Djokovic indagato per false dichiarazioni all'Australia: rischia 12 anni
Djokovic aveva detto ai funzionari che Tennis Australia ha completato il documento di viaggio per suo conto: non è chiaro se questo possa salvarlo
Djokovic ha dichiarato alla frontiera di non aver viaggiato nei 14 giorni precedenti il suo arrivo ma i suoi stessi social lo smentiscono
Fonti del governo federale australiano confermano che Novak Djokovic è indagato per aver fornito false dichiarazioni di viaggio alla frontiera, appena sbarcato a Melbourne. Sul modulo Djokovic ha dichiarato di non aver viaggiato nei 14 giorni prima del suo arrivo il 6 gennaio in Australia. Ma sui social è facilmente riscontrabile la non veridicità della dichiarazione.
Djokovic era stato infatti a Belgrado il giorno di Natale e poi era apparso a Marbella in Spagna il 2 gennaio. Dare informazioni false o fuorvianti è un reato grave, in Australia. Si può anche essere passibili di una sanzione civile per aver fornito informazioni false o ingannevoli", e si può arrivare ad una pena massima di 12 mesi di reclusione.
Tuttavia, Djokovic ha detto ai funzionari di frontiera che Tennis Australia ha completato la dichiarazione di viaggio australiana per suo conto. Non è chiaro se questo potrebbe salvarlo o no. I dubbi sulle dichiarazioni di viaggio di Djokovic sono emersi mentre suo fratello si è rifiutato di rispondere alle domande sulla presenza del giocatore a vari eventi (e senza protezioni) nei giorni in cui i documenti che ha fornito affermano che era positivo al Covid, interrompendo in malo modo la conferenza stampa di famiglia (ne avevamo parlato qui).
Djokovic, il primo allenamento dopo la vittoria legale
Intanto, Novak Djokovic e' stato visto allenarsi martedi' presso la sede degli Australian Open, il giorno dopo il suo rilascio dopo una clamorosa vittoria legale contro la cancellazione del suo visto. Il giocatore serbo, che ha vinto nove volte il torneo del Grande Slam, e' stato visto riscaldarsi in una palestra prima di entrare nell'area giocatori e dirigersi verso il centro del campo dove fra sei giorni iniziera' la competizione.
Caso Djokovic, colloquio telefonico tra la premier della Serbia e quello dell'Australia
I vari aspetti della vicenda di Novak Djokovic, al quale stamane un giudice ha concesso l'autorizzazione al visto d'ingresso in Australia, sono stati al centro di un colloquio telefonico che la premier serba Ana Brnabic ha avuto in tarda serata con il collega australiano Scott Morrison.
Come riferiscono i media a Belgrado, Brnabic ha chiesto che al campione serbo numero uno del tennis mondiale venga riservato un trattamento corretto e dignitoso, con il rispetto di tutti i suoi diritti. La premier ha sottolineato in particolare l'importanza della possibilita' per Djokovic di potersi allenare e prepararsi fisicamente per gli Open di Australia che si aprono tra una settimana, considerando che negli ultimi giorni non lo ha potuto fare. I due capi di governo hanno concordato di rimanere in contatto costante anche nei prossimi giorni.
L'ultima parola sul soggiorno di Djokovic in Australia spetta tuttavia al ministro per l'immigrazione Alex Hawke, che nelle prossime ore si pronuncera' per confermare la decisione del giudice o per revocare nuovamente il visto d'ingresso, che porterebbe all'espulsione del tennista.
Atp: "Vicenda Djokovic dannosa per tutti. Raccomandiamo il vaccino"
La vicenda di Novak Djokovic culminata con la decisione della corte di Melbourne di ieri, "e' stata dannosa su tutti i fronti, incluso il benessere di Novak e la sua preparazione per gli Australian Open". Lo si legge in una nota sul sito dell'Association of Tennis Professionals dopo che un giudice ha riprisinato il visto di ingresso al tennista serbo, consentendogli di entrare in Australia per disputare il primo torneo dell'anno del Grande Slam.
L'Atp "rispetta il sacrificio della popolazione australiana" e "le rigide politiche di immigrazione che sono state messe in atto", si legge nella nota. "Arrivando a Melbourne, e' chiaro che Djokovic pensava di aver accesso all'esenzione medica necessaria per adempiere ai requisiti per entrare nel Paese - prosegue - gli eventi che hanno preceduto la sentenza di lunedi' sono stati dannosi in tutti i sensi. Le richieste di esenzione medica dei giocatori vengono valutate da un ente indipendente dall'Atp, che comunque e' rimasta in costante contatto con Tennis Australia per chiedere chiarezza lungo tutto il processo".
"Accettiamo il verdetto dell'udienza di lunedi' - conclude la nota - continuiamo a raccomandare fortemente la vaccinazione per tutti i giocatori dell'Atp Tour, in quanto la riteniamo essenziale per il nostro sport per affrontare la pandemia. Ci incoraggia il fatto che 97 tennisti della Top 100 si siano gia' vaccinati in vista degli Australian Open".