Falcone e Borsellino, il docufilm di Ambrogio Crespi è giù cult. La serie di endorsement prima della visione

“Falcone e Borsellino”: il nuovo docufilm diretto da Ambrogio Crespi ravviva e tramanda il “fuoco della memoria” prima ancora della visione

di Alessandra Pontecorvo
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Roma Photo

Falcone e Borsellino, il film è ancora inedito ma già esplode il dibattito sull'ultimo lavoro del regista Ambrogio Crespi.

Il film, scritto Gabriella Ricotta, Nino Blando, Luigi Sarullo e Ambrogio Crespi e prodotto da TeleOne, PSC Proger Smart Communication, Biondani TMG e Digital Identity, è stato realizzato a partire da un’idea del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Palermo guidato dal professor Constantino Visconti.

Ed è proprio qui che lo scorso 19 luglio, in occasione dell’anniversario della strage di via d’Amelio, si è tenuta la primissima proiezione privata dalla quale è emerso lo spessore dell’opera sia dal punto di vista storico e narrativo che da quello strettamente cinematografico.

Gli apprezzamenti di Giorgia Meloni

Per l’occasione sono arrivati i primi, illustri, endorsement al regista, agli autori, agli ideatori e ai produttori del docufilm. Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, infatti, ha espresso il proprio apprezzamento per la produzione del docufilm, “un omaggio – ha scritto in una lettera indirizzata al Prof. Visconti – a due giganti della storia d'Italia come Paolo Borsellino e Giovanni Falcone e un prezioso strumento di approfondita ricerca storica, culturale e scientifica da parte del Dipartimento da lei diretto”.

Il riconoscimento di Mattarella

Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha riconosciuto “un grande valore civile” all’opera e all’iniziativa dell’Università di Palermo.  Meno formale ma altrettanto autorevole è l’opinione della dottoressa Lia Sava, procuratrice generale presso la Corte d’Appello di Palermo, che negli anni ha istruito e trattato il processo Capaci bis e, in grado di appello, il Borsellino quater ed i suoi derivati. Lei, che alla proiezione di Palermo era presente, ha approcciato il lavoro di Crespi in modo profondo e personale ma anche con un po’ di timore perché “quando si vuole raccontare la storia di Falcone e Borsellino – ha scritto in un articolo su LiveSicilia - l’impresa della narrazione scenica diviene titanica. Perché quella storia è sacra. Ed al sacro occorre accostarsi con cura ed umiltà. Come precondizioni indispensabili”. Ma i suoi timori si sono ampiamente dissipati al termine della proiezione: “Il Dipartimento di Scienze politiche e l’intera Università di Palermo che hanno il sacro compito di formare le nuove generazioni, ha costruito memoria e bellezza. Questa opera contribuirà a formare uomini giusti e liberi, che non dimenticheranno mai”.

Una lente diversa per le stragi di Capaci e via D'Amelio

Il valore aggiunto del docufilm di Crespi sta tutto nella scelta, sua e degli altri autori, di percorrere una strada diversa rispetto al reiterato racconto delle vicende legate alle stragi di Capaci e di Via D’Amelio e di parlare degli uomini oltre che dei magistrati. Attraverso le voci di chi quegli uomini li ha conosciuti, l’arco narrativo si sviluppa partendo dal racconto di loro bambini sui campetti di calcio fino ad arrivare poi al coraggio che ha portato entrambi, le loro famiglie e i loro più stretti collaboratori, ad intraprendere il viaggio verso la legalità. Un progetto che nasce non tanto e non solo come mero esercizio di memoria ma che punta ad alimentarne e trasmetterne il fuoco alle nuove generazioni, ai ragazzi di oggi, nati ormai molti anni dopo il 1992, che di Falcone e Borsellino hanno visto solo i murales commemorativi e ne conoscono la morte più che la vita.

Nel film il fuoco della memoria è attinto dai familiari delle vittime, dai colleghi, dai giornalisti, da investigatori, registi e professori universitari, che c’erano e sono stati capaci di trasmettere ai più giovani l’orgoglio, l’emozione e la fierezza di aver condiviso un pezzo di strada con i due magistrati.

Quando due uomini scelgono di essere eroi

In un momento storico in cui cinema e televisione propongono, soprattutto ai più giovani, il mito del criminale, “Falcone e Borsellino – il fuoco della memoria” non contrappone una generica visione dell’eroe che combatte i cattivi di turno come se fosse un alieno venuto da lontano e dotato di super poteri. Al contrario, questa narrazione dà la misura di come ogni uomo può scegliere di essere un eroe e chiama lo spettatore a decidere da che parte stare raccontando la quotidianità di due Uomini che fin da quel campetto di calcio avevano chiaro in mente che sarebbero stati dalla parte giusta della storia.