As Roma, Tiago Pinto se ne va. E da Mourinho arrivano segnali per il rinnovo
La società in mano ai Friedkin si deve cercare un altro direttore sportivo. Ma anche sul fronte allenatore le cose non sono così scontate
As Roma, ufficiale il divorzio con Tiago Pinto. Mourinho lancia segnali per il rinnovo del contratto, ma anche la panchina non è così sicura
Tiago Pinto e José Mourinho, un rapporto logorato che ieri ha avuto la sua conclusione. Non è infatti che la vicenda fosse completamente inaspettata perché le tensioni tra i due portoghesi datavano da parecchio tempo ma non si pensava che la rottura potesse avvenire così presto, proprio ad inizio del nuovo anno.
Il direttore sportivo resterà quindi in carica fino al 3 febbraio, per gestire la sessione invernale del mercato e magari comprare un altro difensore centrale e poi se ne andrà. A questo punto con il contratto del Number One in scadenza a giugno e Pinto in partenza è giunto il momento che la proprietà americana si faccia sentire per capire cosa ha intenzione di fare. I Friedkin sono stati abbastanza assenti e Mourinho si è spesso lamentato di non avere una rosa adeguata e lo ha fatto anche al termine del confronto vincente per 2-1 con la Cremonese, nella partita di Coppa Italia che ha proiettato la Roma nel derby dei quarti. Separazione consensuale che però nasconde diplomaticamente attriti e vecchie tensioni.
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“Dopo tre anni ritengo il mio ciclo a Roma concluso e accingendomi all’uscita desidero ringraziare tutti coloro che hanno reso speciale la mia permanenza in questo Club e in questa città: in primis la famiglia Friedkin, che mi ha concesso di vivere un’esperienza unica e di servire una Società storica, in un Paese dove il calcio è passione e tradizione “, questa la dichiarazione di Pinto. Tre anni di luci e ombre. Indubbiamente la Roma è riuscita per la prima volta a vincere un trofeo internazionale dopo tanti anni se si esclude una Coppa delle Fiere vinta nel 1960 – 61 con capitano Giacomo Losi che però non è riconosciuta dall’Uefa ma lo è dalla Fifa. Il trofeo, la Conference League, era stato appena istituito. L’anno dopo la Roma arrivò, perdendola, alla finale della Europa League.
Insomma tre anni a buon livello con il ritorno finalmente ad un trofeo dopo la fallimentare gestione Pallotta ma con i giallo-rossi ancora lontani dalle ambizioni dei tifosi e della proprietà. Proprietà che, dal canto suo, però non ha fatto investimenti adeguati ed è spesso accusata da Mourinho di avere il braccino corto. Che Pinto volesse andarsene non era certo una novità, anzi. Diverse volte aveva esplicitato pubblicamente questa sua insofferenza. Tuttavia si deve ricordare della sua gestione due colpacci: Dybala e Lukaku, due giocatori che in questo momento “sono la Roma” e se manca uno solo manda in tilt l’intera squadra Con Mourinho poi, suo connazionale, il rapporto è stato spesso aspro e conflittuale ma il carattere dell’allenatore, nel bene e nel male, è noto. È la sua forza e contemporaneamente la sua debolezza.
Dal canto suo la proprietà ha voluto ringraziarlo, come di prammatica: “Ringraziamo Tiago per l’incessante impegno che dal primo giorno ha profuso per tutta l’area sportiva, dalla Prima Squadra maschile al Settore Giovanile, fino al Dipartimento Femminile. Il suo mandato terminerà alla fine della sessione invernale del calciomercato Il processo di individuazione del nuovo direttore sportivo è in corso e saremo lieti di poterlo annunciare nelle prossime settimane”. Quindi si va avanti senza uno dei due motori della squadra. L’altro, Mourinho, è in attesa di sapere cosa deciderà la società. Intanto però manda segnali. Ieri ad una richiesta del Brasile, dopo la fine dell’era Ancelotti, ha risposto: “Ho un contratto con la Roma, più avanti vedremo” ma i Friedkin non si sentono. Il vincitore di 26 trofei sembra che questa volta debba rincorrere ma così facendo si mette in una posizione di debolezza.
Tuttavia con i chiari di luna che corrono è meglio che l’AS Roma metta al sicuro almeno un allenatore vincente, non è che se ne trovino molti in giro di questi tempi.