Il mio viaggio a New York, Piero Armenti e Martina si raccontano ad Affari

Dalla Grecia all’incontro con Martina per un caffè. A fine settembre il romanzo di Mondadori “Se ami New York”

di Mirko Crocoli
Viaggi
Condividi su:

Piero ai suoi followers “Avete ragione, mangio troppo, ma è più forte di me!”.
“Volevo raccontare la grande mela a quelli che non possono visitarla". 
“Mi manca l’Italia e la giovinezza a Salerno”.
Manhattan? “Una forza unica, un film!”

Su Martina? “Una partner in crime, con cui vivere allegramente”.
“È più difficile scrivere un buon romanzo che fare impresa”.

Lei su Piero: “Buono, dinamico, generoso, un vulcano che quando decide ottiene”
Martina di Piero: “Lo seguivo su Instagram. Sono stata io a scrivergli. Era solo per un caffè e poi…”
Piero: “New York va vista, poi possiamo decidere se amarla o detestarla. Ringrazio il mio team. Il futuro è un luogo meraviglioso”

"TikTok, Instagram, Facebook, copriamo un pubblico pari a quello di un canale televisivo nazionale”. Come dargli torto, è tutto non solo vero ma indiscutibilmente meritato. Piero Armenti (classe ’79) – con il quale ci siamo fatti una bella chiacchierata – si è creato dal nulla, partendo da Salerno 10 anni orsono. Prima il Venezuela, poi i reportage per testate importanti (Panorama in primis) ed infine gli Stati Uniti d’America. Ma è la mitica New York a stregare, in maniera definitiva, l’influncer, scrittore, urban explorer e tour operator italiano di stanza nella East Coast. Seguitissimo in patria, giornalista professionista, Piero, innamorato dei balli caraibici, si trasferisce (2011) nella “Grande Mela”, solo dopo la coinvolgente esperienza a Caracas e il dottorato all’Università Orientale di Napoli.

E’ il patron de “Il mio viaggio a New York”, sito a Time Square, una realtà con un milioni e mezzo di seguaci social, decine di dipendenti e un sogno primordiale: “prima di detestarla o amarla, visitate questa incredibile città!”. E’ inoltre fondatore di una società di snack americani, la jerryamerica.com e ideatore di suggestive escursioni per gruppi; dal tour delle discoteche al Bronx, dal Queens a Brooklyn, tutti rigorosamente pensati per far risparmiare tempo e denaro ai suoi connazionali.

Come se non bastasse è persino autore di ben quattro pubblicazioni, due di esse romanzi. Una è dedicata al centro America (Messico e Venezuela), l’altra è una guida turistica omonima dell’azienda “Il Mio Viaggio a New York” (Newton&Compton), la terza – per Mondadori – è un componimento narrativo rivolto alla sua adorata “city”, dal sapore squisitamente autobiografico, ove sviscera la storia di un giovane che insegue i propri sogni oltreoceano partendo dal piccolo paesino del Sud e l’ultima, di prossima uscita (28 settembre, medesimo editore), un romanzo dal titolo emblematico e accattivante: “Se ami New York”, già prenotabile su Amazon all’indirizzo https://amzn.to/3yAG7E7.


 

Concepita con profonda emotività durante il recente inverno di Pandemia, l’opera svela un lato inedito di NY; dalle ombre che la costellano sotto le luci scintillanti dei grattacieli ai silenzi assordanti in mezzo alla folla rumorosa, fino agli amori impossibili che uniscono le tante solitudini che la popolano. Un concentrato di pathos e bellezza che Armenti riesce sapientemente a padroneggiare, con dovizia di particolari, uno stile godibile e sempre attento ai piccoli dettagli, quelli che poi fanno (come ben sa) la vera differenza in ogni cosa.


 

Naturalmente non potevano mancare un paio di domande anche a Martina (Maceratesi), quasi d’obbligo, perché ella è stata partecipe, complice e (con pazienza) onnipresente durante l’ultimo loro viaggio in “presa diretta” nella magnifica Grecia, sogno proibito (come anche Piero afferma) di tutti gli amanti della cultura classica.                            

Piero, siete appena tornati dalla Grecia. Tutto rigorosamente filmato. Ci vuol raccontare, dal suo punto di vista, cosa si porta con sé di questa esperienza?   

La bellezza delle sue isole, colorate dal Mediterraneo, la calma dei suoi abitanti, la malinconia e la forza nascosta di Atene, che domina dall’alto con l’Acropoli. Per chi viene dalla cultura classica, la Grecia è una sorta di terra promessa. Per chi viene dall’America un paradiso di calma e vita tranquilla. Tornerò sicuramente.

Qualcuno critica le troppe soste nei ristoranti e/o nei “paradisi” del cibo. Cosa risponde?

Che hanno ragione, mangio sicuramente troppo, ma quando vado in un Paese non mi controllo. Ricerco i ristoranti migliori ma anche quelli più autentici, vado nelle bettole e negli stellati. Mi appassiona la cultura culinaria dei luoghi, e la Grecia non mi ha deluso, una cucina essenziale, non sofisticata, ma gustosa. Pochi piatti, ma di enorme gusto. 


 

Qualche passo indietro. Oggi lei è uno dei più seguiti influncer turistici, ma come nasce l’idea di cominciare e perché proprio New York? 

Tutto nasce dalla passione per il racconto, voler condivide le mie esperienze. Molti sognano New York, ma magari non hanno i soldi per visitarla. Mi son detto perché non fare dei video e fare in modo che gente possa conoscerla comodamente dal divano. Così ho iniziato. Dopo ho pensato di finanziare questa “narrazione” con un Tour Operator, per offrire servizi ai turisti. Appena ho aperto l’ufficio a Times Square è stato un vero boom, si formava la fila di persone per entrare e partecipare ai miei tour. Ma oramai il progetto “Il mio viaggio a New York” può essere considerato oltre ad un tour operator, una Media Company. Tra TikTok, Instagram e Facebook copriamo un pubblico pari a quello di un canale televisivo nazionale.

(Segue...)

Quanto la sua terra natia le manca e con che cadenza si sente con i suoi cari?

I miei li sento quasi ogni giorno, per fortuna non costa nulla telefonarsi. Immagino trenta, quaranta anni fa come fosse difficile: le telefonate intercontinentali costavano un patrimonio. Con i miei ci vediamo spesso, o vengono loro a New York o torno io in Italia. Certo la Pandemia ha rallentato un po’ tutto, ma sono fiducioso di poter avere di nuovo mia mamma e mio padre a New York. Della mia terra natia mi manca soprattutto la giovinezza spensierata, sarà che idealizziamo sempre il passato e allora tutto ci appare più bello di quanto in realtà non fosse, perché poi di fatti io volevo scappare da Salerno ed in effetti sono scappato.

Perché fermarsi per sempre nella “Big Apple”?

Manhattan ha una forza unica, difficile da trovare altrove. È un tritacarne di persone, un vortice che ti risucchia, e ti proietta in una dimensione di vita accelerato. Ogni giorno succede qualcosa di nuovo e d’incredibile, sembra che qui la vita sia davvero un film in cui accadono cose. Ne ho parlato anche nel mio secondo romanzo “Se ami New York” che uscirà a fine settembre.

Allora ce ne parli. Ci snoccioli brevemente il suo ultimo sforzo letterario "Se ami New York". 

Dopo i primi tempi scoppiettanti, anche a New York può subentrare la noia: mancano le motivazioni, manca lo sguardo allegro dei venti anni. Una grande storia d'amore cambia le carte in tavola, sconvolge tutto in positivo, e la metropoli riacquista i colori di una volta. Ma dietro questa apparenza, si cela una dura verità che costringerà il protagonista a fare una scelta. Per capire quale bisogna leggere il libro.

Ha mai avuto modo di incontrare qualche Star del cinema? New York è “casa” di Robert De Niro, Al Pacino e molti altri. 

Molte volte, anche perché ci sono delle pagine Instagram che segnalano le zone in cui stanno girando un film, quindi tu vai e incontri i tuoi attori preferiti. Ho incontrato spesso Leonardo Di Caprio, nei locali notturni di New York, e tantissimi rapper, direi quasi tutti quelli della scena americana. Ma non sono il tipo che va a chiedere foto, perché odio disturbare le persone.

Giornalista per testate importanti, poi arriva “Il mio viaggio a New York”, tour operator specializzato nell’incoming. Da “inviato” ad imprenditore (di successo oltretutto). Quale il segreto di questa crescita costante della sua attività?

Fare impresa è la cosa più semplice al mondo, solo che la gente non lo sa. Basta saper fare le sottrazioni e le addizioni, e anche un bambino che vende le limonate può dirsi imprenditore. La crescita imprenditoriale invece dipende dall’ambizione personale: si investe ciò che si guadagna, si ampliano i mercati, si diversificano i settori, ma son tutte cose abbastanza semplici, molti imprenditori che ho conosciuto sono milionari e non hanno neanche la terza media. È più difficile scrivere, credo io, un buon romanzo che faccia sognare le persone, che fare impresa.

Martina Maceratesi, la sua compagna. Una ragazza simpatica, paziente e disponibile. C’è una Martina diversa nel privato rispetto a quella che si palesa in pubblico? 

Martina è una ragazza molto ambiziosa, che ottiene sempre quel che vuole, di natura allegra ed estroversa; in definitiva potrei definirla una partner in crime, con cui vivere le giornate in spensieratezza senza prendere la vita troppo sul serio. Oltre ad essere, se ancora è concesso dirlo, anche molto bella.

Ora una domanda per Martina. Pregi e difetti di Piero? Difficile vivere al fianco di un vulcano del genere ? Chi dei due tende più a “sopportare” (e quindi cedere) a l’altro?

Piero ha tanti pregi. La cosa che apprezzo più di lui è che è pragmatico, quando ha un’idea la concretizza senza perdere tempo in chiacchiere. È una persona onesta e buona, è difficile per lui dire di no, se potesse accontenterebbe tutti. Poi è molto dinamico, un vulcano di iniziative. Con lui non ci si annoia mai! È anche per questo che andiamo d’accordo, perché anche io ho un carattere esplosivo. Il suo più grande difetto è che è una persona imprevedibile, cambia idea in fretta. Tra di noi non penso che ci sia qualcuno che ceda all’altro. Noi due viviamo di compromessi continui e pare funzioni!

Ancora Martina. Da Recanati a New York, poi l’incontro con Piero e il cambio drastico di vita. Ci racconta in breve come tutto è partito?

Era maggio 2018, avevo 23 anni e mi mancavano tre esami alla fine della Magistrale, quando mi si è presentata un’opportunità incredibile: poter lavorare un anno a New York. L’idea di passare da un piccolo paesino di 20 mila abitanti a una delle metropoli più grandi del mondo mi spaventava a morte, ma alla fine ho deciso di buttarmi. Ho avuto la fortuna di fare un tirocinio da Valentino e di vivere a pieno la città che ho sempre sognato e che mi ha cambiato la vita. È in quel periodo che io e Piero ci siamo conosciuti. Lo seguivo su Instagram e con il suo modo unico di raccontare, mi aveva già fatto innamorare di New York prima ancora che mi ci trasferissi. Come ci siamo incontrati? Sono stata io a scrivergli di incontrarlo, ma era solo per un caffè! Poi il resto potete immaginarlo.

(Segue...)

Covid19. Piero torniamo a lei. Come ha vissuta la pandemia? Sia a livello personale, intimo, che sotto l’aspetto lavorativo? 

L’ho vissuto male, perché nel mio settore, cioè quello dei viaggi internazionali, è stato un disastro, ma è stata anche l’occasione per sviluppare nuovi business, e il negozio di snack americani jerryamerica.com ha preso davvero il volo, oltre ai corsi su pieroarmenti.com  

Un suggerimento agli italiani. Perché visitare New York almeno una volta nella vita? 

New York è una città con cui siamo cresciuti, nutrendoci di cinema americano. È la città dei nonni che scoprivano l’America, la città del Padrino e dei guerrieri della Notte, quella che rappresenta il culmine del successo. New York va vista, poi possiamo decidere se amarla o detestarla.

Progetti futuri? Prossimi viaggi? Cosa ci può accennare?  

Il prossimo viaggio sarà in Italia, e mi concentrerò sul lancio del mio secondo romanzo “se ami New York”. Poi dobbiamo farci trovare pronti per rilanciare l’agenzia appena il turismo internazionale si riprenderà, e non vedo l’ora di organizzare viaggi di gruppo. Il futuro è un luogo meraviglioso.

Personaggio molto noto, unitamente a Martina. Per questo suo traguardo vuol mandare un ringraziamento a qualcuno? Amico, amica, famiglia, collaboratore..etc. etc. etc.

Voglio ringraziare tutto il mio team de “Il Mio viaggio a New York”, perché sono fieri di lavorare per questo brand, e portano con la loro professionalità il nome in alto.