Invasione dei dehors, la rivolta dei romani: “Liberate le strade del Centro”

Storica pasionaria degli abitanti del cuore di Roma, Viviana Piccirilli di Capua sfida Comune e ristoratori: “E' diventata una Babilonia”

Roma
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“Con la scusa del Covid il Centro storico si è trasformato una Babilonia di pedane per ristoranti e bar”. Viviana Piccirilli Di Capua, presidente dell’Associazione abitanti del centro storico, rompe il silenzio e dice basta alle pedane per le strade e le piazze, sfidando Comune e attività commerciali.

Dopo mesi di trattativa e una delibera del Comune che sostanzialmente non muta lo scenario post-Covid, quei pochi residenti rimasti dicono basta alla “razzia dei marciapiedi” e allo sfruttamento selvaggio della Grande Bellezza.

Un tempo i protagonisti delle strade erano i turisti e i romani, che volevano passeggiare tra le bellezze del Municipio I, Di Capua cosa è successo nel cuore del patrimonio Unesco?

“Nel tempo abbiamo denunciato molte carenze, bisogna tutelare la cittadinanza abitante. Quando parliamo di Centro storico, parliamo di un sito Unesco, che dunque deve avere una prerogativa abbastanza alta. Quando sento parlare personalità che vogliono prorogare l'occupazione del suolo pubblico per il Covid, penso che sono persone che si puliscono i piedi sul tappetino del Cento storico”.

Si parla ultimamente di turismo fuori le regole e delle pedane di ristoranti e bar nate sotto pandemia...


 

“La delibera in Giunta comunale sulle Occupazione del suolo pubblico per il Covid deve far tornare indietro nel periodo pre Covid e far pagare chi deve pagare. Non può essere il centro di un certo business. Il commercio deve essere un commercio di vicinato, compatibile con le esigenze degli abitanti, mentre il turismo deve essere riqualificato e ordinato. Abbiamo scritto al sindaco chiedendo che si possano fare delle note di comportamento per i turisti, stranieri e italiani, da mettere negli aeroporti, nei porti e nelle autostrade. Questi turisti che vengono si devono comportare bene e, se non lo fanno, devono essere sanzionati. È necessario un vademecum sul loro comportamento. La politica non ama questo genere di cose perché le vede una diminutio. Invece è un modo logico di comportarsi per una Città europea”.

Quindi l'ordinanza del comune contro le Occupazioni di suolo pubblico va verso la giusta direzione?

“Sì, purché non ci sia in Consiglio il pallino del commercio che deve essere super tutelato, ma deve rimanere nell'ambito che può essere utile al Centro Storico. Le Occupazioni di suolo pubblico non possono stare sulle pedane per i disabili, non possono derogare al Codice della strada. Si deve avere la logica che il Centro e le sue strade e piazze debbano essere fruibili per tutti, e non sostenere invece un certo tipo di business che piange miseria, quando gli è stato concesso tutto e di più. C'è chi strizza l'occhio al commercio senza capire che deve essere il commercio a servire chi vive questa città. Deve essere un commercio utile e consapevole, di qualità. Se qualcuno non lo ha capito, deve studiare”.

Quindi i commercianti di oggi pensano più al fatturato e agli introiti?

“Questo è quello che è successo: pensano agli introiti e ai turisti. Non si evolvono, rimangono statici. Sanno solo dire no: no all'isola pedonale; no alla chiusura del traffico nel Centro; no alla normalità. È un modo di ragionare vecchio, stantio. Non vogliono evolversi sulla sostenibilità. Ci vuole legalità e trasparenza, anche per coltivare la libertà di ognuno di noi. Ci vuole la capacità di sostenerci, gli uni verso gli altri. Il commercio si deve adeguare. Oggi sono scomparse tante attività di vicinato. Quelle rimaste, noi cerchiamo di tenerle strette e aiutarle, dandogli lavoro e quindi una possibilità. Se non c'è chi se ne occupa, non capisce cosa è un patrimonio Unesco. Purtroppo ci sono abitanti e residenti. I residenti guardano solo al proprio giardinetto”.

Siete soddisfatti quindi dell’ordinanza?

“È sempre un problema di controlli, di responsabilità del turismo e del romano. Quanti sono quelli che buttano le cose dentro le cosiddette urne cinerarie? L'Ama entra tutti i giorni nelle case dei cittadini per raccogliere i rifiuti, non sanno che fortuna hanno. Molti però buttano la monnezza, come si dice, per strada. Nel Centro bisogna continuare con informative sulla raccolta dei rifiuti e con i controlli. Ci vuole rigore e non pensare di non ripristinarlo solo perché è un eccesso che politicamente non paga”.

Si poteva fare meglio?

“Al momento può andare così, certo non voglio trovarmi con delle sorprese. Ma dobbiamo capire l'abusivismo e valutare le licenze. Non solo quelle dei minimarket che andrebbero chiusi. Bisogna guardare nelle pieghe delle licenze concesse. Se togliamo solo i tavoli non abbiamo risolto. Nessun locale dovrebbe aprire se non ha un posto dedicato ai rifiuti. All'interno di questa delibera credo si debba parlare di igiene. La città ha un problema di pulizia: ad esempio esistono le bocchette dell’Ama per pulire, perché non utilizzarle? Esistono Osp accanto ai secchi dell'immondizia, che sono coperti da vasi e piante e, questo, non è igienico. Bisogna mangiare in un luogo igienicamente tutelato. Questo non vuol dire che noi come Associazione siamo contro il commercio. Noi siamo per un commercio di qualità perché viviamo nel Centro come famiglie, formate anche da anziani e ragazzi”.

E sulla movida?

“Mancano i controlli. Noi come Associazione abbiamo proposto di aprire cinema e teatri gratis per i giovani, non come ho letto di metterli in una piazza tipo conclave. Non diamogli solo la classica bevuta, cerchiamo di educarli e portarli alla normalità”.

Manca una concezione popolare nel senso positivo del termine?

“Durante il Covid è stato rilevato nei quartieri di periferia come fosse un vivere più umano, perché gli abitanti si aiutavano l'uno con l'altro e i negozi erano aperti per gli altri. Nel centro si pensa a fare turismo di business di bassa qualità”.

Il Comune sta pensando di creare una task force dedicato al Centro storico…

Ricordo ai tempi di Rutelli si fece una task force dedicata proprio al Centro, con persone nominate dal sindaco e vigili qualificati scelti appositamente. Si chiamava Pronto intervento centro storico. Non è una vergogna ripristinare questa cosa. Bisogna dotare i municipi di personale qualificato che cerchino di fare il possibile. se non hanno il personale e quello che c'è non ha la capacità di rispondere, allora devono essere aiutati”.

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