Juve, la resa dei conti in famiglia. Così Elkann ha messo alla porta Agnelli
Il cda dimissionario dei bianconeri va verso il rinvio a giudizio per i bilanci gonfiati. E Ronaldo reclama i 19,9 mln della carta segreta
Juve: "Se portate questo bilancio dobbiamo andare in Procura"
Il mondo Juve è sotto choc, dopo le dimissioni di tutto il cda dei bianconeri, con l'ex presidente Andrea Agnelli in testa. A un anno dalle prime perquisizioni della guardia di finanza, la Procura di Torino - si legge sul Corriere della Sera - ritiene di avere tutti gli elementi per chiedere il rinvio a giudizio — a giorni — per gli ex componenti del cda della Juve: tra loro il presidente dimissionario Andrea Agnelli, il vice Pavel Nedved, l’ad Maurizio Arrivabene e il capo dell’ufficio legale Cesare Gabasio. La cifra che viene contestata, relativa a presunte plusvalenze fittizie e altre manovre illecite si aggira sui 34 mln di euro. Oltre la metà di questa cifra, 19,9 milioni, sarebbe nella famosa «carta segreta» firmata con Ronaldo, che ora pare intenzionato a chiederne il pagamento.
Dimissioni cda Juventus, il rosso da 254 mln diventato insostenibile
Lunedì a pranzo e già nel weekend, - prosegue il Corriere - il presidente bianconero si era confrontato, sinceramente e ruvidamente, con il cugino, John Elkann, ad di Exor, la holding di famiglia che controlla il club. Morale: la situazione, contabile e giudiziaria, non era più sostenibile. A un certo punto, Andrea Agnelli non ha più avuto alternative: "Se portate in assemblea questo bilancio, dobbiamo andare in Procura", hanno detto nella sostanza i sindaci della Juve, entrati in carica da poco più di un anno, davanti all’insistenza del management. Da un ciclo prodigioso, la gestione Agnelli aveva imboccato un vicolo disastroso, tra campo e, soprattutto, bilancio, con un rosso arrivato a 254 milioni. Nonostante aumenti di capitale per 700 milioni in tre anni. Così, Elkann ha detto stop.