Rieti, violenza in carcere: detenuto tenta di aggredire medico poi ferisce un poliziotto penitenziario
Sera da incubo nel carcere di Rieti: l'agente della Penitenziaria aggredito con una lametta medicato con 7 punti di sutura
Serata choc, l’ennesima, di sangue e violenza nel carcere di Rieti, da tempo al centro delle cronache per le continue aggressioni al personale di Polizia Penitenziaria che vi presta servizio.
La ricostruzione è di Maurizio Somma, segretario nazionale per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: “Nella serata di mercoledì un detenuto, già noto per le sue intemperanze, ha ferito gravemente con una lametta il Sovrintendente di Polizia Penitenziaria di turno. L’uomo, ristretto di nazionalità italiana, ha preteso, con varie scusanti, di essere visitato dal medico di guardia, il quale, coadiuvato dal Sovrintendente ed altro personale di Polizia Penitenziaria, si è recato presso la cella. Entrati all’interno, il medico constatava una simulazione di malessere da parte del detenuto, il quale, a sua volta pretendeva che gli fossero consegnati dei farmaci: al giusto e legittimo diniego del sanitario, il detenuto andava in escandescenza cercando di aggredire il medico ma l’intervento repentino del Sovrintendente ha evitato il peggio, anche se quest'ultimo ha subito un taglio profondo alla mano con una lametta (7 punti di sutura) ed ha preso un pugno alla mandibola. L'intento del detenuto, a quanto pare, era quello di ferire al collo il sanitario e solo l'intervento del personale di Polizia Penitenziaria presente ha evitato il peggio: ma, ancora una volta a pagare le spese e stato un uomo dello Stato”.
“Pene severissime per i detenuti violenti”
Per Somma, “occorrerebbe che i detenuti violenti, che pensano il carcere come luogo di villeggiatura dove poter commettere reati, vengano trasferiti immediatamente fuori regione e leggi che li puniscano severamente. Negli ultimi tempi stiamo assistendo ad un cambiamento sociale, dove il male è visto come bene e viceversa, dove all'esterno del carcere il reato è cattivo ed all'interno chi ha commesso reato sia buono. È giunto il momento di dire basta al finto buonismo, I detenuti che trasgrediscono le regole o peggio ancora che aggrediscono la Polizia Penitenziaria devono essere perseguiti a norma di legge ma soprattutto scardinati dal contesto ove si sentono appoggiati da altri reclusi amici e quindi forti di questo, non esitano a commettere altri reati”.