Berrettini, il ritorno tra i grandi del Tennis (con vista su Wimbledon)

La sconfitta in tre set e tre ore con Fritz conferma la crescita del tennista italiano che guarda al proseguio della stagione con ottimismo, soprattutto sull'erba

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Berrettini, il ritorno tra i big del tennis

Una sconfitta non è mai piacevole, soprattutto nel tennis, ma Matteo Berrettini esce dal torneo Master 1000 di Miami con la certezza di essere tornato, tornato ai livelli del 2021 (o quasi), o comunque di essere pronto a vedersela con i Top 10. Gli anni del buio e degli infortuni seguiti alla clamorosa finale a Wimbledon del 2021 sono lontani. Da 6-7 mesi il percorso di risalita è costante, continuo e la sensazione è che il meglio deve ancora venire.

La sfida con Taylor Fritz, oggi numero 4 del mondo e giocatore in gran forma, è stata la dimostrazione chiara di tutto questo. Tre set, tre ore di sfida senza sosta; un toie break del secondo set vinto per 9-7 dal tennista romano con match point annullati ed una convinzione nei propri mezzi che se ce l'avesse Musetti.... Una battaglia di altissimo livello, uno dei più bei match dell'anno dal livello tecnico elevato in cui è davvero mancato un piccolo passo per trasformarla in impresa ed aprire un varco che avrebbe potuto portare Berrettini alla finale di uno dei tornei più prestigiosi dell'anno.

I segreti della rinascita di Berrettini

Dietro questa crescita e questo tennis che si è visto fin da gennaio, ed anche prima (basti pensare a cosa fece a Malaga nelle finali di Coppa Davis lo scorso novembre) ci sono cambiamenti importanti. A cominciare dall'addio doloroso al suo coach di sempre, Vincenzo Santopadre, con cui era arrivato ad un passo dal mito a Wimbledon ma che poi non era riuscito ad arrestare la caduta seguente a quel fantastico 2021. Dopo un periodo breve, e non fortunato, accanto a Roig, Berrettini ha scelto il giovane Alessandro Bega, partendo proprio da zero, dal fisico. Nuovo metodo di lavoro, nuovo preparatore atletico ed attenta analisi dei movimenti e dei colpi cercando di capire se ci fosse un legame tra movimenti ed infortuni, soprattutto nella zona addominale. Così, passo dopo passo dalla salute si è passati alla tecnica; il rovescio a due mani, da sempre il tallone d'Achille del tennista romano, oggi è molto più sicuro, preparazione più corta, palla più controllata. I miglioramenti fisici, anche negli spostamenti, hanno ridato poi esplosività non solo al servizio ma anche al dritto, il "martello" di Berrettini. Poi, si sa, il tennis è uno sport di testa, di fiducia se ce n'è uno al mondo. E la sicurezza ritrovata si vede in campo, nei gesti, nelle reazioni davanti alle difficoltà.

Il futuro della stagione di Berrettini

Dal cemento australiano ed americano adesso si passa sulla terra battuta che Berrattini ama e dove ha sempre fatto bene. Se infatti da un lato la lentezza del campo spunta un poco il suo servizio dall'altra gli consente più tempo nei colpi da fondo. Certo, terra rossa significa anche battaglie, punti lunghi, set e match da ore. Sarà quindi più semplice per Matteo competere nei tornei due set su tre, soprattutto al Master 1000 di Roma, casa sua, che nei tre set su cinque del Grande Slam del Roland Garros.

Ma è inutile negare che da sempre Berrettini ha nell'erba la sua casa. Sui campi londinesi del Queens e di Wimbledon ha dato il meglio di se, anche negli anni bui. Ecco quindi che il prossimo luglio Berrettini si prenota già ad essere una vera e propria mina vagante del tabellone se non addirittura uno dei 4-5 favoriti. Il back che schizza sull'erba, il servizio, il dritto, la testa ed il fisico. Non manca nulla a Matteo per riprovarci. Intanto ce lo godiamo così, ritornato, uscito dal tunnel dove rischiava di perdersi. Ecco perché nello spogliatoio di Miami, pur arrabbiato per la sconfitta, ci sono delle buone ragioni per sorridere.

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