Russia-Ucraina: chi è Matteo Zuppi, il cardinale romano in guerra per la pace
Ritratto anticonvenzionale del cardinale Matteo Maria Zuppi: figlio di un giornalista, da Palestrina a Kiev: presto il faccia a faccia con Putin
Da poche ore è rientrato dalla missione di pace a Kiev l’inviato di papa Franceso, il cardinale Matteo Maria Zuppi. Nonostante l’impegno del cardinale, i risultati per arrivare ad un “cessate il fuoco”, dopo l’incontro con il presidente Ucraino Volodymyr Zelensky non sono incoraggianti. Ma chi è il cardinale Zuppi?
E' figlio di un giornalista vaticanista Enrico Zuppi e nipote del cardinale Carlo Confalonieri che è stato decano del Collegio Cardinalizio. Ha frequentato il liceo Virgilio dove ha sostenuto la maturità, baccalaureato alla università Gregoriana e laurea in lettere e filosofia alla sapienza e nel 1981 ordinazione sacerdotale a Palestrina.
L'imprinting sociale di Andrea Riccardi e Sant'Egidio
Per alcuni versi il tratto distintivo di Zuppi lo ha acquisito grazie alla collaborazione nella Comunità di Sant’Egidio, con il fondatore Andrea Riccardi. È da allora che Zuppi si occupa dei più deboli e dei meno fortunati. Non ha cambiato Zuppi, anche ora che è “principe” della Chiesa, Cardinale Presbitero di San Egidio, Arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, rimane un sacerdote della “strada” e i suoi amici sono gli “ultimi” che però, ricordiamolo, sono quelli, almeno per gli insegnamenti evangelici, più vicini al Padre Celeste.
Già dopo l'incontro tra Francesco e Zelensky i contorni della missione impossibile
Ma torniamo alla mediazione per la guerra: già dopo l’incontro tra Zelensky e Papa Francesco si era capito che l’opera mediatrice del Vaticano non sarebbe stata cosa facile. Forse addirittura una missione impossibile. C’è però da dire che pur tra mille difficoltà si ha il dovere di continuare a chiedere e “combattere” la battaglia della pace. Zuppi ha dalla sua l’esperienza accumulata nelle trattative per la pace in Mozambico dove è stato impegnato con la Comunità di Sant’Egidio.
L'Ucraina non è il Mozambico e non c'è Sant'Egidio
Purtroppo, la partita che si sta giocando in Ucraina è ben più complessa di quella che Zuppi dovette affrontare in Africa con Andrea Riccardi quando riuscì a far firmare tra il Governo e il Fronte di Liberazione del Mozambico, guerra che durava da decenni. Ora gli interessi strategici, geopolitici ed economici, sono immensi e non tutti confessabili. Per alcuni versi la situazione è simile a quella che papa Benedetto XV dovette affrontare durante la Prima guerra mondiale, quando a dispetto delle vite umane spezzate a milioni e alle inenarrabili sofferenze dei soldati su tutti i fronti, non ci fu mezzo per arrivare ad una sospensione del conflitto. A nulla valsero, allora, gli inviti del Papa a smettere una guerra tanto terribile: gli appelli e le azioni della Santa Sede vennero snobbati se non apertamente avversati anche perché quella fu una guerra combattuta e sostenuta da fini ed interessi giganteschi. L’unico che volle ascoltare le parole del pontefice fu l’ultimo imperatore austro-ungarico, oggi beato, Carlo I d’Asburgo.
"L'inutile strage" di Benedetto XV risuona
E non sono stati pochi gli esperti che nelle scorse ore hanno voluto paragonare le accorate parole di Zuppi di ritorno da Kiev, “Porto con me il dolore della gente e dei bambini”, con quelle di papa Benedetto XV, che definì la Prima guerra mondiale “l’Inutile Strage”. Nonostante lo stallo, Francesco I e Zuppi, non demordono. A sostenerli è certamente la fede in Cristo. Per cui dopo che in queste ore papa e cardinale si saranno confrontati, Zuppi potrebbe volare a Mosca e continuare l’opera di mediazione giocando una partita a scacchi nella così detta “Terza Roma” (Mosca) dove il mite ma deciso presbitero romano, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, potrebbe riuscire a raccogliere positivi ed insperati frutti. Questo anche perché, mentre a Kiev si nicchia sulla mediazione vaticana a Mosca, almeno all’apparenza, si è più disponibili ad accettare un intervento della Santa Sede.