Il polistirolo uccide trote e orate. Il CNR fornisce le prove sugli effetti delle nanoplastiche nei mari e nei fiumi

Le particelle di plastica sono letali per gli organismi acquatici. Il CNR conferma gli effetti devastanti delle nanoplastiche sulla fauna marina e i possibili rischi per gli esseri umani

di Pierluca Mancini
Roma

Le prove scientifiche non lasciano spazio a dubbi: le nanoplastiche di polistirolo stanno avvelenando i nostri mari e fiumi, con gravi conseguenze per la fauna acquatica. Le vittime "prescelte" trote e orate.

Un nuovo studio, condotto dal CNR in collaborazione con ENEA e l'Università della Tuscia, ha confermato che le nanoparticelle di polistirene, invisibili a occhio nudo, sono in grado di provocare danni irreparabili alle cellule degli animali marini, tra cui trote e orate, che risultano essere tra le vittime più vulnerabili.

Queste particelle di plastica, di dimensioni inferiori ai 100 nanometri (un centinaio di volte più piccole di un granello di polvere), riescono ad attraversare le membrane cellulari degli esseri viventi, causando alterazioni visibili già dopo soli 30 minuti di esposizione.

Rischio anche per gli esseri umani

Secondo il ricercatore del CNR Paolo Roberto Saraceni, i danni causati dalle nanoplastiche non solo minacciano la salute degli ecosistemi acquatici, ma rischiano anche di compromettere la nostra.

Le nanoparticelle di plastica, infatti, possono entrare nella catena alimentare marina e, da lì, giungere fino agli esseri umani, con potenziali effetti devastanti per la nostra salute. "La diffusione incontrollata delle nanoplastiche potrebbe compromettere irreversibilmente l'ambiente e la biodiversità", avverte Saraceni.

Le conseguenze sono drammatiche

Il polistirolo, una delle plastiche più utilizzate e meno biodegradabili, è una delle principali fonti di inquinamento marino. Con una produzione annuale globale che supera i 400 milioni di tonnellate, gran parte della plastica finisce negli oceani. Le conseguenze di questo inquinamento sono già drammatiche. Si stima che nel mare ci siano più di 171 trilioni di particelle di plastica, che continuano a frammentarsi e ad accumularsi negli ecosistemi marini.

Tutto ciò rappresenta una minaccia crescente per gli ecosistemi acquatici e la biodiversità globale. Se non affrontato tempestivamente, questo problema rischia di compromettere irreversibilmente l’ambiente marino e, di conseguenza, la nostra stessa esistenza.

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