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Bielorussia, rischio implosione: sottomettersi a Putin per sopravvivere
Il presidente bielorusso Alexander Lukashenka tenta di portare la dimensione bellica su un altro binario: quello della legittimazione a ri-contrarre
Lo deve fare per una ragione primitiva: l’esistenza stessa sua e della Bielorussia.
Allora la strategia, ammesso che ve ne sia una decifrabile, sarebbe far comprendere come la Bielorussia sia il vero cuscinetto di garanzia tra Russia e Nato facendo intendere anche che l’Ucraina, non avendo rispettato gli accordi di Minsk (secondo Mosca), ha perso il ruolo fondamentale che si era perimetrato dal 2015: il punto dieci dell’accordo Minsk II, d’altronde, prevedeva e prevede “Il ritiro di tutte le forze armate straniere, delle attrezzature militari, così come dei mercenari dal territorio dell’Ucraina sotto la supervisione dell’OSCE. Disarmo di tutti i gruppi illegali”. Si potrebbe dire “comprese truppe russe e Wagner e simili”.
Chi dovrebbe garantire questa liberazione sarebbe proprio Minsk, ma è ovvio che non potrà farlo affatto data la forte dipendenza dalla Russia di cui sopra.
Ma se così stanno le cose la Bielorussia non avrebbe più ragione di esistere se non mantenendo vivo un ascendente politico verso l’esterno.
Tuttavia è proprio per questa ragione che, allo stato attuale, Lukashenka sa di non avere alternative se non quella di evitare il collasso interno (carestia alimentare compresa tenuto conto dell’embargo UE per i prodotti alimentari che costa a Minsk molto in termini di ricerca di prodotti alternativi per gli ammassi di Stato).
Se poi si considera che, stando a quanto riporta oggi l’Ansa, Lukashenka non vede assolutamente “alcun rischio dall'impiego del Gruppo Wagner" in Bielorussia sottolineando che “Zelensky ha finalmente capito che non vincerà questa guerra" e che "questo contrattacco non porterà a nulla se non alla morte di migliaia e migliaia di persone”, allora, il dato potrebbe dirsi tratto.
È una dichiarazione ambigua perché maschera un filo di sottomissione a Mosca ma, contestualmente, apre ad un ultimo tentativo di sopravvivenza: dire al mondo che la politica di Minsk non è come quella russa così cercando di portare dalla sua parte la Wagner prima che Putin decida di cambiare obiettivo: scaricare su Minsk la colpa della guerra Ucraina (per non aver garantito gli accordi) e annetterla per implosione interna. Così Putin avrebbe un alibi per chiedere scusa al mondo. Sempre se qualcuno ci crederà.
Un ulteriore dato utile per comprendere la corsa contro il tempo di Minsk? La Bielorussia non è neanche tra i 30 eserciti con più elevato indice di forza militare secondo Global Firepower. Questo la dice lunga sulla forza vera anche della Russia (seconda al mondo dopo gli Stati Uniti). Nel frattempo Lukashenka si danna l’anima prima che la Wagner passi con l’Occidente.