Berlusconi e il Milan: storia di trionfi epici (e qualche sconfitta bruciante)

Berlusconi e il Milan: 3 grandi ere, da Sacchi a Capello e Ancelotti. Quando Silvio salvò il Diavolo dal fallimento e lo portò in cima al mondo

di redazione sport
Silvio Berlusconi, il presidente più vincente della storia del Milan e del calcio mondiale (foto Lapresse)
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Silvio Berlusconi addio: è morto il presidente del Milan più vincente nella storia del calcio

Il nome di Silvio Berlusconi resterà per sempre nella storia del calcio mondiale.

"Il Milan la squadra più titolata del mondo, e io il presidente che ha vinto più trofei. Santiago Bernabeu ne ha vinti la metà e gli hanno pure intitolato uno stadio", amava ricordare Silvio.

Tutto iniziò un freddo giorno invernale: era il 20 febbraio 1986, a Milano si girava col cappotto, ma il cuore dei tifosi rossoneri si scaldò improvvisamente quando giornali e agenzie dell'epoca batterono la notizia: "Silvio Berlusconi è il nuovo proprietario del Milan".

L'inizio di una nuova era per i rossoneri e per il calcio mondiale.

Quando Silvio Berlusconi salvò il Milan dal fallimento...

Non erano anni facili per il Vecchio Diavolo rossonero prima dell'avvento di Silvio Berlusconi. Il Milan portava sulla sua casacca la stella dei 10 scudetti vinti nella sua storia (all'epoca terzo dietro alla Juventus già con due stelle sulla casacca bianconera e ai cugini dell'Inter con 12), ma veniva da due retrocessioni in serie B e navigava nelle posizioni di medio alta classifica nel campionato italiano. In Italia era un successo quando si battevano le grandi rivali storiche (indimenticabile il 2-1 all'Inter in rimonta con gol di Mark Hateley o il 3-2 alla Juventus ne campionato '84-85), in Europa era una conquista già riuscire a passare un paio di turni in Coppa Uefa come accadde nel 1985/86 (eliminata Auxerre e Lokomotiv Lipsia, ma venendo poi buttati fuori dai belgi del Waregem).

Poi arrivò lui Silvio Berlusconi, idealmente in sella a un destriero bianco come nelle favole più belle, salvò il Milan dal fallimento facendolo risorgere dalle sue ceneri come l'Araba Fenice.

Berlusconi e il Milan di Sacchi: la rivoluzione del calcio

Da lì per il Milan fu una storia di trionfi e gloria. L'acquisto di fuoriclasse come Gullit, Van Basten e Rijkaard assieme a Carletto Ancelotti (estate 1987, un anno prima erano stati presi Donadoni - strappato alla Juventus di Gianni Agnelli - e Daniele Massaro) che portarono una squadra piena di talento made in Italy (Franco Baresi, Mauro Tassotti, Filippo, Galli, Billy Costacurta, il giovanissimo Paolo Maldini) a fare il salto di qualità. In panchina? Un allenatore emergente come Arrigo Sacchi preso dal Parma allora in serie B: il mister di Fusignano aveva battuto proprio il Milan in Coppa Italia con rete di Fontolan catturando l'attenzione di Silvio per il suo gioco moderno. Fu l'inizio della rivoluzione. Addio catenaccio e contropiedi all'italiani, iniziava l'era del calcio totale.


 

Berlusconi e il Milan di Sacchi: lo scudetto contro il Napoli di Maradona e le Coppe dei Campioni epiche

Il primo scudetto milanista - strappato al Napoli di Maradona con un epico 2-3 al San Paolo il 1° maggio 1988 (in gol Pietro Paolo Virdis, Ruud Gullit e le sue iconiche treccioline e ciliegina sulla torta messa da Marco Van Basten) fu adrenalina pura per il tifo rossonero. Come la passerella a San Siro di Berlusconi, Sacchi e di tutta la squadra nella notte del trionfo, tornando da Como (1-1 che diede la matematica vittoria nell'ultimo turno di campionato). Solo l'inizio. Un anno dopo la prima Coppa dei Campioni, un raggio di luce che squarciò la nebbia di Belgrado (partita sospesa contro una Stella Rossa padrona del campo al 60° sull'1-0 - siglato da Savicevic - e ripetizione del match il giorno dopo con passaggio del turno ai rigori dopo un pomeriggio di sofferenza e paura vera dopo che Donadoni prese un colpo alla testa rischiando di morire) e arrivò demolendo il mito del del Real Madrid (5-0 a San Siro) prima e Steaua Bucarest poi (4-0 in finale in un Camp Nou di Barcellona invaso da 80mila tifosi rossoneri, forse il più grande esodo della storia del calcio). E ancora: la Coppa Intercontinentale nella notte italiana (si gicoava in Giappone) con telecronaca (in leggera differita, la diretta non si poteva fare) su Canale 5: Milan-Nacional Medellin 1-0, gol di Chicco Evani su punizione al 119° minuto che beffò René Higuita.


 

La seconda Coppa Campioni fu firmata da Frank Rijkaard su assist di Van Basten: 1-0 in un match sofferto ma controllato contro il Benfica dopo una semifinale ancor più sofferta col Bayern Monaco, con celebre gol su pallonetto ai supplementari di Stefano Borgonovo che diede la meritata qualificazione ai rossoneri (un 2-1 per i bavaresi con Aumann che parò tutto dopo l'1-0 di San Siro firmato Van Basten). E proprio Rijkaard 6 mesi dopo firmò una doppietta in Coppa Intercontintale, col trionfo del Milan questa volta distruggendo i paraguaiani dell'Olimpia Asuncion (3-0 in rete anche Giovannino Stroppa).

Berlusconi e il Milan (di Capello): le sconfitte col Marsiglia e Ajax. Il 4-0 al Barcellona firmato Dejan Savicevic

E si potrebbe scrivere libri e libri sulla storia milanista di Silvio Berlusconi al Milan, piena di trionfi incredibili e con qualche sconfitta bruciante. La notte buia di Marsiglia (20 marzo 1991), con le luci del Velodrome che si spengono a pochi minuti dalla fine del match di ritorno dei quarti di finale (sull'1-0 dei padroni di casa che avevano fatto 1-1 a San Siro), Adriano Galliani che dice alla squadra di uscire ma la partita poi non verrà ripetuta (arrivò invece la squalifica Uefa al Milan per un anno dalle competizioni europee).

O le finali perse: da quella del 1993 sempre contro il Marsiglia (1-0 gol di Basile Boli su un calcio d'angolo che neanche c'era, il Milan aveva vinto tutte le partite nel cammino verso Monaco di Baviera) e con un Marco Van Basten in campo malconcio (la caviglia dolorante del Cigno di Utrecht che poi nel 1995 lo costrinse a ritirarsi a soli 28 anni) o quella di due anni dopo a Vienna contro l'Ajax, puniti da un gol di Patrick Kluivert all'85° in una notte senza Dejan Savicevic infortunato. Col Genio (uno dei giocatori preferiti da Berlusconi) in campo quasi certamente sarebbe stata un'altra storia, lui che dodici mesi prima cancellò dal campo il Barcellona di Romario e Bebeto (4-0 doppietta di Massaro, pallonetto clamoroso del 10 milanista che scavalcò Zubizzarreta e poker finale di Desailly) malgrado le assenze per squalifica di Franco Baresi e Billy Costacurta.


 

Berlusconi e il Milan degli invincibili di Fabio Capello

Tre finali dolce-amare con Fabio Capello in panchina. Il tecnico di Pieris aveva preso l'eredità di Arrigo Sacchi dopo una parentesi da traghettatore nel 1986 al posto dell'esonerato Nils Liedholm - con qualificazione alla Coppa Uefa allo spareggio contro la Sampdoria di Vialli e Mancini: 1-0 gol di Massaro su colpo di testa ai supplementari - riuscendo a vincere 4 scudetti in 5 anni con quello che sarebbe stato definito poi il Milan degli invincibili con 58 partite di Serie A senza conoscere sconfitta: dal 26 maggio 1991 al 21 marzo 1993, interrotto da una punizione proprio al minuto 58 calciata da Tino Asprilla (Milan-Parma 0-1). La squadra a cui nessuno o quasi riusciva a segnare (929 minuti senza prendere gol nel 1994, battuto Zoff, poi Buffon e la Juventus lo avrebbero superato).

Berlusconi e il Milan: dallo scudetto di Zaccheroni ai trionfi mondiali con Carlo Ancelotti in panchina (e la notte maledetta di Istanbul col LIverpool)

E poi lo scudetto del Milan in rimonta con Alberto Zaccheroni in panchina: sette punti recuperati alla fortissima Lazio di Cragnotti (con fuoriclasse come Vieri, Salas e Nedved, Nesta, Mihajlovic) nelle ultime sette partite del 1998/99. Una parentesi in anni non pieni di successi. La vendemmia sarebbe ripresa con Carletto Ancelotti in panchina: la Champions del 2003 eliminando l'Inter in semifinale e sconfiggendo la Juventus nella finale di Manchester ai rigori con Shevchenko che batte Buffon e fa battere i cuori rossoneri. Poi lo scudetto dell'anno successivo conquistato dopo un testa a testa con la Roma. La maledizione di Istanbul: anno 2005, quella incredibile finale persa ai rigori con il Liverpool dopo esser stati avanti 3-0 e con quei 6 minuti di follia che cambiarono il destino della Coppa. E la vendetta di due anni dopo quando, il 23 maggio ad Atene, Inzaghi e Kakà stesero i Reds.

Un ciclo incredibile firmato da una squadra che sembrava un dream team mondiale: da Maldini e Nesta a Seedorf e Pirlo, Ringhio Gattuso, Rui Costa e Kakà, Pippo Inzaghi e Shevchenko.


 

Berlusconi e il Milan, l'ultimo scudetto con Ibrahimovic e Max Allegri

L'ultimo trionfo di Silvio Berlusconi col Milan fu lo scudetto del 2011 con Max Allegri in panchina e Zlatan Ibrahimovic in campo (il colpo del Condor Galliani che lo prese dal Barcellona negli ultimi giorni di agosto 2010 dopo una tela di mercato tessuta per mesi in modo magistrale dall'ex ad del Milan), vinto contro l'Inter allenata da Leonardo (e poi battuta anche in Supercoppa italiana). L'ultima vittoria invece ai danni della Juventus fu la Supercoppa del dicembre 2016 a Doha contro la Juventus (Montella allenatore e il givoanissimo Donnarumma protagonista ai rigori) Poi la cessione a Li Yonghong (13 aprile 2017) con 8 campionati italiani vinti, 1 Coppa Italia, 7 Supercoppe italiane, 5 UEFA Champions League, 2 Coppe Intercontinentali, 5 Supercoppe UEFA e una Coppa del mondo per club FIFA, per un totale di 29 trofei ufficiali in 31 anni.


 

Berlusconi e il Monza: la storica promozione in Serie A

Vincente anche il ritorno al calcio di Silvio Berlusconi (con Adriano Galliani): il 28 settembre 2018 divenne proprietario del Monza, preso in Serie C, portato nel 2020 in serie B e nel 2022 in Serie A. Quest'anno con Palladino in panchina un bel campionato chiuso all'11° posto a suon di vittorie e bel calcio...

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