Roma povera, tutto come previsto dalla Cgil: Di Cola, scacco al caro vita
Il segretario Cgil di Roma e Lazio traccia l'agenda del 2024: "Rocca? Tanti annunci e pochi fatti. Gualtieri deve fare di più"
Aumentano le tariffe telefoniche, quelle autostradali, la coda dell'inflazione e tutti i costi aggiuntivi finiscono sulle persone mentre gli stipendi non salgono, e se salgono sono già divorati dal caro vita. A Natale Di Cola, segretario della Cgil di Roma e del Lazio, affaritaliani.it ha chiesto quale 2024 aspetta i romani e i cittadini del Lazio.
Di Cola, i dati economici di Roma dicono che la povertà reale è in drammatico aumento, mentre continua l'erosione degli stipendi del ceto medio, ormai a rischio scomparsa. Cosa ne pensa?
“Due anni fa abbiamo lanciato l’allarme sul caro vita a tutte le istituzioni che, sommato alla precarietà del lavoro e ai bassi salari, avrebbe portato ad una crescita esponenziale della povertà. Così è stato. Sempre più persone per far quadrare i conti hanno tagliato le spese, prima fra tutte quelle legate all’istruzione, soprattutto universitaria, dei propri figli, fino ad arrivare a dover scegliere se pagare la bolletta della luce o fare la spesa. In questi anni le istituzioni, quando è andata bene, hanno messo in campo delle soluzioni tampone -estremamente limitate- ma soprattutto fingono di non capire le ragioni dell’aumento della povertà e dell’emergenza sociale, che ora nel 2024 rischia di esplodere in tutta la sua portata. Se non si interviene immediatamente sempre più cittadine e cittadini rischiano di diventare poveri pur lavorando, un fatto gravissimo che cambia la vita delle persone e svalorizza il lavoro. Nel tempo sono state erose le risorse economiche a disposizione di individui e famiglie di Roma. Il costo delle spese obbligate e delle tasse e imposte locali per una famiglia a Roma è aumentato da €12.000 nel 2000 a€20.200 nel 2023”.
Le azioni intraprese da Cgil e dagli altri sindacati rispetto ai dipendenti del pubblico impiego, in particolare per i dipendenti di Comune e Regione?
“Abbiamo fatto il nostro dovere rinnovando i contratti integrativi per diverse amministrazioni pubbliche ma questo non è sufficiente per dare risposte alla perdita del potere di acquisto di migliaia di lavoratrici e lavoratori. Manca un vero piano di assunzioni per colmare i tagli degli ultimi decenni e una visione strategica per rilanciare le pubbliche amministrazioni della nostra regione: poca innovazione, pochi investimenti su formazione e innovazione tecnologica, pochissimi investimenti per valorizzare le professionalità oggi presenti. Se non si punta sul potenziamento dei servizi pubblici aumenteranno le diseguaglianze e non potrà esserci un vero rilancio della nostra Regione. Anche lo sviluppo economico è frenato dal mancato rilancio della PA locale, consideri che un nostro approfondimento realizzato poco tempo fa su dati della Comunità Europea confrontando i territori europei maggiormente performanti in termini di sviluppo economico negli ultimi venti anni fa chiaramente emergere che uno dei tre fattori fondamentali di successo risulta essere l’efficienza e l’efficacia della PA locale”.
E per le partecipate?
“Serve un grande progetto di riassetto di tutte le partecipate che punti sull’innovazione e sulla qualità del lavoro allargando il perimetro pubblico dei servizi offerti ai cittadini. La scelta del Comune di Roma di internalizzare i servizi svolti oggi dalla Multiservizi sono un esempio virtuoso da proseguire. Servono idee forti per una gestione in chiave industriale di importanti servizi pubblici come il trasporto pubblico locale e la gestione dei rifiuti che non possono essere gestiti in chiave municipalità. Da tempo proponiamo la realizzazione di una azienda e di una agenzia unica regionale pubblica per il trasporto e la realizzazione della prima multi utility dell’economia circolare pubblica per una vera implementazione dell’economia circolare anche a Roma e nel Lazio”.
Per i precari e per il sistema privato cosa ha messo in campo il sindacato?
“Tanti sono gli accordi sottoscritti dal sindacato per superare la precarietà nei luoghi di lavoro pubblici e privati. Solo per fare un esempio grazie alla mobilitazione del sindacato in questi anni sono stati migliaia gli operatori della sanità pubblica che hanno visto stabilizzare il loro contratto. Ma sono ancora troppe le persone per cui il lavoro è sinonimo di precarietà e bassi salari. Il Lazio è la regione dove il lavoro è più precario un dato che non si può tralasciare e che sarà al primo punto delle nostre rivendicazioni anche nel 2024, un dato che è fortemente influenzato dai processi di esternalizzazione dei servizi realizzati tra gli anni ’90 e primi anni 2000 dalla PA centrale e Locale e dalle grandi aziende di Roma che ha frammentato i processi produttivi e condizionato i comportamenti assunzionali delle PMI appaltatrici attraverso la pratica indiscriminata del massimo ribasso”.
Coppotelli Cisl ha lanciato la sfida: iscritti alla Cgil, crescita o diminuzione tra lavoratori attivi e pensionati?
“Come certificato recentemente dalla Regione Lazio la Cgil è il primo sindacato della nostra Regione. La vera sfida che abbiamo davanti è come dare maggior ruolo e protagonismo alle lavoratrici e ai lavoratori che liberamente scelgono di iscriversi al sindacato. In assenza di una legge sulla rappresentanza purtroppo troppe volte la volontà dei lavoratori non è presa in considerazione nelle scelte che incidono sulla loro vita lavorativa. In troppi casi sindacati che non rappresentano nessuno firmano contratti che peggiorano le condizioni delle persone. Mi piacerebbe che su questo ci fosse maggiore unità tra CGIL CISL UIL per arginare questa deriva”.
E' vero che nel sistema privato c'è timore di iscriversi al sindacato?
“Dove c’è precarietà, mancanza di diritti, dove le lavoratrici e lavoratori sono più ricattabili e sempre più difficile unirsi per difendersi e far valere i propri diritti ed è proprio lì che il sindacato deve stare, dove è più difficile. L’esperienza ci insegna, come avvenuto in tempi più recenti ad Amazon e tra i rider, che la forza delle lavoratrici e dei lavoratori organizzati riesce sempre a spuntarla. Ovviamente il mondo del lavoro e il tessuto produttivo in continuo cambiamento impone anche a noi di cambiare per essere all’altezza delle sfide che le lavoratrici e i lavoratori ci pongono”.
Francesco Rocca aveva promesso di abbassare l'Irpef più alta d'Italia poi quando ha visto i conti della Regione ha capito che era una “burla”; le nuove aliquote Irpef del Governo Meloni penalizzano il ceto medio. Poi c'è Roberto Gualtieri che col deliberone di Natale ha aumentato i servizi del Comune dai diritti di segreteria, ai funerali, sino alla pipì nei bagni pubblici. E' il solito gioco dello Stato che fa finta di abbassare le tasse e poi scarica tutto sugli Enti Locali?
“Il Governo Meloni ha varato una manovra finanziaria sbagliata che non affronta le vere sfide del paese, penalizza gli enti locali e non dà risposte ai problemi di lavoratori e pensionati. Una finanziaria che disegna una idea di paese che non condividiamo e contro cui abbiamo proclamato uno sciopero generale a novembre. Rocca e Gualtieri nei loro bilanci non invertono il segno meno della manovra nazionale e anzi in taluni casi peggiorano le condizioni delle persone. Sull’addizionale regionale all’irpef, grazie alla nostra mobilitazione, Rocca è stato costretto ha sottoscrivere un accordo che nel 2025 abbasserà le tasse a 2 milioni di cittadini con redditi fino a 35.000 euro. Il 22 gennaio ci sarà un incontro anche con Gualtieri sullo stesso tema per dare risposte alle cittadini e i cittadini che anche nel 2024 saranno i più tartassati d’Italia”.
Perché Comune e Regione non hanno mai fatto una spending review?
“I tagli che hanno subito negli ultimi anni Regione e Comune sono stati imponenti. Sicuramente si può migliorare la qualità della spesa pubblica ma il Comune e la Regione in questi anni hanno pagato le scelte politiche sbagliate del Governo nazionale che hanno umiliato il Lazio e la Capitale del Paese a partire dalla follia amministrativa realizzata dal Governo Berlusconi e dal Sindaco Alemanno di portare il debito storico di Roma fuori bilancio nella struttura commissariale. Non c’è paese al mondo che non investa sulla propria capitale, solo da noi non esiste una norma con cui finanziare le funzioni di capitale. È mai possibile? Speriamo che il 2024 sia l’anno giusto per la riforma di Roma Capitale”.
Come sono i rapporti con Rocca?
“Troppi annunci e pochi fatti. Il 2024 la sanità, le politiche di sviluppo ed il rilancio dell’industria laziale saranno il vero banco di prova per Rocca. Se vorrà rilanciare i servizi pubblici e dare risposte concrete ai cittadini, rilanciare la cabina di regia per la gestione degli investimenti e condividere le scelte strategiche per il futuro della Regione faremo la nostra parte avanzando proposte ed idee come fatto recentemente sulle politiche industriali Se invece proseguirà nel solco del 2023 dove si va avanti ad annunci, si pensa di privatizzare la sanità ed evitare qualsiasi confronto sulle trasformazioni in atto nella regione ci faremo sentire non escludendo la mobilitazione”.
E con Gualtieri?
“L’amministrazione Gualtieri sta arrivando alla metà del suo mandato. Sono diverse le intese che sono state raggiunte ma rimangono tanti i nodi aperti e le scelte che non abbiamo condiviso. La città si avvia a realizzare attraverso i fondi del Pnrr e del Giubileo un grande e necessario processo di manutenzione straordinaria di cui si sentiva il bisogno da oltre venti anni ma per cambiare la città è necessaria una visone strategica del futuro di Roma che ad oggi è ancora assente. Esiste una profondissima differenza tra manutenzione e cambiamento. Trasporti Pubblici e Sistema della Mobilità, Sistema dei Rifiuti e Decoro della città restano i problemi più urgenti e finora irrisolti strutturalmente su cui occorre investire guardando con attenzione alle innovazioni disponibili nel mondo e alle soluzioni attuate dalle altre grandi metropoli globali rivolgendo grandissima attenzione alle zone urbane che si trovano a cavallo del GRA e che soffrono la maggiore carenza di servizi e infrastrutture sociali. Serve uno scatto in avanti per passare da singole intese alla condivisione di un progetto che può davvero cambiare il volto della città. Il patto per il lavoro e lo sviluppo doveva essere già firmato da tempo nelle prossime settimane capiremo se anche qui dalle promesse si passare ai fatti.
Le principali emergenze del 2024
“Lotta alla povertà, lavoro di qualità e sicurezza della vita nelle zone periferiche della città dove malaffare e criminalità organizzata stanno affondando profonde radici ai danni delle imprese regolari e dei cittadini onesti. Su questi due temi e sul potenziamento dello stato sociale concentreremo le nostre iniziative nel 2024. Bisogna dare sollievo alle troppe persone che soffrono nella nostra regione perché non riescono a far fronte ai propri bisogni”.
E lo scenario di Roma alla vigilia del Giubileo?
“Va superata quella visione che vede il Giubileo esclusivamente come un evento. Va costruita una coscienza collettiva che porti ad un vero e proprio Giubileo dei cittadini. Una visione che tenga insieme le opere pubbliche il turismo e gli effetti che queste trasformazioni avranno sulla città. Senza partecipazione di tutta la comunità e senza cambiamenti reali per la vita delle persone il Giubileo rischia di essere l’ennesima occasione mancata per la Capitale”.