L'Ansa "scarica" l'AI: “I contenuti non possono essere usati per lo sviluppo, formazione e addestramento di Ai e Machine Learnig”

La principale agenzia di stampa italiana, Ansa, diffida dall'uso nei lanci per ogni fine legato alla sperimentazione e uso della nuova tecnologia

di Enrico Maria Casini
Roma

Ricordate quella famosa pubblicità con la voce inconfondibile di Raz Degan che diceva “Don’t touch my Breil”? Oggi, a dirlo non è un brand di lusso, ma l’ANSA - l’Agenzia Nazionale Stampa Associata - con i suoi lanci stampa. Da qualche tempo, in coda alle notizie, appare un avviso in caratteri cubitali: “Non è consentito utilizzare i contenuti ansa per qualunque scopo relativo allo sviluppo, alla formazione o all’addestramento di qualsiasi attività e tecnologia di intelligenza artificiale (ai) e di machine learning (ml)”.

Questo avvertimento, pubblicato nella gerenza o credits, arriva in un momento cruciale, in cui l’uso delle intelligenze artificiali per addestrarsi su testi giornalistici suscita sempre più dibattiti. OpenAI, la società dietro ChatGPT, è solo una delle aziende che sfruttano contenuti come articoli di giornale e altre fonti pubbliche per sviluppare i loro modelli linguistici. Tuttavia, il settore giornalistico sta reagendo, sollevando problemi di copyright e di tutela del lavoro intellettuale.

Per allenare l'AI si consumano grandi quantità di dati testuali

Per far funzionare strumenti come ChatGPT, le aziende tech utilizzano enormi quantità di dati testuali che spaziano da libri a siti web e, inevitabilmente, anche articoli di giornale. Questo comporta un rischio per i diritti d’autore e per il lavoro delle redazioni: testi d’agenzia come quelli dell’ANSA, frutto di competenza e tempo, sono spesso coperti da copyright, e vederli impiegati senza autorizzazione per formare IA risulta inaccettabile per molti editori.

Cosa accade se i dati Ansa finiscono per alimentare la macchina artificiale?

L’avvertimento dell’ANSA riflette una preoccupazione profonda: cosa succede se i testi protetti da copyright finiscono per alimentare un’intelligenza artificiale capace di replicare e, a volte, eguagliare la creatività umana? Non si tratta solo di ricompensa economica, ma anche di controllo. I giornalisti trattano spesso questioni sensibili e riservate, e un uso scorretto di questi contenuti può ledere la privacy o l’etica professionale. Chissà se fra qualche mese vedremo un nuovo mercato di “proprietà intellettuali” a fini AI aprirsi…

Le grandi "paure" dei giornalisti

L’aumento delle capacità delle AI nel creare articoli solleva timori tra i giornalisti, che vedono la possibilità concreta di una progressiva sostituzione. L’impiego di contenuti d’agenzia per generare testi con l’AI minaccia infatti l’intera professione, e c’è chi teme che il valore del lavoro umano possa venire sacrificato a favore di una tecnologia più rapida, ma meno accurata (forse).

Manca una normativa globale

Attualmente, la mancanza di una normativa globale chiara permette alle aziende di IA di muoversi in modo autonomo sui limiti d’uso dei dati, suscitando dubbi sull’efficacia delle loro promesse di proteggere i diritti d’autore. In Europa si stanno studiando nuove direttive per regolamentare l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, soprattutto per quanto riguarda i materiali protetti da copyright. Ma l’adozione di regole efficaci richiederà tempo, lasciando il settore giornalistico vulnerabile. L’AI Act europeo introduce misure per proteggere il giornalismo, come la trasparenza sulle fonti di addestramento, il contrasto alla disinformazione e la tutela dell’indipendenza editoriale. Tuttavia, restano dei limiti: difficoltà nel tracciamento dei contenuti, interpretazioni ambigue, mancanza di controlli globali e risorse limitate per monitorare. Tutto ciò permette ad aziende, spesso esterne all’UE, di bypassare le regole tramite intermediari o server esteri, lasciando i contenuti giornalistici esposti a rischi.

L'Ansa guida la "grande sfida"

La questione dell’addestramento delle AI su contenuti giornalistici, come quelli dell’ANSA, è solo una delle tante sfide che il mondo dovrà affrontare per bilanciare l’innovazione tecnologica con la tutela dei diritti intellettuali e professionali. La decisione dell’ANSA di dire “don’t touch my news” potrebbe essere la prima di una lunga serie di prese di posizione nel settore.

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