Unità d'Italia, Camillo Benso conte di Cavour è innocente. Il verdetto della giuria de La Storia a Processo

Il Direttore Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Francesco Tufarelli, entra nella parte e convince i giurati. Sconfitto il piemme Antonia Giammaria

di Nicoletta Aprile
Roma

Camillo Benso, Conte di Cavour, è innocente! L’ha deciso a gran maggioranza il pubblico ieri sera, al Teatro Parioli Costanzo, al termine di un accesissimo dibattimento processuale. Sul banco degli imputati sedeva un vivace Cavour, pieno di spirito e di disinvoltura nell’offrire al pubblico una testimonianza di impegno e sacrificio per la causa unitaria.

A impersonarlo, il Direttore Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Francesco Tufarelli, applaudito, tra gli altri, dagli studenti dell’Università Luissi Guido Carli, che hanno animato la giuria popolare anche in quest’occasione.

Il format compie 10 anni

È stato sorprendente assistere a un processo così capace di educare, smuovere e divertire allo stesso tempo – commenta la curatrice del format, Elisa Greco, che ieri ha condiviso l’emozione per i primi dieci anni de La Storia a processo!. Anche stavolta il pubblico ha seguito il dibattimento col fiato sospeso, a conferma di una consuetudine viva e sentita nei confronti di un format che, da sempre, mira a far riflettere e a provocare sollecitando il riso e il ragionamento.

Michele Valensise e il piacere di presiedere la Corte

A introdurre e condurre il dibattimento è stato Michele Valensise – tra i più affezionati protagonisti del format – nel ruolo di Presidente della Corte. Inanellando di “gag” e arguzie i suoi interventi, ha orchestrato con equilibrio il confronto tra la Pubblica Accusa e la Difesa, contribuendo a rendere il dibattimento coinvolgente e mai monocorde. Il ruolo di Pubblico Ministero è toccato a un’altra “garanzia” del format di Elisa Greco, Antonia Giammaria, magistrato e Direttore Generale del Ministero di Giustizia.

La tesi del piemme: "Il conte mirava all'annessione e non all'unificazione"

Chapeau alla sua requisitoria! Con vigore e competenza ha provato a dimostrare l’ambiguità del progetto unitario cavouriano, sostenendo che il Conte mirasse ad annettere i vari Stati al Regno di Sardegna e non certo a unificare territori tra loro lontanissimi per ragioni sociali, culturali ed economiche. Contro tali tesi si è esposto Michele Vietti, Professore straordinario di Diritto Pubblico presso la Facoltà di Economia dell’Università LUMSA, che ha indossato i panni di Avvocato Difensore di Cavour.

L'arringa di MIchele Vietti

La sua arringa piena di fervore è stata applaudita da un pubblico in visibilio, sancendo in modo quasi inequivocabile l’esito finale del processo. Contro le accuse, rivolte all’imputato, di aver annesso forzatamente il Regno delle Due Sicilie a un Nord ben più progredito, ignorando completamente le condizioni di arretratezza strutturale del Meridione, l’arringa della Difesa ha insistito sulla sincerità del patriottismo cavouriano, senza il quale noi, oggi, non potremmo chiamarci italiani.

I testi sul banco

Energiche anche le testimonianze di ambedue gli schieramenti: per l’Accusa, la professoressa Vera Capperucci – del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università Luiss Guido Carli – e Claudio Velardi, direttore de Il Riformista; per la Difesa, la giornalista e scrittrice Michela Tamburrino e Giovanni Orsina, professore ordinario di Storia contemporanea all’Università Luiss Guido Carli. La professoressa Capperucci, nei panni di Angelica Sedara, ha corroborato la tesi dell’Accusa, rievocando il degrado del Meridione alla vigilia dell’Unità d’Italia e insistendo sul fatto che il progetto di Cavour non avesse in alcun modo agevolato le frange più povere della popolazione. Insieme a lei Giuseppe Garibaldi, impersonato da Claudio Velardi, che ha sostenuto di essere stato “manovrato” da Cavour per fare la propria parte contro i Borboni senza mai arrivare ad assumere un eccesso di potere. A sostegno della Difesa, Marianna Tamburrino, nei panni della Contessa di Castiglione, e lo storico Giovanni Orsina. La prima ha ricordato di essere stata interpellata da Cavour per cercare di ottenere il consenso di Napoleone III al progetto unitario. Il secondo ha insistito sul merito dell’imputato di aver preso al volo il treno del progresso, assecondando una temperie risorgimentale già in pieno fermento e gestendo con grande abilità i delicati equilibri politici in gioco.

La sentenza

Al termine di un intenso dibattimento, il pubblico ha deciso: il Conte di Cavour è stato assolto ad ampia maggioranza: 327 voti a suo favore, contro 70 giurati sfavorevoli. Un responso confermato dalla giuria di Radio Luiss, che ha registrato un lieve vantaggio per i voti pro assoluzione.

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