Termovalorizzatore Roma, “Un progetto senza viabilità: il giudizio è sospeso”
Pasquale Calzetta del Comitato Roma Territorio Santa Palomba interviene sul progetto del termovalorizzatore: “Zero studi sull'impatto nel territorio”
di Pasquale Calzetta
La scelta di costituire l’Associazione “Comitato Roma Territorio – Termovalorizzatore Sostenibile Santa Palomba – Polo Intermodale” con atto notarile nasce dalla consapevolezza di dare a questo strumento piena legittimità e autonomia per affrontare la valutazione del progetto Termovalorizzatore fuori da ogni possibile condizionamento .
Fin dall’inizio siamo stati molto scettici sulla scelta del posto per la realizzazione del termovalorizzatore di Roma, in quanto inserito all’interno di un contesto già delicato di suo, territorio di 4 Comuni confinanti con problematiche simili alla periferia dell’hinterland romano. Va comunque dato atto che per quanto riguarda l’impianto, la tecnologia ha fatto grandi passi in avanti ed è indubbio che ci sono termovalorizzatori funzionanti in tutto il mondo e anche in Italia soprattutto al nord.
Il progetto dell'impianto non considera il territorio in cui dovrebbe sorgere
Quindi non siamo contrari ad utilizzare queste tecnologie, se di ultima generazione, per la gestione dei rifiuti ma restiamo scettici sulle soluzioni del contesto in cui tale impianto è stato inserito. Nello specifico, prima di dare una valutazione complessiva vogliamo capire quali soluzioni tecniche vengono proposte rispetto a tematiche oggettive che ci sono e su cui non viene fatta menzione nel progetto complessivo dell’impianto. Fino ad oggi vari comitati e anche alcune amministrazioni comunali hanno presentato ricorsi per via giudiziaria sia al TAR che al Consiglio di Stato senza però ottenere grandi risultati per impedire la realizzazione del progetto. Tra l’altro non ha certo aiutato, creando tanta confusione nei cittadini, aver parlato sempre di “inceneritore” quando si sta realizzando un “Termovalorizzatore”, che al di là della finalità comune, quest’ultimo gode di una tecnologia a valore aggiunto, grazie alla cogenerazione che ne deriverà per la produzione di energia e acqua calda da immettere nelle reti cittadine e non solo, per l’elettricità ed il riscaldamento.
Pertanto l’analisi non va ristretta solo all’impianto, ma su tutto quello che questo comporterà nell’intero quadrante che ricomprende decine di migliaia di cittadini all’interno dei Toponimi di Villa Balbotti, Palazzo Morgana, Fosso di Santa Palomba, inoltre 900 imprese e 11.500 lavoratori dell’area industriale.
E nell'area c'è il progetto dell'Interporto
Contemporaneamente l’Area è interessata da un ulteriore intervento (Interporto), che se governato nella sua progettualità correttamente, potrebbe imprimere un deciso balzo in avanti nelle dinamiche logistiche dell’intero Centro Italia con ricadute positive anche per i residenti. Un eventuale sbilanciamento della struttura intermodale verso l’utilizzo massivo della frazione da destinare all’impianto di termovalorizzazione, decreterebbe la capitolazione complessiva a servizio delle imprese manifatturiere industriali ed anche come mezzo di trasporto da e per la città di Roma. Il progetto deve essere inserito per forza di cose in un contesto infrastrutturale, industriale e residenziale già esistente che necessita, proprio per l’importanza dell’opera, di una visione a 360° che possa integrare aspetti di accessibilità, di sostenibilità, oltre a misure compensative che ne consentano un riflesso su tutto questo quadrante. Una armonizzazione con il tessuto residenziale e produttivo è condizione essenziale per una accettazione completa della proposta che se correttamente impostata potrebbe rappresentare una occasione per il corretto riassetto dell’intera area.
Vanno identificate opere ed interventi di compensazione che possono essere intraprese al fine di migliorare le condizioni dell'ambiente interessato, riqualificando il territorio con una risorsa considerata equivalente che, nel caso di queste opere, può essere una risorsa ambientale ma anche sociale o economica.
Questi gli impatti da analizzare:
- Valutazione dell’abbattimento di emissioni e scarichi, la produzione di rifiuti a fine trattamento
- valutazione degli effetti ambientali nel tempo
- valutazione degli effetti sulla salute della popolazione nel tempo
- mitigazione dell'impatto visivo
- mitigazione rumore
- mitigazione effetti costruzione
- mitigazione degli effetti del traffico
- mitigazione dei consumi di risorse
- Rischio sismico: la zona dei Castelli Romani, è classificata zona sismica 2B
- Effetti economici e valorizzazione dell’area
il dibattito sulle strade che sono già sature
Il tema viabilità è il cuore dell’intero progetto, la sua sostenibilità ne deve fare la leva per la sua riuscita. Raggiungere Santa Palomba è impresa ardua già oggi. L’Ardeatina è ormai satura, ed i colli di bottiglia sono fortemente penalizzanti per l’intero sistema. La realizzazione ad esempio del passante del Divino Amore verso via di Fioranello è indifferibile. Unica arteria utilizzabile per tipologia di sezione stradale è la Laurentina ed il suo collegamento naturale è Via di Valle Caia (con allargamento indispensabile), tale opera è fondamentale per qualsiasi altro progetto, rappresentando l’eventuale back up a soluzioni intermodali. Esistono fondi già disponibili per la realizzazione dell’opera che ricade nel Comune di Pomezia, così come l’area potenzialmente destinata all’ampliamento dell’area intermodale.Sostanzialmente esistono due concrete possibilità sul tappeto rappresentate dalla presenza dell’arteria ferroviaria Roma-Napoli con le stazioni di Torricola (Comune di Roma) e di Pomezia-Santa Palomba.
La prima sebbene a ridosso del G.R.A., rappresenterebbe la soluzione più lineare e potenzialmente priva di impedimenti, ricadendo all’interno delle competenze del Comune di Roma, con un’area in disuso dell’Aeronautica Militare di circa 13 ettari a ridosso della ferrovia. La seconda sebbene in area prossima all’impianto, ricade nel Comune di Pomezia. Al netto delle risultanze tecniche che emergeranno dagli studi richiesti a Rete Ferroviaria Italiana, che forniranno il quadro di compatibilità sull’utilizzo dell’anello ferroviario per il trasporto di ecoballe, restano forti perplessità in ordine ad un uso promiscuo e massivo della rete ferroviaria interessata da un intenso traffico di cittadini romani, pendolari e turisti, nonché di lavoratori che si muovono su quella linea. Oltre al tema delle aree di trasferenza prossime alla ferrovia, della tenuta infrastrutturale dei carichi sulla rete, vi è un tema fondamentale legato alla non remota probabilità di contaminazioni di materiale disperso, che imporrebbe bonifiche in esercizio, incidendo sulla regolarità del servizio passeggeri.Le rotture di carico dettate da un utilizzo urbano dei treni comporterebbero dei costi improponibili, che si rifletterebbero economicamente in modo esasperato sulla collettività.
Le operazioni di carico e scarico dei treni, il trasbordo intermodale su gomma, oltre alla intrinseca complessità, necessiterebbe di aree di manovra che interverrebbero a ridosso delle attuali stazioni dedicate ai passeggeri.Questi solo alcuni problemi che il progetto, qualora si voglia portare avanti, dovrà risolvere con soluzioni che possano, non solo convincere i cittadini ma anche essere veramente soluzioni percorribili.
Le legittime preoccupazioni dei cittadini
Ecco la nostra funzione sarà quella di studiare le eventuali soluzioni e dare un giudizio fuori da ogni strumentalizzazione cercando di fare un servizio alla collettività. In questi giorni sto ricevendo tante telefonate di semplici cittadini che vogliono informazioni, che non sono apertamente contrari al progetto ma che vogliono capire sulla base di proposte chiare. La nostra quindi non è una operazione dirigista ma vogliamo interpretare questa richiesta di informazioni che ci arriva dal territorio.
Questa chiarezza non si è ancora palesata perché a molte domande ancora non vi sono risposte, si è spostato tutto sul solo progetto senza alzare lo sguardo sul resto che è la parte più importante e i cittadini non riescono ad avere un’idea chiara. Vogliamo essere cassa di risonanza di questi cittadini pensanti che non hanno idee preconcette ma vogliono sapere quali soluzioni vengono proposte e quali miglioramenti ci potranno essere per questo importante territorio. La prossima campagna elettorale, in particolare per il Comune di Roma, sarà segnata da questo argomento, vedremo se l’attuale proponente sarà stato in grado di risolvere le problematiche che abbiamo qui esposto.
Lo senario horror: un termovalorizzatore in funzione senza infrastrutture
Lo scenario peggiore che potremmo avere è quello di vedere il termovalorizzatore in funzione senza aver realizzato alcuna infrastruttura viaria, avendo quindi l’Ardeatina nella condizione in cui è adesso con il blocco dell’intero quadrante. Un po' come è successo per alcuni quartieri realizzati a Roma dove arrivavano i cittadini nei palazzi costruiti senza però il completamento delle fognature e degli allacci primari. A quel punto certamente i cittadini avrebbero tutte le ragioni per scendere in strada e noi con loro.
Al contrario l’impianto di termovalorizzazione può veramente chiudere il ciclo dei rifiuti ma può rappresentare una spinta alla conoscenza ed alla consapevolezza per le nuove generazioni di quello che implica il consumo ed i suoi riflessi fisiologici a monte ed a valle della sua intera catena. L’intera Area può diventare un laboratorio di studio e ricerca aperta agli studenti che ne possono usufruire per accrescere le loro competenze in un contesto di sostenibilità urbana ed industriale. La realizzazione di un Living Hub aperto alle scuole ed all’università, potrebbe accrescere il senso e la responsabilità sociale dell’impresa a servizio di questa comunità.
Pasquale Calzetta, Presidente dell’Associazione
Roma Territorio Termovalorizzatore Sostenibile Santa Palomba Polo Intermodale