La sera escono vestiti da cowboy e cow girl: country dance, a Roma impazza

Camicia a scacchi, jeans, camperos: il sogno west di centinaia di romani che studiano e ballano al ritmo di country

Go West, la scuola di Country a Roma
Roma

Camicia a scacchi, jeans, camperos, cinturone, fibbione e cappello Stetson: due volte a settimana almeno 400 romani all'imbrunire scelgono questo dress code ed escono di casa per andare a ballare. Che sia la lezione da 90 minuti o una serata di pizza, birra e patatine, si finisce sempre per saltare a ritmo di country music.

Più che l'ultima follia è una passione che dilaga e grazie ai social, la moda dei balli di gruppo in stile western, sta diventando virale. Da 6 a 80 anni, più donne che uomini che però non mancano e “spesso sono anche più bravi”, racconta Raimondo Santangelo, maestro della scuola Go West Roma e anche dj, nel senso che è lui a scegliere le musiche per lezioni e show, “perché il Country Maria Stella Cupellini, on il saltarello o la mazurka, ogni brano ha la sua coreografia”. E visto che la produzione di sing song made in Usa è sterminata ecco le figure o i tacchi che sbattono a terra, ogni volta sono diversi.

La moda arriva in Italia a fine Anni 90

Atterrata in Italia a fine Anni 90, la Country Dance che si balla oltre che a scuola in speciali saloon o pub in stile, proliferati in tutta Roma, è un must che ha persino testimonial d'eccezione come Natalia Estrada che dalla passione per io cavalli ha fatto un salto in lungo sino a diventare una cow girl.

“La Go West è stata la prima scuola del Centro Italia – racconta Santangelo e ora ha di pi 400 iscritti. Noi organizziamo una lezione a settimana da 90 minuti e poi le “zingarate” nei locali dove mettiamo in pratica. Molti non frequentano assiduamente i corsi ma ci seguono nelle serate”.

Ma l'abbigliamento ispirato al West è obbligatorio?

“É obbligatorio perché diventa uno stile di vita: camicia, jeans, stivali camperos, cinturone con fibbione e cappello. Poi i più eleganti invece della cravatta mettono al posto della cravatta il bolo. Un corso viene 30 euro al mese e sono lezioni di 90 minuti a settimana più i locali dove ci fermiamo a mangiare un piazza ma non paghiamo. Ci danno la sala per ballare e diventiamo un'attrazione”.

 

 

Occorrono doti particolari per imparare?

“Sana e robusta costituzione e non essere proprio di legno. Ma abbiamo avuto legni che a furia di provare ci sono riusciti. A volte gli uomini sono più bravi. In verità è un po' mascolino ma le donne sono scatenate”.

Perché country e non quadriglia italiana?

“La differenza è che ogni canzone che esce ha una sua coreografia. La mazurka ha mille canzoni e lo stesso ballo, i suoi passi: nel country ogni nuova canzone si impara qualcosa di nuovo”.

Il primo a introdurre la moda a Roma?

“Quella che noi affettuosamente chiamiamo la “maestra superiora”, Maria Stella Cupellini, che ha cominciato a ballare per prima. Poi è stato un virus insieme al marito Alessandro Pistilli che in gioventù domava tori e cavalli”.

Ma nei locali vi guardano con quale stato d'animo?

“Ci guardano con allegro stupore. Non tutti conoscono i balli country”.

Per chi fosse curioso, dal 24 al 30 aprile alla Fiera di Roma si rinnova l'appuntamento con il Festival Country: 6 giorni di delirio da west con oltre 300 stand. Si potrà imparare a lanciare il ferro di cavallo, a lanciare il lazo e assistere a duello cowboy, oltre a rivivere la classica sparatoria nel saloon. Immancabile il toro meccanico.

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