Crisi Milan, da Berlusconi a Cardinale: tutti i dubbi e i misteri sulla proprietà

La fine dell'era di Berlusconi ha dato il via ad un decennio di voci, trattative, inchieste, prestiti attorno alla proprietà del club rossonero

di Andrea Soglio
Sport

Crisi Milan, i dubbi sulle proprietà post Berlusconi

Dietro alla crisi del Milan di questa stagione ci sono mille e più ragioni; ma sono molti gli esperti ed i tifosi a chiamare in causa la proprietà, anzi, a raccontare che forse i mali dei rossoneri siano legati a quella catena di passaggi di comando che da 10 anni ruotano attorno al club.

La fine dell'era Berlusconi

Dopo tre decenni di investimenti da centinaia e centinaia di milioni di euro e di successi in Italia ed in Europa che hanno portato il Milan ad essere il club più titolato al mondo nel 2015, esattamente in questo periodo 10 anni fa, l'ipotesi che Silvio potesse cedere il club da impossibile ed impensabile era diventata realtà. L'arrivo delle proprietà arabe infatti obbligava i presidenti delle squadre italiane a sforzi economici non più sostenibili e così anche Fininvest ha dovuto cedere il passo.

Primo a conquistare le pagine dei giornali Bee Taucheabol, cinese di nascita ma thailandese di adozione, che pere più di un anno tenne tutti impegnati nel racconto di una trattativa aperta, poi chiusa, poi riaperta e poi naufragata nel nulla ad inizio 2016.

Il misterioso Yonghong Li

Proprio ad inizio primavera 2016 compare a Milano un uomo d'affari cinese, Yonghong Li. Fu lui il 13 aprile del 2017 ad acquistare il club per una cifra vicina ai 600 milioni. Li risulta però un soggetto misterioso, di certo non un magnate, proprietario di una non chiara miniera in Cina e che per comprare il Milan di fatto ha goduto di numerosi prestiti da più parti. Uno di questi, che poi risulterà decisivo, viene concesso dal fondo Elliott, per un ammontare di 303 milioni, che il proprietario dovrà restituire in tre anni, pena la perdita delle quote societarie che passerebbero nel caso al fondo americano.

Nasce il primo Milan cinese che viene gestito da Marco Fassone.

Attorno a Li i dubbi crescono di settimana in settimana. Persino la Procura di Milano apre più di un'inchiesta, che si risolverà in un nulla di fatto ma che lascia una generale sensazione di scarsa chiarezza sulla sua figura. Durante la sua proprietà infatti per mesi si perdono le sue tracce dando così spazio alle voci più disparate.

Il passaggio ad Elliott

L'11 luglio 2018 altro cambio di proprietà. Yonghong Li infatti non riesce a rimborsare al fondo Elliott tutti i 303 milioni di euro ricevuti (gliene mancarono poco più di 30) ed è così costretto a cedere la società al gruppo americano, che vanta già diversi impegni ed investimenti nel mondo dello sport. Presidente del club diventa Paolo Scaroni, uno dei principali uomini della finanza italiana dato il suo passato come Presidente di Eni, con accanto Ivan Gazidis in rappresentanza della proprietà.

Da Elliott a Cardinale

4 anni dopo però si apre un altro capitolo. Elliott vende il Milan ad un altro fondo americano, RedBird, di Jerry Cardinale, per l'astronomica cifra di 1,28 miliardi di euro. Un affare d'oro per Elliott che comprò i rossoneri di fatto per 300 milioni 4 anni prima. Anche qui però, malgrado Cardinale e la sua società siano conosciute in tutto il mondo con un portafoglio da 10 miliardi di dollari ed investimenti nel mondo dello sport e del cinema, non mancano le perplessità. RedBird infatti ottenne un prestito per l'acquisto proprio da Elliott da 550 milioni, cui vanno aggiunti gli interessi dell'8%, per un totale di 630 milioni, da restituire nel 2025. Dietro questa manovra finanziaria, legittima e che viene utilizzata in molteplici acquisizioni ad ogni livello, in molti vedono il fatto che, alla fine, sia ancora oggi Elliott il controllore e proprietario del Milan.

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