Sono pazzi questi romani: stipendi bassi ma mai cambiare. Come Checco Zalone
L'indagine Changes-Unipol elaborata da Ipsos descrive il sogno dei romani di guadagnare di più. Ma non cercano un nuovo lavoro
SPQR: sono pazzi questi romani. Quasi cinque su 10 sono insoddisfatti del proprio lavoro e dello stipendio che ricevono dalla loro azienda e, contemporaneamente la stessa percentuale, il 40% si sogna bene di cercarne un altro.
Pochi, maldetti e certi è infatti il motivo per cui molti romani non si affannano a migliorare la condizione professionale ed economica e fanno saltare gli schemi ai sondaggi come quello realizzato da Changes Unipol, elaborata da Ipsos, sul mercato del lavoro a Roma e sulle sue nuove tendenze.
Le piccole bugie degli intervistati
Studio che ben evidenzia la tendenza a lamentarsi senza cercare di cambiare, ma con gli intervistati che “mentono sapendo di mentire”. E quarto perché Roma ha storicamente la percentuale più alta di dipendenti pubblici tra Enti e Ministeri e al contempo le azienda comunai assorbono una fetta della forza lavoro, tra Comune e e partecipate. La semplice somma di Atac, Ama, Cotral, nonché di Regione Lazio e enti e società controllate, garantisce sì stipendi più bassi del mondo privato, ma anche l'insieme delle certezze che derivano dal posto fisso: dalle progressioni di carriera e stipendio garantire per accordi sindacali, sino alla certezza del giorno 17 di ogni mese che a Roma si venera come un santo religioso e che prende il nome di San Paganino. Insomma, nella città dove si ambirebbe di più il modello sembra quello di Checco Zalone nel celebre film record d'incassi, Quo vado.
Ma vediamo allora quanto sono pazzi i romani
Dunque, il 49% dei lavoratori romani è scontento della propria retribuzione ed appena l’1% dei rispondenti si definisce, invece, “molto soddisfatto” (dato più basso in Italia). Oltre 4 romani su 10 non sono contenti del proprio lavoro, ma, al contempo, solo il40% dei capitolini è alla ricerca di una nuova occupazione (la percentuale più bassa in Italia).
Tra i principali motivi per lasciare il posto di lavoro, al primo posto, svetta la retribuzione non adeguata, indicata dal 43% dei rispondenti: si tratta anche della percentuale più alta rilevata in Italia (la media nazionale è del 31%). Stipendio più alto (59%), importanza del nuovo ruolo (37%) e vicinanza a casa (33%) sono invece i tre driver principali per la scelta del nuovo lavoro. In tema di smart working, la modalità di lavoro preferita risulta essere quella ibrida (53%), che quasi doppia il lavoro al 100% in presenza (27%) e stacca il lavoro completamente da remoto (20%).
Complessivamente, il 69% dei romani è soddisfatto del proprio work-life balance (ma di un punto percentuale sotto la media italiana del 70%) e 1 su 3 è disposto a rinunciare ad una piccola parte della retribuzione per migliorarlo ulteriormente. Per la settimana corta è boom di consensi, l’88%.
"Vorrei cambiare ma è meglio restare"
Ma quali sono i principali motivi per lasciare l’attuale posto di lavoro? Non sorprende, quindi, che al primo posto, per i romani, svetti la retribuzione non adeguata, indicata dal 43% dei rispondenti: si tratta anche della percentuale più alta rilevata in Italia (la media nazionale è del 31%). Al secondo posto c’è la ricezione di un’offerta di lavoro migliorativa e particolarmente allettante, indicato come valido motivo dal 39% del campione. Segue con il 23% l’esigenza di conciliare lavoro e vita privata e di avere maggior tempo per sé e per la famiglia. Rilevante anche la scarsa capacità dell’azienda di motivare i dipendenti e di farli identificare nei valori aziendali: problema indicato dal 17% dei rispondenti (dato più alto in Italia) con un delta di ben 6 punti percentuali rispetto alla media nazionale (11%).