Antibioticoresistenza da banco....
Come noto, negli Stati Uniti è allarme per un recentissimo caso di antibioticoresistenza.
Per la prima volta negli USA è stato trovata una paziente di 49 anni portatrice di un batterio con un gene (mcr-1) che lo rende resistente agli antibiotici più potenti come la COLISTINA.
Probabilmente un caso sopravvalutato nella reale gravità, ma l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) lancia l'allarme sul fenomeno della resistenza dei batteri a quei farmaci che dal secolo scorso salvano la vita a milioni di persone.
La RESISTENZA AGLI ANTIBIOTICI o ANTIBIOTICORESISTENZA è quel fenomeno per il quale un batterio risulta resistente all'attività di un farmaco antimicrobico.
L'antibioticoresistenza è ormai un fenomeno diffuso in tutto il mondo e l'Italia rappresenta sicuramente uno dei paesi europei dove si fa più uso di antibiotici.
Secondo i dati dell'Istituto superiore di sanità quasi la metà degli italiani fa infatti uso di antibiotici senza prescrizione medica o li assume in maniera arbitraria quando non è necessario, come in caso di influenza o raffreddore.
Lo sviluppo della resistenza è in effetti un normale processo evolutivo.
Normalmente in una colonia di microbi sensibili ad un certo antibiotico ne esistono alcuni che sono naturalmente resistenti allo stesso.
Quando l'antibiotico distrugge i batteri sensibili, quelli insensibili al farmaco cominciano a moltiplicarsi.
Tuttavia la resistenza può svilupparsi anche in seguito a mutazioni genetiche del batterio.
L'antibioticoresistenza, pur essendo un fenomeno naturale, è accelerata e aggravata da un uso scorretto degli antibiotici, come l'abitudine di somministrarli per trattare infezioni virali.
Anche assumere i farmaci in maniera discordante dalle prescrizioni, a dosi inferiori o per un tempo differente da quello raccomandato, può contribuire a far sviluppare la resistenza.
Altra pratica discutibile è l'abitudine in molti ospedali di prescrivere cicli di antibioticoterapia a scopo preventivo.
Tra i batteri "sorvegliati speciali" ci sono ESCHERICHIA COLI (causa di infezioni del tratto urinario e setticemie), KLEBSIELLA PNEUMONIAE (causa di polmonite e setticemie), STAPHYLICOCCUS AUREUS (cause di infezioni delle ferite e setticemie) e alcune specie di BATTERI ENTEROCOCCHI all'origine di infezioni trasmesse dal cibo.
I soggetti più colpiti da infezioni per antibioticoresistenza sono pazienti anziani o bambini, defedati e immunodepressi.
L'ERA POST-ANTIBIOTICA, nella quale infezioni comuni possono diventare mortali, è diventata una reale possibilità dal sapore apocalittico del XXI secolo, con la previsione di un caso di morte ogni 3 secondi.
Dunque gli attuali antibiotici non servono più e saremo di nuovo vittime di malattie che credevamo sconfitte per sempre?
E quali le soluzioni?
La maggiorparte degli studiosi ritiene attualmente che non ci sia una soluzione unica al problema.
Tra le possibili strategie la combinazione di diversi antibiotici o il rinforzo delle molecole esistenti con sostanze adiuvanti che rendano i microbi resistenti nuovamente suscettibili.
Dunque attualmente le uniche armi sono rappresentate dalla prevenzione e dal controllo delle infezioni e da precise indicazioni che riguardano sia i cittadini che gli operatori sanitari.
Ai cittadini si raccomanda in particolare di assumere antibiotici sotto stretta indicazione medica e nei tempi di terapia previsti.
I medici dovrebbero invece prescrivere antibioticoterapie solo nei casi strettamente necessari.
Perché i pazienti pretendano meno di far da sé e....tornino a fare i "pazienti", fiduciosi e rispettosi del consiglio medico!
E i medici possano invece occuparsi più della PREVENZIONE che dell'eccessiva terapia in un mondo dove il consumismo sembra non risparmiare neppure i farmaci "di moda"....per medicina difensiva o favoritismi alle aziende farmaceutiche che sia!
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