, introdotto accidentalmente in Italia. Si nutrono della linfa dei pini. E purtroppo è un'infestazione contagiosa, come una pandemia vegetale”.
Direttore, c'è una soluzione?
“Quando una pianta viene attaccata sarebbe bene distruggerla, prima che le cocciniglie attacchino anche gli altri pini vicini. Inoltre con il passare del tempo i pini attaccati possono diventare pericolanti, diventando un pericolo per le persone”.
Cosa rischiamo a Roma dove i pini sono parte integrante dello skyline della città?
“La situazione a Roma non è facile. La cocciniglia è un parassita che fa dei danni importanti. Attacca soprattutto i pini domestici. Attacca tutti i pini, ma i più vulnerabili sono quelli domestici (Pinus Pinea). È coccide che succhia la linfa dell'albero e poi secerne una melata, cioè una sostanza zuccherina che va a coprire gli aghi. Su questa sostanza possono poi nascere dei funghi. Questo via via fa cadere gli aghi, soprattutto quelli di due o tre anni di età. La pianta quindi non riesce più a fare la fotosintesi e quindi muore”.
Da dove viene questo parassita?
“È di origine americana: lo si può trovare negli Stati Uniti, nel sud del Canada e nel nord del Messico. In America non fa grandi danni. Nel nostro Paese è stata introdotta accidentalmente con il trasporto di materiali. I primi avvistamenti risalgono al 2014 o 2015 in Campania”.
Come mai si è diffuso così tanto?
“Perché in Italia non ha predatori naturali. Ha solo un antagonista, una specie di coccinella, che però non è ancora molto efficacie. È un po' come quando gli europei andarono nelle Americhe. Portarono con sé dei virus che quei popoli non conoscevano e si diffusero le malattie. In modo simile qui è arrivata questa Toumeyella. Ha trovato una zona nuova, senza predatori e antagonisti. A questo si aggiungono le ondate di caldo dovuto al cambiamento climatico.
Il cambiamento climatico ha “aiutato” questo parassita a diffondersi in Italia?
“Sicuramente ha contribuito. Il maggiore caldo aumenta il numero di generazioni annuali. Normalmente questa specie fa un paio di generazioni all'anno. Con l'aumento delle temperature può arrivare anche a 3 o a 4. Più generazioni ci sono più è alto il potenziale di infestazione”.
Cosa si può fare? Ci sono cure?
“La Toumeyella è riconosciuta come un'emergenza da alcuni anni. Se ne sta occupando il Centro Difesa e Cetificazione del Crea, che ha messo a punto una vera e propria lotta farmacologica contro questo parassita. Si tratta di una cura endoterapica a base di un insetticida chiamato abamectina. La cura consiste nell'iniezione di questo insetticida all'interno dell'albero. In questo modo si uccidono le cocciniglie che ne stanno succhiando la linfa”.
Le cure sono efficaci?
“Le cure endoterapiche possono impedire ulteriori danni alle piante che sono state attaccate. Tuttavia Tuttavia i risultati non sembrano ancora abbastanza positivi. Ci vorrà del tempo per mettere a punto la metodica. Inoltre l'infestazione è molto diffusa, quindi è difficile combatterla. Senza contare che le cure endoterapiche sono molto costose, quindi non si possono fare su larghissima scala. Lo si può fare sugli alberi più importanti, ad esempio quelli monumentali”.
Quando è necessario l'abbattimento della pianta?
“In teoria nel momento in cui un pino viene attaccato dalla cocciniglia, sarebbe opportuno che venisse abbattuto proprio per impedire l'ulteriore propagazione dell'infestazione. Quando una pianta viene attaccata sarebbe bene distruggerla, prima che le cocciniglie attacchino anche gli altri pini vicini. Se quando un pino viene attaccato lo si abbatte subito, si riduce questa possibilità. Il problema è che a Roma il fenomeno è talmente diffuso che è difficile stargli dietro. C'è un decreto del Ministero dell'Agricoltura del 2021 che prevede l'abbattimento delle piante infette”.