Omicidio d'amore a Tor Bella Monaca: parte il processo per Valentino Ruggiero

Al via il processo davanti alla Terza Corte di Assise di Roma per l’omicidio di Daniele Di Giacomo

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PROVINCIALE Controlli dei Carabinieri a Tor Bella Monaca
Roma

Si è aperto questa mattina, martedì 21 maggio, il processo davanti alla Terza Corte di Assise di Roma per l’omicidio di Daniele Di Giacomo, il trentottenne freddato lo scorso 14 settembre a Tor Bella Monaca con diversi colpi di arma da fuoco davanti al bar tabacchi in via Paolo Ferdinando Quaglia.

L'omicidio scosse l'opinione pubblica.

L'imputato

Imputato è Valentino Ruggiero, 30 anni, accusato di omicidio aggravato dalla premeditazione per l’agguato in cui era rimasta ferita a un ginocchio anche la compagna 26enne della vittima. Secondo quanto spiegato proprio dalla donna agli investigatori, la sua vita sarebbe stata salvata dal compagno che nel momento dell’agguato avrebbe fatto scudo proteggendola. A coordinare le indagini, condotte dalla Squadra mobile, che hanno portato l’arresto è stato il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo.

L'udienza 

In apertura dell’udienza nell’aula di bunker di Rebibbia la difesa dell’imputato ha chiesto la nullità del decreto che dispone il giudizio immediato “per indeterminatezza del capo di imputazione e la restituzione degli atti al pm”. Una richiesta a cui si è opposto il pubblico ministero Ielo e che è stata rigettata dai giudici della Corte d’Assise che ha fissato la prossima udienza a luglio. Alla base del delitto ci sarebbe stato un debito di circa 20mila euro, che Ruggiero aveva ripagato solo in parte e dovuto a un danneggiamento dell’auto che aveva preso a noleggio dalla società di Di Giacomo.

Il fattore scatenante 

Ma un fattore scatenante sarebbe stato anche quello sentimentale. Il sospetto killer infatti, sottolinea il gip, nutriva ‘’più di un sospetto’’ sul fatto che la donna ferita, compagna della vittima ed ex di Ruggiero, ‘’avesse intrapreso una relazione con Di Giacomo ma che tale frequentazione fosse iniziata quando formalmente il loro rapporto era ancora in vita e, in più, fosse stata la causa della sua definitiva rottura’’. In alcuni messaggi alla nuova compagna l’indagato scriveva ‘’è guerra aperta’’ e aggiunge ‘’con questi me ce devo ammazza’.