Sinner, tutti i punti oscuri nella vicenda del doping. I colleghi contro e l’addio a parte del suo staff

L'altoatesino accomunato fino a ora a un ortaggio non particolarmente sexy, oggi scopre il suo volto meno popolare

di Marco Scotti
Jannik Sinner con il trofeo dell'Australian Open
Sport

Doping, un'enorme nube nera si abbatte sul numero uno del ranking ATP. Sinner riuscirà a reggere l'urto?

È ricco, è bravo, è il primo numero uno del ranking ATP che l’Italia abbia mai avuto. Ed è anche giovane, il che fa sperare in una carriera lunga e piena di successi. Solo che nel mare magnum dei peana levati in onore di Jannik Sinner inizia a intravedersi qualche crepa. Prima la sconfitta a Wimbledon contro Danil Medvedev, arrivata al quinto set, culminata con l’annuncio di avere problemi fisici non certo gravi.

Uno scenario che gli ha fatto subito appioppare addosso il sigillo di “piangina”, come si direbbe a Milano, cioè di quello che è capace di vincere solo se va tutto nel verso giusto. Poi, la decisione presa all’ultimo momento di saltare le Olimpiadi per una tonsillite. Quindi le vacanze in Costa Smeralda con la fidanzata (e collega) Anna Kalinskaya. Infine, la vittoria a Cincinnati ma con l’enorme nube nera della vicenda della sostanza dopante rinvenuta sul suo corpo.

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Intendiamoci, le istituzioni del tennis gli hanno dato ragione in due occasioni e hanno quindi derubricato il tutto a mero incidente, dando la colpa del ritrovamento (invero assai scarso) al massaggiatore. Fine? Mica tanto.

La Wada, l’agenzia mondiale antidoping, ha già fatto ricorso due volte e lo farà ancora. Segno che forse qualcosa non torna. Qualcuno potrebbe obiettare che la stessa Wada si è fatta fregare per decenni dai vari Armstrong, Ulrich e compagnia… dopante. Ma non è un bel segnale.

Poi arriva la giusta domanda del grande vecchio del tennis italiano, Nicola Pietrangeli. Il quale si chiede, in sostanza: ma se Sinner è stato riconosciuto totalmente innocente, perché gli hanno tolto 400 punti utili per il ranking ATP? E perché gli hanno sottratto il premio della semifinale di Cincinnati, pari a 300mila dollari? Mistero. Se le responsabilità sono di altri, perché a pagare deve essere il tennista altoatesino?

Poi arriva l’australiano Nick Kyrgios, l’archetipo del “è bravo ma non si applica”, una testa matta capace con la medesima nonchalance di contendere Wimbledon a sua maestà Novak Djokovic e di perdere malamente al primo turno di un qualsiasi torneo minore. Ebbene, l’australiano, che gli amanti del gossip ricordano perché è stato fidanzato con la stessa Kalinskaya, esonda su Twitter senza mezze misure e getta pesanti ombre sulla decisione di non perseguire il tennista altoatesino. “È ridicolo - scrive - Sinner andava squalificato per due anni. Crema per massaggi. Si, bello…”.

Anche altri colleghi, come il bulgaro Denis Shapovalov, parlano senza mezzi termini di “due pesi e due misure”. E, fatto ancora più strano, come fa notare anche Dagospia dall’angolo di Sinner sono spariti il preparatore atletico Umberto Ferrara e il fisioterapista Giacomo Naldi. Un caso? Mah…

Quello che preme sottolineare è che Sinner, per tutto fino ad ora accomunato a un ortaggio non particolarmente sexy, oggi scopre il suo volto meno popolare. Sarà capace di reggere l’urto, visto che soprattutto la vicenda doping rischia di sporcarne l’immagine a lungo? Certo, alla prima vittoria di peso probabilmente in molti si dimenticheranno di quanto successo. Ma attenzione al coro degli oppositori, che non perderà occasione per ricordare che sì, Sinner è forte, ma… Ed è proprio sulla capacità di reggere quel “ma” che si gioca il futuro di Sinner. Che è oggi assai meno etereo ragazzino e un po’ più “bad boy”.

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