Redditometro: le associazioni danno battaglia

Fisco e Dintorni
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Le associazioni di partite iva e consumatori evidenziano tutte le “falle” del Redditometro e denunciano la mancanza di confronto con le istituzioni.

 

Il “Redditometro” è un accertamento fiscale che colpisce le persone fisiche ricalcolando i redditi dei contribuenti in base alle spese sostenute e ai beni posseduti (art.38 commi 4, 5 e 6 del Dpr n.600/73). Tale accertamento è tornato alla ribalta in queste settimane sia per la notizia di un ritorno imminente e sia anche per la recente sentenza di Bari che ha annullato tale accertamento poiché basato su presunzioni FUORI DALLA REALTA’ (sentenza n.2751/4/2020 della Commissione Tributaria Regionale della Puglia, visibile su www.partiteivanazionali.it – sez. Documenti).

Come spiega l’Avv. Matteo Sances che ha difeso il contribuente “Tale strumento è nato per colpire le forme di evasione più evidenti delle persone fisiche, in quanto la logica di fondo è quella che un soggetto che non dichiara redditi al Fisco (o che dichiara poco) non può sostenere spese di lusso o avere proprietà immobiliari a meno che non dimostri l’origine lecita (e già tassata) delle proprie disponibilità. Ebbene, a mio parere col passare degli anni questo strumento si è allontanato sempre di più dalla realtà”.

Intervengono sul punto il Vice Presidente Nazionale di Movimento Consumatori, il Dott. Bruno Maizzi, e il Presidente di Partite Iva Nazionali (PIN), il Dott. Antonio Sorrento, che sottolineano “Nella versione attuale il Redditometro può rideterminare il reddito dei contribuenti partendo da alcuni dati, tra cui:

  1.     Spese realmente sostenute;
  2.     Spese “per elementi certi”.

Per queste ultime, in pratica, l’Agenzia delle Entrate può presumere che il contribuente abbia sostenuto una serie di spese utilizzando parametri Istat. Il grosso problema, dunque, è se queste spese PRESUNTE corrispondano alla realtà e tale dubbio era già stato espresso dallo stesso Garante della Privacy (si veda il parere del Garante del 2013 https://www.garanteprivacy.it/home/docweb/-/docweb-display/docweb/2765125 )”.

Continuano ancora le associazioni “Affidare al Fisco ampia discrezionalità può essere molto pericoloso. Ecco perché a luglio abbiamo scritto al Ministro delle Finanze per chiedere un incontro e segnalare queste criticità. Ma invano. Insieme all’Avv. Sances, che collabora con le nostre associazioni, abbiamo avanzato alcune proposte tra cui: 1) l’esigenza di modificare il Redditometro rispettando i suggerimenti del Garante della Privacy del 2013; 2) l’esigenza di riformare il Garante del Contribuente in modo che possa vigilare su errori e/o abusi di tale accertamento”.

L’obiettivo quindi – chiariscono le associazioni – è quello di evitare che si ripetano casi come quello accaduto al povero contribuente di Bari.

Conclude il Dott. Sorrento di PIN “Nel caso di Bari i giudici oltre ad annullare l’accertamento hanno anche condannato il Fisco a pagare le spese legali ma siamo sicuri che nessuno potrà mai risarcire le sofferenze subite dal contribuente in questi anni”.