Il portavoce dei bengalesi a Roma, arrestato per sequestro di un connazionale

Nure Alam Siddique detto Bachcu, presidente della storica associazione Dhuumcatu di Torpignattara, è stato arrestato

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Roma

Nure Alam Siddique detto Bachcu, presidente della storica associazione Dhuumcatu di Torpignattara, è stato arrestato e portato in carcere per una storia di un sequestro di persona.

Una vicenda intricata ricostruita dai carabinieri, dalla polizia di Stato e dalla sezione della direzione distrettuale antimafia della procura di Roma che solleva anche una serie di interrogativi sulle attività dell'associazione.

Le indagini

Secondo quanto emerso, infatti, 'Bachcu' insieme ad altri sodali avrebbe sequestrato un uomo, un connazionale, per una storia di un debito che, partito da 10mieurla o, aveva raggiunto la cifra di 100.000 mila euro. Soldi che sarebbero serviti per questioni riguardanti le pratiche per il rilascio del permesso di soggiorno in favore di due persone. La vittima del sequestro di persona, infatti, nel 2021 per aiutare i suoi due amici clandestini si era rivolto a connazionali bengalesi che sono a Roma da anni per avere i documenti legali, costo dell'operazione 7000 euro. A quel punto inizia una spirale di richieste. La cifra sale e raggiunge i 100mila euro. A fare da intermediatore per quel prestito ci sarebbe stato proprio 'Bachu' che, stanco di non aver sistemato la questione avrebbe organizzato l'azione ritorsiva, ossia il sequestro di persona.

Il sequestro

La vittima bengalese, il 30 ottobre 2022, è stato trascinato da tre uomini fuori da un ristorante indiano in via Torpignattara, mentre era a cena con la moglie e la figlia. I rapitori lo avevano aggredito per la questione dei soldi che da 7mila nel frattempo erano arrivati a 100mila, che l'uomo non era riuscito a saldare. Dopo averlo caricato su un'auto portandolo poi in Abruzzo. La polizia, ricevuta la denuncia della moglie, contattò i colleghi de L'Aquila facendo scattare il blitz in un hotel a Carsoli, dove la vittima era stata portata dai suoi aguzzini.  Nella stanza 46, il 31 ottobre di quell'anno, la vittima viene trovata e salvata.

Gli aguzzini

Nella stanza accanto, invece, vengono bloccati e arrestati tre dei suoi aguzzini, mentre il quarto, l'autista, riesce a scappare. Ferito, con segni al volto, secondo quanto ricostruito la vittima fu anche bendata e con le mani e i piedi legati. Il gruppo, durante il tragittò, minacciò anche di morte il bengalese insolvente. La vicenda sembrava finita lì, ma così non fu.

Scenario oscuro

Secondo quanto emerso, stando infatti anche al racconto della vittima fornito ai carabinieri di Torpignattara, lo scenario sarebbe stato più intricato. L'uomo, infatti, aveva ascoltato le conversazioni telefoniche tra i sequestratori e un altro connazionale, ritenuto elemento di spicco della comunità bengalese romana, 'Bachcu' appunto. Quest'ultimo avrebbe fornito le indicazioni sulle modalità logistiche e operative di conduzione del sequestro.

La ricostruzione

Secondo quanto ricostruito, infatti, un altro cittadino bengalese aveva invitato la vittima e la sua famiglia nel ristorante indiano di via di Torpignattara. Un appuntamento che, però, si è rivelato una trappola. I rapitori, quando rapiscono la vittima e la caricano in auto, chiamano 'Bachcu' anche in videochiamata che dà le direttive: "Non vi dovete fermare a Torre Maura, vai fuori Roma. So che ha un appartamento a Dacca, lo vende e mi dà 200mila euro. Se non da i soldi, ammazzare". Le indicazioni erano quelle di andare a Carsoli.