Zone Rosse a Roma, gli avvocati penalisti sfidano il Governo: ricorso al Tar

Le Camere penali: “Zone Rosse per porre un argine all’assurda pretesa di sopperire all’incapacità politica di affrontare con mezzi adeguati le situazioni di degrado urbano”

Roma

Zone Rosse a Roma, gli avvocati penalisti sfidano il Governo: ricorso al Tar

L’Unione delle Camere Penali e la Camera Penale di Roma, hanno impugnato in sede amministrativa l’ordinanza del prefetto di Roma relativa alle cosiddette 'zone rosse'.

Le Camere Penali: "Criteri evanescenti affidati alla discrezionalità"

"Il provvedimento, adottato nel solco della circolare del ministro dell’Interno del 17 dicembre 2024, mira infatti ad impedire, ad una vasta e indeterminata platea di destinatari - scrivono i penalisti in una nota - di 'stazionare indebitamente' in alcune zone della Capitale secondo criteri di pericolosità del tutto evanescenti, affidati alla discrezionalità, o per meglio dire all'arbitrio, delle autorità di pubblica sicurezza. È un approccio che collide frontalmente con il rispetto dei diritti fondamentali e che sovverte il normale rapporto fra cittadino ed autorità pubblica, che caratterizza gli ordinamenti democratici e liberali".

"Un'assurda pretesa di sopperire all'incapacità politica"

Il ricorso intende, quindi, spiegano le Camere penali "porre un argine all’assurda pretesa di sopperire all’incapacità politica di affrontare con mezzi adeguati le situazioni di degrado urbano ed i fenomeni di marginalità sociale, ricorrendo a strumenti repressivi “eccezionali’ volti a limitare arbitrariamente le libertà costituzionali: si è purtroppo in presenza - rilevano i penalisti - di una progressiva torsione dei poteri di polizia, il cui impiego in settori del tutto estranei all’attività repressione dei reati deve essere sistematicamente denunciato. In uno Stato di diritto, la 'fruibilità degli spazi pubblici da parte dei cittadini, dei turisti e dei pellegrini' non può infatti giustificare una illogica limitazione del diritto di libera circolazione di determinate categorie di individui a 'discrezione' delle forze di polizia". I penalisti, dunque, parlano di "vivo allarme" per "l’impostazione populista e securitaria, che contraddistingue un simile approccio", e affermano di ritenere "doveroso rivendicare il rispetto dei principi costituzionali a fronte di iniziative che segnano il decadimento della cultura dei diritti individuali e delle libertà democratiche".

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