Te la do io la Democrazia Cristiana: i diari di Ettore Bernabei libro cult

Da Gronchi ad Andreotti: politico, giornalista, manager di stato: raccolti gli appunti di Ettore Bernabei. In pieno stile “toscanaccio” taglia e cuce

di Patrizio J. Macci
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Ettore Bernabei
Roma

Ettore Bernabei ha avuto quattro vite: giovanissimo direttore del quotidiano della Dc Il Popolo, direttore della Rai fino al 1974 a cui segue il trasferimento alla direzione generale dell’Italstat, una finanziaria a partecipazione statale, fino all’abbandono di ogni incarico pubblico con la fondazione della sua società di produzioni televisive la Lux Vide.

La famiglia Bernabei dopo la scomparsa nel 2016 ha deciso di rendere pubbliche le sue carte, iniziando dai diari privati. Il primo volume (Ettore Bernabei- DIARI Tra giornalismo e impegno politico 1956-1960 Rubbettino editore) è stato presentato alla presenza di Walter Veltroni, Pierluigi Castagnetti, Agostino Giovagnoli, Rosy Bindi e del curatore Gianni La Bella.

Fanfani e Moro: gli appunti mai resi noti

“Il volume -ha introdotto Nadia Zicoschi- è un backstage della vita del partito per il quale Bernabei ha operato instancabilmente per tutta la vita, la Democrazia cristiana”. Un diario serale al quale Bernabei appuntava per se stesso un sommario resoconto della giornata, senza tralasciare nulla e con lo stile ruvido dei toscani. Frammenti di storia nei quali ricorrono sopratutto due leader: Fanfani, del quale fu consigliere e mentore ma mai ghostwriter, e Moro.

Papi, cardinali, Gronchi e Andreotti

Ma c’è spazio per tutti i protagonisti della storia italiana di quel periodo nelle sue pagine: Gronchi, Andreotti, un paio di papi, cardinali in ordine sparso. Bernabei è un instancabile e sottile tessitore di trame: lavora dodici ore al giorno, riceve e parla con decine di persone lasciando al privato serale il momento dell’analisi e dello sfogo. Ma quando lascia andare la penna sull’agenda è impietoso.

E i capitani di industria diventano "padroni"

Si susseguono valutazioni sui rapporti tra i “cavalli di razza della Dc”, giudizi sulla politica estera, il racconto di missioni in Vaticano. Il giornalista toscano si confronta senza pregiudizi tenendo sempre dritta la barra della propria fede religiosa che lo porta a sottolineare anche linguisticamente le sue certezze incrollabili. Chiama i capitani d’industria “padroni” e le persone per le quali si impegna “la povera gente”. E’ un momento storico epocale per l’Italia, il passaggio dal Centrismo al Centrosinistra maldigerito dalle gerachie vaticane. Bernabei media, taglia e cuce senza mai perdere la speranza anche quando tutto sembra precipitare. Le sue pagine sono una meraviglia dal punto di vista dello stile, della cultura e della visione del mondo. A trentacinque anni sbrogliava matasse che avrebbero fatto impallidire politici consumati.

La curatela del volume del professor La Bella conferisce al lavoro una veste editoriale che lo inserisce di diritto nei manuali obbligatori ad uso del politico del Terzo Millennio: indice dei nomi, amplia bibliografia e note esplicative.