Sinner, la tonsillite e il ritiro dalle Olimpiadi: il tennis e il senso della patria che non c'è
Chi straparla di tennis e di Sinner sottolineando che per una “semplice” tonsillite ha rinunciato a rappresentare l’Italia alle Olimpiadi, dovrebbe provare un po' di imbarazzo... Commento
Jannik Sinner
Il tennis e il senso della patria che non c’è (ditelo a Gramellini). Il commento
Gli amanti del tennis, e non gli improvvisati dell’ultimo minuto, sanno che questo non è uno sport di squadra. Il tennis è uno sport individuale, silenzioso, il tifo caciarone non è ammesso. Su alcuni campi si deve indossare abbigliamento rigorosamente bianco, i tennisti rilasciano dichiarazioni a bordo campo con un inglese fluente, viaggiano il mondo in lungo e in largo rappresentando solo se stessi.
Chi ama il tennis ama Sinner esattamente come Djokovic, Panatta come Borg, Musetti come Alcaraz. La coppa Davis di oggi ha perso ogni attrazione che aveva in passato, l’unica squadra di un tennista è il suo team spesso cosmopolita. Insomma il tennis centra zero con lo spirito olimpico, con la bandiera, il tricolore per un tennista è solo un’indicazione sul passaporto. Per capire cosa sia il tennis basterebbe leggere il bellissimo libro di Wallace, il grande scrittore americano morto suicida, “Il tennis come esperienza religiosa”.
Leggetelo e provino un po’ di imbarazzo coloro che (capeggiati da Gramellini- Corriere della Sera) straparlano di tennis e di Sinner che, a loro dire, per una “semplice” tonsillite ha rinunciato a rappresentare l’Italia alle Olimpiadi di Parigi. Non so se Sinner vincerà i prossimi US Open (che varrebbero venti Olimpiadi) al momento mi auguro che costoro tornino a occuparsi solo di calcio e della “maglia” azzurra, prototipo della retorica nazional populista.