Djokovic vince, giudice ordina rilascio. Ma l'Australia può ancora espellerlo
Per il giudice è "irragionevole" la condotta del governo australiano nei confronti del tennista, mentre sono valide le argomentazioni del legale di Djokovic
Djokovic, Australia avverte: l'espulsione può essere eseguita lo stesso
Il tennista serbo Novak Djokovic ha vinto il proprio appello contro il procedimento di espulsione intrapreso a suo carico dal governo australiano. Il giudice Anthony Kelly ha ordinato l'immediata scarcerazione dell'atleta 34enne, che dal 6 gennaio si trova confinato in un centro di immigrazione perche' non vaccinato contro la Covid-19. Kelly ha definito "irragionevole" la condotta del governo australiano nei confronti del tennista, riconoscendo come valide le argomentazioni presentate dal legale di Djokovic.
Il governo federale australiano ha gia' avvertito che la decisione in merito all'espulsione del tennista e' competenza delle autorita' dell'immigrazione, e che l'espulsione potrebbe essere eseguita a prescindere dal pronunciamento della corte.
Il giudice australiano aveva gia' rinviato di alcune ore l'attuazione del provvedimento di espulsione ai danni del tennista serbo, giunto in Australia il 6 gennaio per partecipare all'Australian Open. Kelly aveva consentito al tennista di restare a Melbourne almeno sino alle ore 20 di oggi (ora locale) in attesa di un pronunciamento della corte sul suo ricorso contro il procedimento di espulsione.
Durante l'udienza in corso a Melbourne il giudice ha solidarizzato con gli argomenti della difesa di Djokovic: "Quel che mi lascia perplesso e' che non comprendo cos'altro quest'uomo (Djokovic) avrebbe potuto fare", ha dichiarato il giudice, riferendosi alla documentazione di esenzione dalla vaccinazione che l'atleta aveva sottoposto alle autorita' australiane prima e dopo il suo arrivo nel Paese.
Djokovic si e' presentato oggi, 10 gennaio, di fronte a un giudice di Melbourne chiamato ad esprimersi in merito alla decisione del governo federale australiano di espellere l'atleta, accusato di non aver rispettato le procedure straordinarie di ingresso in Australia varate da Canberra per contenere la pandemia. L'udienza, che doveva essere trasmessa in diretta streaming, e' stata inizialmente sospesa a causa di ripetuti problemi tecnici.
L'avvocato dell'atleta 34enne, Nick Wood, ha difeso la condotta del suo assistito, affermando che Djokovic ha rispettato tutti i requisiti previsti dalla Legge sulla biosicurezza ("Biosecurity Act") per l'ingresso in Australia: "Il signor Djokovic ha dichiarato di disporre di una esenzione medica", ha spiegato l'avvocato, ricordando che le linee guida del Gruppo australiano di consulenza tecnica sull'immunizzazione (Atagi) prevedono la possibilita' di "rinviare la vaccinazione contro la Covid-19 di sei mesi per le persone che abbiano ricevuto una diagnosi di positivita' al Sars-Cov-2 tramite test Pcr".
I legali che rappresentano il governo federale australiano hanno ribattuto affermando che la versione aggiornata di tali linee guida escludono che l'infezione da Sars-Cov-2 costituisca una controindicazione all'assunzione del vaccino. Il legale di Djokovic ha anche affermato che il suo assistito ha rispettato tutti i requisiti procedurali per l'ingresso nel Paese, presentando la documentazione di esenzione medica - inclusa la diagnosi di Covid-19 datata 16 dicembre - prima e dopo l'arrivo in Australia, e ricevendo un parere positivo dalle autorita' dello Stato di Victoria.
Wood ha sottolineato che le autorita' australiane hanno sequestrato il telefono dell'atleta al suo arrivo nel Paese il 6 gennaio, rifiutandogli "piu' tempo per un confronto con i suoi assistenti" nonostante avessero inizialmente fornito al tennista rassicurazioni verbali in tal senso.