Rometta, il piagnisteo tramuta la sconfitta in vittoria: si salva Mourinho
L'ennesima sconfitta della Roma di ieri è stata da molti considerata come una vittoria, ma così non è. L'analisi
Il Siviglia vince l'Europa League. Nonostante Mourinho, torna la "rometta"
Ieri sera, alla Puskás Aréna di Budapest, è andato in onda l’ennesimo psicodramma di una squadra che non riesce a fare il salto di qualità dopo la vittoria lo scorso anno nella esordiente Conference League. Una Roma che quando c’è da tirare fuori gli attributi ha le gambe molli e perde tutte le finali ai calci di rigore.
Era già successo in quella della Coppa dei Campioni con il Liverpool e in una finale di Coppa Uefa con l’Inter. L’arrivo di José Mourinho, il più grande allenatore del mondo, ha cambiato molto ma non ha potuto fare il miracolo. Il materiale umano è quello che è e su questo si deve lavorare per il futuro. L’unico che si salva è Paulo Dybala, talentuoso giocatore argentino campione del mondo, ma in una squadra di sostanziali brocchi non basta.
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Dopo il primo tempo conclusosi sull’1 a 0 per i giallorossi, grazie proprio ad un bellissimo goal di Dybala al 35’, nel secondo tempo la Roma ha subìto la voglia di vincere del Siviglia che così pareggia grazie ad una asinata di Mancini che fa un clamoroso autogoal. Finisce 1 – 1 e si va ai supplementari che durano una infinità di tempo, Siviglia – Roma alla fine risulterà la partita più lunga mai giocata. Ma anche nell’extra – tempo il risultato non cambia.
E così si va ai rigori e non alla “lotteria dei rigori” come la vulgata li chiama. Non si tratta infatti di nessuna lotteria ma di nervi saldi e determinazione che i giallorossi, come al solito, non posseggono e così Mancini, sempre lui, e Ibanez sbagliano regalando la settima Europa League o meglio Coppa Uefa agli spagnoli che vincono per 5 a 2. Tra parentesi Ibanez si era mangiato un goal già fatto sbucciando la palla.
Dicevamo di giocatori sopravvalutati. Il capitano Lorenzo Pellegrini è uno di questi: assolutamente inadatto al ruolo, come del resto Gianluca Mancini, vice-capitano, e principale responsabile della sconfitta con un autogoal e un rigore sbagliato. I due se ne vanno in giro tronfi e presi di sé e poi giocano partite come quella di ieri sera.
Per non parlare del “mistero Belotti”, uno che gioca da centravanti e che in trenta partite in campionato non ha mai segnato e ieri sera si è fatto notare solo per il divoramento di un goal, anche questo già fatto. Parimenti Spinazzola, che vaga come un grissinone solitario dai piedi storti per tutto il campo o il portiere Rui Patricio che si è buttato scientificamente sempre dalla parte sbagliata.
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I giornali sportivi sono già partiti di retorica, paragonando l’ennesima sconfitta di ieri ad una vittoria, segno di come siamo messi. Ed infatti l’unico che si incazzato come una belva è stato José Mourinho che spizzava giustamente rabbia da tutti i pori. Rabbia manifestatasi nella rottura del protocollo Uefa quando lo Special One ha superato tutti, ha preso la medaglia di consolazione in argento e l’ha regalata ad un giovane tifoso al seguito e se ne è andato.
C’è da dire - a parzialissima discolpa - che l’arbitro Taylor ha arbitrato malissimo negando un rigore clamoroso alla Roma dopo un fallo di mano di Fernando in area. Il portoghese a fine partita aveva fatto un discorso durissimo in mezzo al campo, rivolto alla squadra: “Vi ha visto tutta l’Europa”.
E poi ci sono appunto loro, i tifosi che hanno affrontato molte difficoltà e spese per seguire in trasferta una squadra che illude sempre e non ripaga mai. C’è stato un vero esodo da Roma a Budapest solo per tornare, l’ennesima volta, con le pive nel sacco.
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Tranne Dybala, che oltretutto ha giocato una grande partita in precaria forma fisica, e Mourinho, gli altri dovrebbero andare a nascondersi e i Friedkin dovrebbero procedere ad un bel ripulisti e ripartire dall’argentino e dal portoghese, altro che il titolo babbeo di Ivan Zatteroni del Corriere dello Sport, “La sconfitta che vale una vittoria”. La Roma ha riperso ed è tornata rometta.