Valentina Nappi incinta coperta di insulti sui social: tre giorni dopo la giornata contro la violenza sulle donne

L'intervento di Helene Pacitto. La pubblicazione della foto col pancione della Nappi scatena commenti sessisti. E il cinema porno non è reato

Roma

Valentina Nappi e l’ipocrisia del 25 novembre durata il tempo di un post sui social: sono passate appena 48ore dalla celebrazione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne ed è bastata la notizia di una gravidanza per riportarci alla realtà.

Una realtà nella quale alle donne non è permesso essere ciò che vogliono e contro le quali è sempre più facile riversare l’odio represso soprattutto attraverso i social. La gravidanza in questione è quella di Valentina Nappi, nota attrice hard, che mercoledì era ha avuto l’ardire di pubblicare sui propri social due scatti in cui il suo pancione è messo in evidenza. La quantità di commenti misogini e giudicanti che hanno seguito questa notizia è enorme. 

"Avrà il dna misto di 4 mln di uomini"

“E chi è il padre?”, “Infortunio sul lavoro, tocca mandarle il medico della mutua”. “Non è che verrà partorito, scivolerà direttamente”, oppure, “Avrà il DNA misto di 4.562.729 uomini differenti del pianeta terra, forse anche di qualche alieno. Sono solo alcuni dei commenti, quelli ripetibili, che le sono stati riservati. Gli utenti che hanno commentato sono per la maggioranza uomini ma esistono anche donne che hanno ritenuto edificante interrogarsi sulla paternità di questo bambino, come se la questione le dovesse interessare.

 

 

Il porno non è reato e la Nappi è una donna felicemente sposata

Innanzitutto occorre fare due premesse chiare: il porno non è un reato e la Nappi è felicemente sposata. È chiaro, quindi, che se partiamo da questi due presupposti il tenore e la violenza dei commenti non richiesti mostrano un livello di pregiudizio così elevato che si fa fatica a pensare che solo 3 giorni fa ci si stracciava tutti le vesti in difesa delle donne. 

E chi commenta sono gli utenti "felici" dei suoi contenuti

Oltretutto le probabilità che gli autori dei commenti siano fruitori assidui dei contenuti prodotti da Valentina è decisamente alta, per cui si supererebbe persino la definizione di pregiudizio e si legittimerebbe un atteggiamento giudicante secondo il quale io utente so quello che fai, conosco perfettamente i tuoi contenuti, e decido che tu, che molto spesso allieti le mie giornate, devi essere relegata solo a quello e non ti è permesso essere altro, essere donna, essere moglie e essere madre. 

E non entro nel merito di questioni morali che possono scontrarsi con uno stile di vita come quello dell’attrice, qui si entra nella sfera delle libertà personale. La Nappi e suo marito sono sposati dal 2020 ma stanno insieme da 15 anni, se e come il suo compagno abbia accettato il suo lavoro non è una cosa che deve riguardare “macho83”. E c’è un motivo per cui quello che sta succedendo in queste ore travalica la possibilità che si tratti di commenti di utenti con un alto senso del pudore ma che invece riguardano sessismo, misoginia e violenza contro le donne, ed è il confronto con un’altra pornostar sposata e con figli e parliamo di Rocco Siffredi.

Nessun commento sulla famiglia di Rocco Siffredi

Lo scorso anno quando a Ballando con le stelle partecipò Lorenzo Tano, figlio maggiore dell’attore, più di una volta la sua famiglia venne esaltata e raccontata come una famiglia unita, capace di combattere i pregiudizi con lui padre moderno che ha cresciuto i figli liberi e con la mente aperta. Non mi pare di aver letto nessun commento nel quale si insinuasse che ad esempio Lorenzo non fosse figlio di sua madre o con il quale ci si domandasse se Rocco avesse un milione di figli in giro vista la sua lunga carriera. 

La scelta di Valentina Nappi di lavorare nel mondo dell’hard può piacere o no, può incontrare il favore dei libertini o scontrarsi con il giudizio dei moralisti, ma resta una sua libera scelta della quale dovrà dare conto solo a sé stessa e al massimo, se lo riterrà opportuno, al suo compagno e a suo figlio una volta nato, non di certo ad una pletora di utenti, molto spesso anonimi, che sfogano le proprie frustrazioni sui social network. 

Il 25 novembre è già un ricordo

Lo scorso 25 novembre il tema della violenza contro le donne ha fatto da padrone sulle nostre piattaforme, sono stati migliaia i contenuti prodotti utilizzando queste parole chiave, dal 27 novembre quei contenuti sono un vago ricordo, una mano di bianco sul sepolcro marcio della misoginia e della discriminazione. E se tutto ciò non fosse vero e fosse quindi solo una provocazione della Nappi, beh allora è certo che ha fatto centro e che ha dimostrato a tutti che siamo un Paese di ipocriti cialtroni

Helene Pacitto, esperta di comunicazione digitale integrata

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