Roma, 200 asili nido accreditati a rischio chiusura: la legge ha un “buco”

Il Comune di Roma disattende la leggere regionale che dava tempo per l'adeguamento delle strutture. Senza accreditamento il sistema dei nidi salta

Roma
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Duemila dipendenti degli asili nido a casa, 200 strutture accreditate chiuse e migliaia di famiglie. A Roma si prepara l'apocalisse dei nidi, grazie alle “maglie” della legge della Regione Lazio che nell'individuare i requisiti “tecnico gestionali” per l'accreditamento di strutture pubbliche e private aveva previsto una norma “salva scuole” che dava ben 20 anni per i lavoro necessari.

Insomma, una legge tsnumani con un vuoto normativo regionale che nel Comune di Roma è stato trasformato in una tagliola per tutte le strutture alle quali Roma Capitale ha chiesto l'adeguamento alla nuova normativa solo dopo “il rinnovo dell'accreditamento regionale”. Insomma, un pasticcio di leggi che rischia di far chiudere tutte le strutture che non abbiano come requisito quelle di essere nuove di zecca.

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Vediamo di capire meglio: nel 2020 la Regione Lazio approva la legge 7 del 5 agosto con la quale definisce gli standard necessari ad un asilo nido ma lascia sino a 20 anni massimo per l'adeguamento, pena: il mancato riconoscimento e quindi l'accreditamento ufficiale per i Comuni ai fini delle riduzioni sulle rette previste per le famiglie che ne hanno diritto. Ma la legge nasconde un bag nell'art 57 che abroga “in maniera incoerente” la legge del 1980 che definisce i requisiti per l'accreditamento. In questo scenario di caos normativo tra vecchi asili che hanno 20 anni di tempo per mettersi in regola e nuovi asili il Comune di Roma chiede “per il rinnovo dell’accreditamento regionale l’adeguamento delle strutture alla nuova normativa introdotta dalla L.R. 7/2000, requisiti previsti esclusivamente per i soli nidi di nuova apertura, disapplicando completamente quanto previsto dall’art. 56 della stessa legge, che fissa in 20 anni la permanenza delle autorizzazioni già concesse prima del l’entrata in vigore della predetta normativa regionale e conseguentemente dei requisiti per ottenere l’accreditamento”.

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Tutto il pasticcio viene trasformato dal consigliere di Fratelli d'Italia, Antonello Aurigemma, in un'interrogazione urgente al presidente della Giunta Nicola Zingaretti, per chiedere prima dell'inizio della stagione scolastica, “quali siano le linee di indirizzo e le circolari comunicate dalla Regione ai Comuni interessati in materia di autorizzazione al funzionamento e accreditamento regionale delle strutture dell’infanzia convenzionate coi comuni ed accreditate dalla regione precedentemente all’entrata in vigore della L.R. n.7/2020; quali interventi sono stati o saranno previsti per evitare la chiusura già dal prossimo anno scolastico di oltre 200 asili nido che da molti anni forniscono alle donne lavoratrici ed alle famiglie del Lazio un servizio essenziale, evitando in tal modo la perdita di investimenti effettuati da piccole realtà produttive ed una certa crisi occupazionale per gli oltre 2000 persone che a vario titolo prestano servizio in tali strutture”.

Non c'è molto tempo e come da abitudine, il Consiglio regionale del Lazio, tra poco andrà in ferie e se ne riparlerà a settembre, quando ormai sarà esploso il caso con migliaia di ricorsi e asili che non potranno riaprire le porte.