Super dollaro, un bene per gli Stati Uniti ma un male per il mondo
Fine della guerra e stop all’inflazione americana potrebbero calmare i mercati
Usa, i grandi investitori internazionali si sono agganciati a al super dollaro
Gli americani credono da sempre nel Dio dollaro. Non a caso il motto “In God we trust” ha sempre accompagnato le monete e le banconote Usa dagli anni ’50 dopo la decisione del Presidente Eisenhower. Ed ora, in questa specie di tempesta perfetta, condita da guerra, inflazione e recessione, i grandi investitori internazionali si sono agganciati a "lui". Lo hanno visto come un’ancora di salvezza spingendolo ad un rafforzamento senza precedenti, soprattutto sulle altre monete. Contro di esso, infatti, e con la complicità dei tassi, lo yen giapponese ha perso circa il 20% in un anno , euro e sterlina oltre il 15% e lo yuan cinese ha segnato una perdita di oltre il 10%, il peggior calo dal 1994.
Usa, dollaro ai massimi da 20 anni
L'indice del dollaro è ora al suo massimo da quasi 20 anni per diversi motivi. La Federal Reserve statunitense (Fed) ha aumentato i tassi per prima e pure in maniera decisa : al 3%-3,25%, rispetto all'1,25% della Banca centrale europea (BCE). Inoltre come grande esportatore di gas e petrolio gli Usa soffrono molto dell’Europa l’attuale carenza di gas e petrolio russi. In pratica gli Stati Uniti sono in parte corresponsabili nel mondo per l’inflazione dato che le materie prime agricole e l’energia hanno contratti in dollari, adesso forti più che mai. Un processo che alcuni media americani hanno sintetizzato con titoli molto esplicativi: “Il dollaro è forte. Questo è un bene per l'America, ma un male per il mondo". Altri due effetti secondari ma non meno importanti di questo “strong” dollaro sono in primis che è dannoso per tutte le economie emergenti indebitate in dollari e come secondo che è sicuramente più conveniente esportare in Usa.
Usa, le economie corrono ai ripari
In questa specie di uragano i dipartimenti economici di molti paesi stanno cercando di correre ai ripari. Ad esempio in Giappone ha già fatto un intervento per sostenere la propria moneta. La Bank of England è intervenuta due volte per cercare di fermare la debacle della sterlina e il nuovo premier ha cancellato velocemente il suo piano di riduzione delle tasse ai ricchi. Logicamente anche i settori industriali ne sono colpiti. In prima fila le compagnie aeree, che pagano il carburante in dollari e spesso acquistano aerei con la stessa valuta. Il settore turistico è toccato solo in parte perchè se è pur vero che andare a visitare gli Stati Uniti è adesso più caro ma è anche vero che per gli americani è più conveniente viaggiare. Riflessi si vedono anche nei lavoratori espatriati negli Usa e pagati dalle aziende in euro che hanno perso un po’ di potere d’acquisto mentre il contrario, ma in positivo, accade ai lavoratori americani che operano nel Vecchio Continente e vengono pagati in dollari, adesso più forti. Cosa porterà il termine di questa tempesta economica? Probabilmente sono due i fattori principali: la fine della guerra in Ucraina e il rallentamento dell’inflazione, soprattutto in America. A breve non sembra che le due cose, purtroppo, possano accadere.