Formula 1 Gp Monza, da poleman a blistering: il glossario per i non addetti

Il Gran Premio d'Italia in programma per domenica 11 settembre a Monza si avvicina: ecco il glossario "tecnico" da "apprendere" per vivere al meglio la gara

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Formula 1 Gp Monza, il glossario e le parole chiave per comprendere al meglio l'automobilismo 

Da "poleman" a "blistering", da "paddock" a "chicane", passando per espressioni più gergali e mirate come "effetto suolo" e "bottoming": molto spesso l'automobilismo, sport già di per sè molto tecnico, fa uso di un linguaggio ben specifico, a tratti difficile da decifrare.

In più, i continui cambi di regolamento e le novità tecnologiche impongono anche ai più appassionati un continuo aggiornamento rispetto ai termini da conoscere per capire appieno le dinamiche delle gare. E con il Gran Premio d'Italia alle porte, in programma per domenica 11 settembre a Monza, imparare qualche tecnicismo non può che tornare utile.  

A dare una mano al pubblico ci ha pensato infatti Babbel, azienda per l’apprendimento delle lingue che offre lezioni su app e live, creando un glossario che raccoglie alcune delle parole chiave inerenti alle competizioni automobilistiche. 

“Nello sport il linguaggio ha un forte potere aggregativo; tra tifosi e persone addette ai lavori si diffonde infatti un lessico specialistico condiviso che, tra le altre cose, contribuisce ad alimentare un senso di appartenenza a una comunità legata dalla medesima passione. Il rischio è, però, che il significato di alcuni tecnicismi risulti opaco ai meno esperti; questo glossario nasce dunque con l’intento di abbattere, almeno in parte, tale ostacolo, fornendo alcuni termini utili a comprendere meglio le dinamiche del motorsport a quattro ruote”, ha commentato Gianluca Pedrotti, Principal Learning Content Editor di Babbel.   

Formula 1 Gp Monza, da "paddock" a "poleman": una lingua ricca di storia e neologismi 

La costante evoluzione delle gare automobilistiche ha dato vita ad un linguaggio che intreccia parole ricche di storia a neologismi in continuo aggiornamento. Vediamo nel dettaglio quelle principali. 

Paddock: l'area del circuito che ospita il personale tecnico e le attrezzature delle squadre, il catering, i media, i commissari di gara e altre strutture indispensabili all’organizzazione. Il termine viene anche usato con una connotazione più generica per riferirsi al dietro le quinte e alle varie figure coinvolte (piloti, meccanici, addetti ai lavori, etc.). Parco chiuso: tradotto dal francese “parc fermé” si tratta di un'area di parcheggio sicura dove le vetture devono essere lasciate dopo gare e qualifiche, senza che i team possano effettuare  alcuna manutenzione o riparazione.

Poleman: è il pilota che si è aggiudicato la “pole position”, ovvero la prima posizione sulla griglia di partenza. Gap: divario fra due piloti durante la gara, spesso indicato in secondi. G-Force: la “forza G” è la forza della decelerazione che i piloti sopportano quando affrontano una frenata molto brusca. A volte il calo di velocità è così netto che il corpo del pilota può arrivare a pesare anche 6 volte il suo peso effettivo. Grand Chelem: espressione francese che indica il perfetto weekend di gara, ovvero quando un pilota ottiene la pole position, registra il giro più veloce in gara e rimane in testa per ogni giro del Gran Premio.

Chicane: altro termine di origine francese, indica una serie di curve di un circuito, normalmente affrontate a bassa velocità, che presentano almeno due cambi di direzione (infatti la traduzione letterale di “chicaner” è “deflettere”). Le chicane sono spesso aggiunte alle sezioni ad alta velocità di un circuito per rallentare le auto, migliorando la sicurezza e incoraggiando i sorpassi. Stint: con la parola “stint”, che in inglese indica un periodo di tempo limitato, si indica nelle competizioni automobilistiche una porzione di gara tra i vari “pit stop” - le fermate che i piloti effettuano per fare rifornimento di carburante o cambiare gli pneumatici.

Out lap e formation lap: due termini da non confondere, “out lap” si riferisce al primo giro in uscita dai box durante le qualifiche e solitamente precede quello in cui i piloti tentano di ottenere il miglior tempo. il primo si riferisce a quello che in italiano viene definito “giro lanciato”, ovvero il giro (in inglese lap, appunto) preparatorio, che precede quello in cui i piloti tenteranno di ottenere il miglior tempo in qualifica. Il “giro di formazione” è invece quello effettuato seguendo la “safety car” (“vettura di sicurezza”) e serve ai piloti per scaldare le gomme prima della partenza.

Halo: letteralmente traducibile come “aureola”, questo termine indica una struttura di sicurezza introdotta nel 2018 e a cui è già stato attribuito il merito di aver salvato la vita di diversi piloti - consiste in una barra che circonda la testa del pilota per proteggerla in caso di ribaltamenti.

DRS: introdotto nel 2011, il “Drag Reduction System” - un sistema di riduzione della resistenza aerodinamica - viene attivato dai piloti per aumentare la velocità massima della vettura e facilitare i sorpassi. Può essere attivato solo in punti specifici della pista chiamati “detection point” e quando l'auto che insegue è a meno di un secondo da quella che precede.m Sprint Race: letteralmente “gara veloce”, è il nuovo format di qualifiche lanciato nel 2021. Si tratta di una versione ridotta della gara normale, svolta su una distanza più breve per decretare la griglia di partenza del Gran Premio vero e proprio.

Formula 1 Monza Ferrari, il gergo di meccanici e ingegneri di pista

Dalla progettazione della monoposto alla strategia da attuare in gara, i termini usati da ingegneri di pista e meccanici sono tra i più significativi da conoscere per comprendere lo svolgimento delle gare.  Effetto suolo: noto anche come “effetto Venturi”, è il principio fisico che ha guidato la progettazione delle monoposto di ultima generazione. Grazie a degli speciali condotti incisi sul fondo della vettura, il flusso d’aria che passa sotto l’auto risulta più veloce di quello che passa sopra, aumentando l’aderenza complessiva e quindi la velocità.

Porpoising: il termine, che deriva dall’inglese “porpoise”, ovvero “focena” (un piccolo cetaceo), è entrato nel gergo dei motori per descrivere una diretta conseguenza dell’effetto suolo, ossia il saltellamento delle auto sui rettilinei, comportamento che sta creando molti grattacapi ai tanti progettisti intenti a limitarlo. In italiano viene comunemente chiamato “effetto delfino”, rifacendosi al movimento oscillatorio che caratterizza l’animale quando nuota vicino alla superficie dell’acqua.

Bottoming: uno dei tentativi per arginare il “porpoising” è quello di irrigidire le sospensioni così da limitare le oscillazioni della monoposto. In alcuni punti dei tracciati questa soluzione può però sfociare nel cosiddetto “bottoming”, fenomeno che si verifica quando una parte del fondo dell’auto (“bottom”) striscia ripetutamente sull’asfalto facendo attrito e generando scintille.

Vettura carica: con questa frase si fa riferimento al “carico aerodinamico” delle monoposto, ovvero la forza indotta dal flusso d'aria su una vettura in movimento. Tale forza è estremamente importante perché ne aumenta l'aderenza al suolo, rendendola più guidabile nelle curve a discapito però della velocità di punta, che risulterà maggiore nelle “vetture scariche”.

Muretto: è la postazione lungo il rettilineo principale da cui gli ingegneri seguono la gara (per estensione, il termine indica anche il team stesso).

Telemetria: la bussola di ogni strategia, questo termine identifica un sistema di sensori in grado di raccogliere e trasmettere in tempo reale tutti i dati necessari ad analizzare il comportamento di auto e pilota durante le gare.

Undercut e Overcut: due delle strategie più diffuse per superare sfruttando i “pit-stop”. Consistono nell’anticipare (“undercut”) o posticipare (“overcut”) la sosta sperando di trovarsi davanti al proprio rivale una volta completati i cambi gomme.

Dirty air e Clean air: quando nelle comunicazioni radio si sente parlare di “aria sporca” o “aria pulita” significa che pilota e ingegnere di pista stanno discutendo sulla distanza da mantenere dalla macchina che precede. Ogni vettura genera infatti una scia di aria turbolenta che può disturbare il flusso aerodinamico dell’auto che segue e innalzarne eccessivamente la temperatura degli pneumatici. A volte per preservarli i piloti devono quindi evitare la cosiddetta “aria sporca”, allontanandosi in cerca di “aria pulita”.

Formula 1 Gp Monza, il focus sugli pneumatici

Nelle competizioni automobilistiche la corretta gestione degli pneumatici può fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta. Con lo sviluppo tecnologico sono molte le parole entrate nel gergo automobilistico per indicare le diverse condizioni delle gomme.  Mescola: indica le varie tipologie di pneumatici disponibili. La scelta della mescola dipenderà da diversi fattori, come la temperatura dell’asfalto e l’assetto della monoposto.

Super soft/Soft/Medium/Hard/Wet/Full Wet: sono i tipi di gomme disponibili nel massimo campionato di auto, dalla quella più morbida fino a quelle da bagnato. Grip: viene usato per indicare l’aderenza degli pneumatici all’asfalto e, quindi, l’aderenza generale della monoposto.

Graining e Marbles: entrambe le parole si riferiscono al degrado delle gomme. La prima viene dall’inglese “grain”, che significa “granulo”, e indica il distaccamento di piccoli pezzi dello pneumatico che si depositano sulla superficie esterna dello stesso, diminuendo l’aderenza e rendendo più difficile la guida. I “marbles” (letteralmente “biglie”) sono, invece, i pezzi di gomma che lo pneumatico perde e che si accumulano all'esterno o all'interno della traiettoria, generando dei veri e propri tappeti di trucioli.

Blistering: come suggerisce la traduzione dall’inglese “blister”, che significa “vescica”, si tratta della comparsa di aperture sullo pneumatico causate da un eccessivo surriscaldamento a cui segue il distaccamento di una parte di gomma. I buchi che si formano possono essere più o meno profondi e di solito appaiono - in velocità - come una riga più scura sul dorso dello pneumatico.

Spiattellamento: il termine deriva dalla traduzione dell’inglese “flat spot” che letteralmente significa “zona piatta” e descrive un danno allo pneumatico causato da una frenata con bloccaggio delle ruote. Poiché lo pneumatico smette di ruotare, la parte a contatto con l’asfalto risulterà più consumata, creando un'area piatta sulla superficie che può causare forti vibrazioni durante la guida.

Pattinare: quando, soprattutto in partenza, le ruote posteriori perdono aderenza e girano a vuoto, facendo solo del gran fumo ma senza avanzamento dell’auto, si dice che quest’ultima “pattina”.