Termovalorizzatore Roma alla scadenza Vas, ma la l'Ue finanzia l'idrogeno

A Fratelli d'Italia non piace il mega inceneritore; Confindustria sorride ai 194 milioni che il Mise ha dato per il riciclo chimico dei rifiuti

Roma
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Termovalorizzatore Roma, il 30 settembre evocato da Roberto Gualtieri per la scadenza della Valutazione di impatto Strategico è arrivato ma il piano del Comune di Roma per chiudere dieci anni di emergenza rifiuti è a rischio dopo le elezioni che hanno visto il trionfo del centrodestra.

Due sono gli scenari che fanno tremare le vene dei polsi al Comune: quello politico con FdI al Governo e con il capogruppo in Consiglio, Andrea De Priamo, ora deputato da sempre freddo nei confronti del termovalorizzatore, e l'Unione Europea, contraria a impianti di combustione che, con la “manina occulta”, riempie di fondi Mise una società per studiare e realizzare un impianto di distruzione chimica dei rifiuti e di produzione di idrogeno.


 

Il dato politico la dice lunga sulle difficoltà che Gualtieri deve prepararsi ad affrontare. Basta rileggere gli interventi di Andrea De Priamo, “Nessuna contrarietà alla delega romana nella lite tra Pd e 5 Stelle, servono strumenti diretti per la gestione di un dramma. Noi siamo Contrari a quel termovalorizzatore per la vecchiaia dell'impianto e per le dimensioni”. Poi c'è il tema della nomina del sindaco a Commissario sulla quale potrebbe essere possibile un dietrofront del nuovo Governo, visto che il progetto del Termovalorizzatore è figlio della struttura del ministero dell'Ambiente uscente e nella “regia romana” c'era la manina dell'ex capo di Gabinetto, Albino Ruberti.

Il Mise finanzia il progetto NextChem antagonista dell'inceneritore

Poi l'Unione Europea. Attraverso il Fondo Ipcei, gestito direttamente dal ministero per lo Sviluppo Economico, che supporta progetti di interesse europeo, la scorsa settimana la società NextChem, la società del gruppo italiano Maire Tecnimont, ha avuto in dote 194 milioni di ero di finanziamento a fondo perduto per la realizzazione di un impianto di gestione dei rifiuti non differenziati, attraverso il riciclo chimico, e per la generazione di idrogeno. Il progetto si chiama waste-to-hydrogen e porta la firma di Assorisorse e Assoambiente, società emanazione di Confindustria, con la benedizione del Cnr che, a pochi chilometri da Roma, produce idrogeno a titolo sperimentale per alimentare per ora automobili. E waste-to-hydrogen , a differenza del Piano Gualtieri ha già i soldi in tasca e un'esperienza internazionale di Maire Tecnimont nella gestione dell'energia e dell'ambiente.

Quadratura del cerchio? Più che un cerchio quello che sta per stringersi intorno al Comune di Roma è una specie di assedio che punta a far fallire il megatermovalorizzatore di Santa Palomba, in favore del piano “idrogeno”. Lo ammettono gli stessi progettisti di NextChem che scrivono: “Waste-to-hydrogen prevede di valorizzare 200mila t/a di rifiuti solidi non riciclabili, da cui ottenere inizialmente 1.500 t/a di idrogeno e 55mila t/a di etanolo, un alcol dagli innumerevoli utilizzi, che spaziano dalla produzione di plastiche alla difesa delle colture dalla siccità. Nel progetto romano, la produzione di idrogeno crescerà poi in funzione dell’evoluzione della domanda, fino a 20mila t/a, riducendo proporzionalmente i volumi di etanolo”.

Top secret la localizzazione dell'impianto di trattamento chimico

L'unica incognita è rappresentata dalla localizzazione dell'impianto che resta top secret. Eliminata ufficialmente la possibilità di inserirlo nella struttura Cnr de La casaccia, è partita la caccia al luogo ideale. A differenza di Santa Palomba nel silenzio assoluto.

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