Il turismo del futuro? Più autenticità che Intelligenza artificiale
Alla Bto di Firenze tema centrale il concetto di "comunità" sempre più ricercata dai turisti, con o senza l'IA
È calato il sipario sulla 16ª edizione della Bto (Be Travel Onlife), la più importante manifestazione italiana dedicata al turismo che mai come quest’anno ha provato a indagare in che modo la tecnologia impatta sul modo di viaggiare.
Dalla Stazione Leopolda di Firenze tanti i messaggi d’allarme lanciati a partire dalla consapevolezza che l’accelerazione digitale in un mondo come quello del turismo che si basa sulle relazioni non sempre è un buon segno. Occorre trovare una chiave per comprendere come la rete e il digitale abbiano modificato il modo in cui le persone si approcciano al tema del viaggio, partendo dalla consapevolezza che il nostro Paese è sempre più identificato come la terra del turismo enogastronomico.
Enogastronomia, "perla" d'Italia
I dati non sono mancati così come le proiezioni. Nei viaggi a tema “food”, l’enoturismo è cresciuto del 18% nel 2023 e registrerà una crescita annua, entro il 2030, del +12,9%. Secondo il “Rapporto sul turismo ed il mondo caseario”, realizzato dall’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, a trainare l'interesse dei turisti sono per prime le cantine e poi, un po' a sorpresa, i caseifici. Cresce anche il settore agrituristico, che
nel 2023 ha registrato oltre 4 milioni di arrivi e più di 15,5 milioni di presenze.
Si è parlato poi di Intelligenza Artificiale, della sua applicazione concreta, per esempio dei sommelier virtuali, che con un QR code suggeriscono abbinamenti cibo-vino e all’occorrenza possono aiutare il personale durante i picchi di lavoro e di come l’IA potrebbe supportare il turista enogastronomico nella personalizzazione del viaggio.
Parola d'ordine: comunità
È però emerso in modo lampante la necessità di difendersi da quel fenomeno che tante città italiane stanno subendo, l’overtourism, il tutto a favore di un turismo più “slow” che metta al centro le comunità locali, sviluppando un modello di ospitalità rispettosa dei territori e di chi quei luoghi li vive. Una delle voci più autorevoli in questo campo è senza dubbio quella di Giacomo Miola, vicepresidente Slow Food Italia: “In Costiera Amalfitana dove vivo e lavoro mi ritrovo a smontare continuamente tesi di turisti che hanno un’idea completamente falsata delle nostre comunità. Alcune parole oggi sono fortemente abusate, è il caso del concetto di autenticità. Bisogna fare i conti con questo quando si entra in contatto con chi decide di andare in un territorio perché vuole entrare in contatto con la gente del luogo. Le comunità. Ciò che
contraddistingue quei viaggi è l’importanza di stringere relazioni con chi quei territori e quelle destinazioni li vivono quotidianamente. Da un punto di vista socio antropologico, l’uomo ha sempre vissuto in comunità, se pensate al concetto di branco anche nel mondo animale si ragiona in termini comunitari. Oggi facciamo un uso smodato dei social per stabilire nuove forme di comunità. Ecco, perché è un concetto sempre attuale. Parliamo di vero e proprio coinvolgimento. E se è oggi abbiamo una enorme domanda di autenticità è altrettanto vero che l’offerta non è in grado di reggerla. Noi di Slow Food crediamo poi che
il cibo nei processi di coinvolgimento dei viaggiatori sia centrale”.
Tesi confermata anche da Emilio Casalini, che sui Rai3 racconta la bellezza artistica e culturale dell'Italia e il lavoro di chi l'ha trasformata in realtà: “Le comunità vanno costruite e poi fatte crescere. Non abbiamo ancora capito quando e quanto funzionano, perché comportano tante rinunce e del duro lavoro. Tutto quello che un territorio fa per sviluppare il turismo potrebbe andar bene anche per i cittadini residenti. È utile ricordare questo perché nel momento in cui narri una comunità quei cittadini non sono più solo funzionali al turismo, perché hanno un B&B, un ristorante o sono una guida turistica ma si sentono parte di un processo economico che valorizza le loro identità. Bisogna però stare attenti alla fragilità di certi meccanismi. Le comunità non sono fatte da prodotti che puoi comprare come fossimo dentro un supermercato ma di relazioni, che si intrecciano e che sono importantissime. Ce ne siamo resi conto durante il Covid e ce ne siamo dimenticati subito dopo. Sono 15 anni che parliamo di turismo esperienziale
senza accorgerci che stiamo truffando le persone vendendogli attività turistiche. È un bluff, la camminata non è un’esperienza! Le esperienze vere sui territori sono pochissime, il mondo ci chiede di farle e noi non le offriamo perché siamo cretini. Le comunità coinvolte, attivate, sono in grado di proporre una quantità di esperienze che nessun destination manager potrebbe mai tirar fuori se non dopo 20 anni di lavoro. Quel
tipo di ricamo, quel cibo che vuol dire agricoltura autoctona che trovi solo in quel paesino è un contenuto connesso, in armonia, omogeneo, che si fa motivo per andare in un luogo e magari per fermarti anche una notte in più. Non parliamo più solo di movimenti economici ma di rapporti umani che hanno un valore inestimabile”.
Una testimonianza diretta di questo approccio la porta Enrico Ponza, Slow Food Travel Val Varaita Community manager che a Melle, paesino di 250 anime sotto il Monviso, ha dato vita, insieme ad un gruppo di giovani controcorrente ad Antagonisti, un progetto chevuole promuovere il territorio, ma lo fa partendo dal bisogno di ripopolare quei piccoli paesi di montagna che corrono il rischio di finire isolati.
“Abbiamo iniziato nel 2014 e nonostante sapevamo benissimo che la montagna si porta dietro il concetto di solitudine abbiamo provato a costruire una… rete che aveva il fine di unire o, meglio, riunire la Comunità. Prima di costruire progetti per attrarre il turismo abbiamo pensato al nostro benessere, poi i turisti sarebbero arrivati di conseguenza. Siamo partiti in due, oggi siamo più di 50. Tutto bello ma molto fragile. Non dite che sono un esempio, siamo un modello, ognuno ha la sua storia, noi siamo cresciuti nella nostra di storia. Cambiamo la narrazione che molti danno dei giorni nostri: i giovani non stanno migrando verso i paesi, continuano ad andare verso le città. Noi Antagonisti stiamo vivendo il periodo più duro perché abbiamo perso alcune risorse e per noi anche solo un ragazzo che va via, se non ce n’è uno che arriva è un problema, perché ogni persona conta. In questo momento difficile la comunità si è però unita e la rete che
abbiamo costruito ci ha permesso di salvarci e di ripartire con nuove energie, sviluppando progetti anche legati al turismo. Un turismo che per noi ha senso solo se chi arriva, oltre a vedere luoghi nuovi ha voglia di scoprire anche una nuova cultura, un’identità chiara data da proprio dalla sua Comunità”.
Non c’è nulla che stride tanto quanto immaginare un robot fare ciò che fino a ieri era di competenza dell’uomo, messo accanto a questi ragazzi che costruiscono reti umane pensate per tenere in piedi comunità appetibili per i turisti consapevoli. La chiusa è tutta nelle parole di Laura Rolle, Co-founder & Head of research Blue Eggs, realtà internazionale specializzata nella decodifica e applicazione dei Deep Trend™ che nel suo intervento in cui immaginava il turismo del futuro ha detto: “Robert James Shiller,
economista statunitense, padre della finanza comportamentale nel 2013 è stato insignito del premio Nobel per l'Economia. È proprio lui a dirci che le narrazioni sono il più grande motore economico perché costruiscono il senso e il significato di ciò che ci interessa. In altre parole, quando andiamo a misurare il comportamento di un turista, di un cliente, siamo al fondo di una catena di eventi all’inizio della quale ci sono le narrazioni, quell’immaginario collettivo che rende unico il nostro Paese”.
Chissà se l’IA sarebbe in grado di capire la differenza reale che intercorre tra una comunità e la community, la versione mercificata della comunità. È una linea sottilissima.